Finanza: a picco la reputazione online dell’Italia, tra pessimismo e voglia di ‘economia reale’

di |

L’ondata di panico che sta investendo in questi giorni i mercati finanziari europei ha contagiato inevitabilmente anche il web: gli internauti sembrano essere preparati,e in generale pessimisti - anche più dei mercati.

Italia


Internet

Reputation Manager ha analizzato per due settimane le opinioni espresse dagli utenti italiani del web sul problema finanziario che ha scosso i mercati europei e sulle loro previsioni e speranze per il nostro Paese.
Sono state rilevate e analizzate le conversazioni online sull’Italia e le correlazioni fatte dagli utenti della Rete con la situazione di Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo. In particolare è stato realizzato un focus sui pareri espressi nei forum dedicati al mondo finanziario. Anzitutto, è interessante notare che nel 48% delle conversazioni sull’Italia vengono citati anche gli altri 4 Paesi, mentre il confronto diretto più frequente è tra Italia-Grecia e Italia-Spagna (9% dei casi).

Prima la notizia del collasso dell’economia greca, che potrebbe riversarsi sugli altri paesi dell’Unione europea, poi il giudizio negativo espresso dall’agenzia di rating Moody’s nei confronti dell’Italia (i bond italiani sono stati messi sotto revisione per un possibile downgrade, con possibilità di tagliare la valutazione sul debito), hanno scatenato una serie di discussioni tra gli internauti; stabilendo come focus della ricerca l’Italia, c’è chi difende il belpaese e chi invece, purtroppo la maggioranza, si accanisce sulla classe dirigente e non vede nessuna speranza per le sorti dell’economia italiana.
Il sentiment generale delle conversazioni è negativo, un po’ su tutti i canali, ma in particolare su blog, forum e portali tematici – contesti informali, e in alcuni casi altamente specializzati – anche se non raggiunge mai toni accesi. Resiste un 34,78% di espressioni positive, seppur non entusiastiche, sulla situazione dell’Italia rispetto agli altri Paesi. Trai i domini più attivi e negativi: Youtube.com e FinanzaOnline.it; tra i domini più attivi e positivi: Finanzaeinvestimenti.it e Piccoliazionisti.it.
 

I tre temi più ricorrenti nelle conversazioni in Rete sono: la speculazione messa in atto dalle agenzie di rating e delle banche Goldman Sachs e JP Morgan; la manovra finanziaria – c’è chi ritiene ci porterà fuori dalla crisi e chi non ha fiducia in ragione della crescita raddoppiata del debito pubblico negli ultimi 30 anni; le origini della crisi europea: crollo Lehman Brothers del 2007 e l’incapacità dell’Unione di rispondere prontamente alle prime richieste di aiuto della Grecia.

Molti degli internauti sono consapevoli che l’Italia e le sue istituzioni finanziarie sono preda della speculazione internazionale, e sostengono che il cinismo di Moody’s e delle agenzie di rating da una parte e l’avidità delle grandi banche d’affari come Goldman Sachs e JP Morgan dall’altra, stanno portando alla svendita dei titoli bancari di Piazza Affari. I più esperti sembrano di fatto essere convinti che questa crisi sia proprio il risultato dell’esasperazione dell’economia finanziaria a discapito di quella reale, da parte dei governi – certo con la complicità delle agenzie di rating e delle banche.

Tante sono infatti le voci critiche nei confronti del Governo italiano e ritengono che se l’Italia non supererà indenne questa crisi è perchè “il governo sceglie sempre di attuare politiche di fiscalità “regressive”…che penalizzano il piccolo risparmio e il lavoro dipendente comprimendo inevitabilmente i consumi aggregati (meno crescita=meno imposte=aumento tasse+tagli servizi)”. C’è poi chi pone l’accento sul nostro sistema bancario notando che “paghiamo la specificità dell’Italia di cui ci siamo vantati nel post Lehman, quella delle banche che si tengono (a loro dire) lontane dalla speculazione, anche grazie ad un forte sistema regolatorio. Quello che i regolatori non ci hanno spiegato bene è quali vantaggi arrivano da avere banche che in nome della no speculazione sono sistematicamente sottocapitalizzate, quindi incapaci di tenere la barra in momenti difficili.”

Sotto osservazione è anche la manovra portata in parlamento dal ministro Giulio Tremonti e che lo scorso 30 giungo è stata unanimemente approvata. Anche qui le opinioni si dividono: c’è chi ritiene che questo provvedimento possa davvero evitare il coinvolgimento dell’Italia nella spirale della crisi e chi invece non si sente di dare fiducia al superministro dal momento che negli ultimi 30 anni l’Italia ha accumulato un debito a ritmo doppiamente veloce rispetto alla crescita effettiva (l’Italia ha un debito del 120%).

Uscendo dai confini italiani molti utenti individuano le origini della crisi attuale già nel 2007, quando fu scoperta la bolla dei mutui finanziari americani, a seguire il fallimento di Lehman Brothers e poi una continua guerra tra le valute euro/dollaro. Le cause della crisi sembrano attribuibili anche al vecchio continente che non ha saputo rispondere prontamente alle prime richieste di aiuto della Grecia: il motivo è che a detta delle autorità, l’Unione Europea mancherebbe di solidità e volontà politica, non essendo realmente unita a livello di regole e di politiche fiscali e di governo.

Gli utenti più esperti sono però convinti che questa crisi sia il risultato dell’esasperazione dell’economia reale, portata a dipendere sempre di più dalla finanza che da quello che riesce a produrre. Da un po’ di tempo infatti la finanza ha cominciato a vivere una vita propria, cioè a finanziare titoli, a gonfiare valutazioni di progetti dietro ai quali non si cela nulla, e per fare ciò è stato indispensabile il coinvolgimento delle agenzie di rating che, se all’inizio valutavano effettivamente le imprese e gli stati dei loro bilanci, successivamente hanno preferito il gioco di mercato fine a se stesso.

“Ci ha sorpreso in effetti – nel fare questa ricerca – il taglio di approfondimento e specificità che caratterizza molte conversazioni online sulla reputazione finanziaria dell’Italia” ha sottolineato Andrea Barchiesi, M.D. di Reputation Manager “Il suggerimento che verrebbe da dare alle agenzie governative potrebbe essere quello di saper trasformare l’ascolto degli utenti esperti in uno strumento di e-democracy, per condividere le decisioni più difficili e onerose.”

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz