In questi ultimi mesi, più che mai, le tecnologie hanno cambiato il volto dei diritti e dei poteri, in un mondo che ha visto l’improvvisa e massiva digitalizzazione delle relazioni sociali, politiche e lavorative. Si configura così un intreccio inedito tra tecnica, Stato di diritto ed emergenza.
Alle porte della ‘fase 2’ dell’emergenza Covid-19, possiamo constatare che la crisi sanitaria è, sin dal primo momento, anche una crisi economica, sociale e democratica. Sono tante le libertà e le prestazioni pubbliche che abbiamo visto limitate con le misure di contenimento, e oggi lo Stato di diritto è a un bivio: se non si vuole che l’emergenza diventi permanente, le prossime settimane dovranno vedere specifiche prese di posizione, attraverso un bilanciamento attento tra i valori in gioco.
Questi mutamenti si riflettono anche sulle tecnologie, mettendo a nudo i suoi nodi critici, nel rapporto con la democrazia, i diritti fondamentali e l’inclusione.
Oggi è evidente la necessità di uno strumentario di diritto costituzionale per la “fase 2”.
Primo. Occorre rimettere al centro i diritti sociali, capendo come si è arrivati fin qui. L’epidemia ha posto sotto i riflettori la necessità di una sanità pubblica forte, a tutela del diritto alla salute di cui all’art. 32 della Costituzione. E il virus non ha ‘livellato’ la società, bensì ha acuito le preesistenti situazioni di disagio, precarietà e violenza di genere. Di qui, la necessità di uno Stato attivo, che si assuma fino in fondo il compito di rimuovere gli ostacoli all’inclusione, come previsto dall’articolo 3 della Costituzione.
Secondo. Le misure limitative delle nostre libertà hanno messo in forse presidi fondamentali della democrazia, come il principio di legalità e la separazione dei poteri. Basti pensare alla sovrapposizione di norme che hanno governato l’emergenza, alle difficoltà interpretative che hanno dato luogo anche ad abusi, alla crescente centralità del Presidente del Consiglio e dei Presidenti delle Giunte regionali. Oggi è doveroso riflettere sul riequilibrio dei poteri, e su un bilanciamento proporzionato tra valori e diritti costituzionali.
Terzo. La tecnica si trova al crocevia di queste esigenze, perché è stata, di volta in volta, strumento di avvicinamento virtuale in tempi di distanziamento fisico, ma anche di esclusione delle persone svantaggiate dal digital divide o dalla ridotta alfabetizzazione. Da ultimo, le app di tracciamento dei contatti interpersonali sono viste come uno strumento di salute pubblica, ma anche un potenziale veicolo di uno Stato di sorveglianza. Come sempre, la tecnica interroga in profondità il diritto, richiedendo una regolazione che orienti lo sviluppo verso finalità costituzionalmente orientate.
Tutti questi temi saranno oggetto del webinar “Stato di diritto – Emergenza – Tecnologia”, lunedì 4 e martedì 5 maggio.
L’incontro nasce da un’idea dei proff. Giovanna De Minico e Massimo Villone, ed è organizzato dal Centro Interdipartimentale Ermes, dell’Università degli studi di Napoli Federico II. Interverranno la dott.ssa Fulvia Abbondante e i proff.: Gaetano Azzariti, Paola Bilancia, Beniamino Caravita di Toritto, Carlo Casonato, Antonio D’Aloia, Marilisa D’Amico, Giovanna De Minico, Maria Cristina Grisolia, Massimo Luciani, Paola Marsocci, Andrea Patroni Griffi, Federico Gustavo Pizzetti, Oreste Pollicino, Edoardo Raffiotta, Antonino Ruggeri, Andrea Simoncini, Sandro Staiano, Lara Trucco, Giorgio Ventre, Massimo Villone e Alfonso Vuolo.
Animeranno il dibattito i dott.: Maria Francesca De Tullio, Laura Grimaldi, Francesca Niola, Maria Orefice, Alessandro Picarone ed Erica Vaccaro.
Per maggiori informazioni e il programma completo, si rinvia al sito del Centro Ermes: www.ermes.unina.it.
Per la registrazione e richiesta di informazioni, scrivere a: ermes.unina@gmail.com.