Da anni molte organizzazioni come Water for people e IRC si impegnano per capillarizzare l’accesso all’acqua potabile e ai sistemi sanitari nelle zone più svantaggiate. Nonostante i grandi miglioramenti avvenuti tra il 2000 e il 2017, attualmente le esigenze idriche e igienico-sanitarie (WASH) di più di 2 miliardi di persone non vengono ancora soddisfatte.
Inoltre, 4.2 miliardi di persone non hanno la possibilità di usufruire di servizi igienici adeguati. Ciò comporta l’aumento di malattie prevenibili come la dissenteria o il colera, che, oltre a problemi economici e sanitari, possono talvolta causare la morte.
Acqua e pandemia: lavarsi le mani è fondamentale
L’enorme problematica dell’accesso all’acqua è troppo spesso sottovalutata dall’opinione pubblica. Solo una pandemia mondiale sta riuscendo a rianimare la consapevolezza dell’importanza di piccoli gesti, come ad esempio avere le mani pulite e non toccarsi il viso.
In questo periodo lavarsi le mani è il primo passo per difendersi dal contagio del COVID-19, ma per circa un terzo della popolazione mondiale, poterlo fare è un vero privilegio.
Le organizzazioni che mirano a migliorare le condizioni igieniche delle popolazioni in difficoltà hanno tentato di mettere in guardia sulle potenziali conseguenze catastrofiche di una pandemia. Purtroppo, il Coronavirus ha colto la comunità mondiale inaspettata e si è insinuato anche nelle zone dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina dove il livello d’igiene e l’insufficienza di test non sono compatibili con un’adeguata risposta all’emergenza sanitaria.
Eleanor Allen (Water For People) e Patrick Moriarty (IRC) insistono sull’importanza della missione delle loro organizzazioni. Le loro squadre, che operano in giro per il mondo per assicurarsi che coloro che vivono con meno di 2$ al giorno possano soddisfare le proprie esigenze sanitarie, hanno riscontrato un impatto positivo in migliaia di villaggi e zone urbane meno abbienti.
L’acqua è un elemento molto semplice rispetto ad un vaccino o a qualsiasi altra cura, eppure in pochi si impegnano nel sostenere e finanziare progetti che consentano a tutti di averne l’accesso. Per far fronte al COVID-19, avere l’acqua e un bagno pulito significa salvarsi la vita; è infatti l’unica soluzione all’emergenza sanitaria nei luoghi in cui l’assistenza medica non può essere assicurata.
Il piano di sviluppo delle Nazioni Unite
Il sesto obiettivo del piano di sviluppo delle Nazioni Unite, che volge ad assicurare la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dell’igiene, richiede un impegno di 114 miliardi di dollari l’anno fino al 2030, senza contare le spese di mantenimento delle infrastrutture. Questo dato collude però con l’attuale divario di 84 miliardi di dollari, che i governi delle nazioni non riescono a colmare. Per fare in modo di raggiungere il target prefissato dagli SDG (Sustainable Development Goals), tutti i Paesi devono intraprendere uno sforzo di coordinazione, innovazione e collettività per trovare ulteriori fonti di finanziamento, come tasse o donazioni. .
L’emergenza legata alla mancanza di condizioni idriche e sanitarie adeguate viene spesso sopraffatta dal quotidiano dibattito politico. Nonostante il WHO (World Health Organization) riporti 829.000 morti l’anno causate dalla scarsità d’acqua, questa notizia continua ad essere lasciata in secondo piano. Al fine di far acquisire a questo tema la giusta rilevanza, ogni cittadino può agire influenzando i legislatori, sostenendo organizzazioni come IRC e Water For People o condividere i dati e i fatti.
Come riporta Tim Wainwright, direttore generale di WaterAid UK, l’accesso universale all’acqua è alla base di tutti gli altri obiettivi delle Nazioni Unite, ‘’dalla sanità, all’educazione, all’alimentazione e all’educazione’’. Proprio per questo ‘’se i governi, le società civili e il settore privato si impegnassero per spronare il cambiamento che questa crisi richiede, questo problema verrà risolto’’.