Pandora: il successo sugli smartphone non basta. Pochi gli inserzionisti per un business che ancora non decolla

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Il 60% degli ascoltatori accede al servizio da un dispositivo mobile, ma questo successo non basta per attrarre gli inserzionisti. Le cose potrebbero cambiare nel lungo periodo: entro il 2014, le aziende Usa spenderanno 2,55 miliardi di dollari per gli an

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Il Ceo di Pandora, Joe Kennedy, ha lanciato l’allarme: la radio in streaming non riesce a trovare abbastanza inserzionisti per comprare tutti gli spazi creati dagli utenti che accedono al servizio dal cellulare, rinnovando così le preoccupazioni sulla capacità del gruppo di convertire la popolarità in soldoni.
“La domanda aggregata di inserzioni è limitata, nonostante Pandora sia uno dei primi 5 top player mondiali nel mobile “, ha affermato Kennedy.

 

Il 60% degli ascoltatori della radio online – che il mese scorso si è quotata in Borsa – accede al servizio da un dispositivo mobile. Solo l’anno scorso, questa percentuale di utenti era limitata al 12%.

Nata nel 2000, Pandora è accessibile (unicamente dagli Usa) in streaming da rete o da mobile e offre agli utenti la possibilità di creare una playlist personalizzata.
Il sistema sfrutta l’algoritmo creato appositamente dal Music Genome Project per cercare brani simili a quello segnalato dall’utente, e quindi riprodurre musiche che possibilmente piacciano all’ascoltatore.

La radio vanta 90 milioni di ascoltatori e catalizza il 50% dell’ascolto radiofonico online, ma non riesce a ricavare profitti dal business, anzi: in un decennio ha accumulato 92 milioni di dollari di perdite dal momento che i compensi versati agli aventi diritto (calcolati sulla base dei contratti, o sul fatturato o numero delle sessioni) crescono più velocemente del numero di canzoni ascoltate online.
Nell’ultimo esercizio, Pandora ha versato 70 milioni di dollari alle case discografiche, vale a dire la metà del proprio fatturato.

 

Per questo, la pubblicità, in particolare gli annunci destinati ai cellulari, rappresenta un veicolo essenziale per compensare queste spese.

“Sono in un momento difficile”, ha commentato l’analista Rich Tullo, sottolineando che “se i costi per i contenuti aumentano, allora la gestione e la monetizzazione dell’inventario degli annunci è un fattore determinate perchè il business diventi redditizio”.

 

Lo scorso anno, Pandora ha generato dalla pubblicità 119,3 milioni di dollari (l’87% del fatturato) e altri 18,4 milioni dagli abbonamenti alle versione ‘ad-free’ del servizio e da altri canali di reddito.
Tra gli inserzionisti mobili, figurano marchi come Budweiser, Taco Bell e History Channel.

 

Secondo le previsioni di eMarketer, entro il 2014 le aziende americane spenderanno qualcosa come 2,55 miliardi di dollari per gli annunci sul cellulare, da 1,1 miliardi quest’anno. Un mercato, quindi, in forte crescita, che sarà alimentato principalmente da piccole aziende che vogliono raggiungere la maggiore audience possibile a livello locale e da cui sicuramente Pandora si avvantaggerà nel lungo periodo se riuscirà, dicono molti analisti, a creare una rete di venditori di spazi pubblicitari come quella delle radio locali.

 

Sul mercato delle radio online, comunque, aumenta anche la concorrenza e potrebbe presto affacciarsi anche Apple e altri grandi nomi, che andrebbero ad affiancarsi a servizi già affermati come Last.fm, Sirius XM Radio, Slacker e Rdio.

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