Italia
Il ventennio 1992 – 2011 sono forse quelli che maggiormente fanno comprendere la statura di Enrico Manca.
Cessato da presidente RAI e dal mandato parlamentare, sconvolto ed abbattuto quel sistema politico sul quale si reggeva la prima repubblica, praticamente disciolto quel glorioso e centenario partito nel quale aveva militato, con onore, fin da giovanissimo, Enrico Manca inizia quel che sarebbe potuta apparire una traversata del deserto destinata, come tante altre, a perdersi o insabbiarsi.
Senza più ruoli istituzionali, e quei forti sostegni che vi sono collegati, Enrico Manca si lancia nell’avventura dell’ISIMM, Istituto per lo studio dei mass-media, che rapidamente arricchisce di persone, di idee, di iniziative.
Manca, convinto assertore della primazia della Politica, comprende la necessità di creare luoghi ove la riflessione, alta, sui grandi temi della modernità si traduca in fattiva azione innovatrice.
Volendo enucleare l’essenza dalle centinaia di incontri e ricerche che l’ISIMM ha realizzato sotto la sua presidenza si possono individuare tre fili conduttori:
– la necessità di promuovere l’iniziativa delle imprese, offrendo ad esse luoghi pubblici ed intellettualmente aperti per il dialogo con le istituzioni, le quali devono abituarsi ad interloquire con quei soggetti che sono la ricchezza del paese
– nella progressiva uscita di scena dei monopoli statali e l’affermarsi di nuovi modelli di governo dell’economia il sapere tecnologico e regolamentare diventa un elemento essenziale e sostitutivo delle tradizionali relazioni basate sullo scambio di favori e sulle pressioni
– l’innovazione non è appannaggio di alcuna parte politica, ma è il frutto di un lento lavorio volto a mettere assieme tutti coloro i quali sono convinti che solo in questo modo l’Italia potrà continuare a fregiarsi del titolo di grande paese nello scenario internazionale.
Se si scorrono le presenze a tutti i convegni ed i seminari dell’ISIMM si coglie l’attenzione di Enrico Manca verso il dettaglio: certamente rispondere alle aspettative degli importanti associati all’ente che presiede, ma nel contempo assicurare una pluralità di voci che sotto la sua esperta direzione diventa un coro armonioso.
Questo modello Enrico Manca lo ha, con assoluta naturalezza, trasferito quando – con decisione lungimirante – è stato designato, lui esponente politico con profonde radici nella tradizione della sinistra, alla presidenza della Fondazione Bordoni da un governo di orientamento diverso.
E nella Fondazione Bordoni Enrico Manca ha travasato la sua idea di servizio pubblico, nel senso letterale del termine, e cioè di una attività al servizio del pubblico. Basterà ricordare il suo quotidiano impegno per ottenere un appropriato intervento legislativo (realizzato con la L.69/09) che rendesse definitivo l’aggancio della FUB alle esigenze del Ministero per lo Sviluppo Economico e dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nonchè delle altre amministrazioni pubbliche centrali e locali.
Chiunque altro avrebbe preso tale presidenza come quasi onorifica, lasciando ad altri il duro lavoro. Enrico Manca invece dedica ad essa ogni energia, assommando – e non certo per volontà accentratrice ma nell’interesse di una unitaria azione della Fondazione – i compiti gravosi del direttore generale. Non c’è stato giorno, anche festivo o “vacanziero”, od ora, anche tarda, in cui Enrico Manca non fosse al lavoro per la realizzazione degli obiettivi della Fondazione.
Ma vi è un ultimo tratto di questo ultimo ventennio che illuminano la personalità di Enrico Manca: la sua capacità di aggregare, unire, incoraggiare, promuovere. E’ successo nel corso degli anni a centinaia di persone, come è successo a chi scrive, di essere coinvolti da Enrico Manca, attribuendo ad esse temi, ruoli, compiti nuovi. Per Manca l’innovazione camminava sulle gambe di persone nuove, stimolando le loro idee e la loro creatività. Con questo modo dimostrava una straordinaria generosità di cui davvero in tantissimi abbiamo profittato.
Adesso che non c’è più ci possiamo rendere conto di quanto gli siamo debitori, e che il modo migliore per ricordarlo e ripagarlo è mettere a frutto quei talenti che ha elargito fino all’ultimo.
Grazie Enrico