Riflessioni

Come essere utenti democratici della Rete di fronte all’emergenza sanitaria

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Accanto alla necessità di rispettare le leggi ed agire nel rispetto della comunità in cui vive, il Web non sia il contesto in cui nuove forme di organizzazione della società prendano piede.

Vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4biz e www.thevortex.it. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

La storia, dice Luciano Floridi, il filosofo che più profondamente analizza da anni la civiltà digitale, è un pendolo fra libertà e sicurezza e in questi giorni stiamo vivendo tempi che oscillando verso il massimo controllo possibile dei nostri spostamenti e delle nostre vite.

Chi però ha immaginato e, nel suo piccolo, contribuito a costruire la Rete come leva non solo per la produttività professionale, ma anche – e soprattutto – come luogo dove la libertà individuale possa coniugarsi con la partecipazione civile deve oggi essere consapevole di fronteggiare un duplice ed arduo compito. 

Accanto alla necessità di rispettare le leggi ed agire nel rispetto della comunità in cui vive, è suo compito, è compito di tutti noi vigilare perché con la sospensione della libertà di movimento non sia sospesa anche la democrazia e stare in guardia perché proprio il Web non sia il contesto in cui nuove forme di organizzazione della società prendano piede.

Un popolo distanziato, impaurito, impoverito richiede oggi più che mai nervi saldi perché quanto stiamo facendo abbia successo, ma non dia seguito agli scenari peggiori descritti dal “capitalismo della sorveglianza” eretto a sistema.

Fra gli aspetti della nostra vita digitale su cui occorre vigilare vi sono:

  • La net neutrality ed è bene che la Commissione Europea abbia saputo convincere giganti come Netflix e Youtube a limitare la qualità del suo streaming perché non ostacoli l’uso di strumenti come l’e-mail e la messaggistica istantanea per non parlare di servizi ancor più urgenti come la telemedicina;
  • Le conversazioni online in un tempo in cui l’hate speech assume connotazioni ancora più esasperate ed ampie delle circostanze a cui ci hanno abituato gli episodi di razzismo, bullismo ed attacco politico degli ultimi anni;
  • L’informazione perché sia corretta e, in nome del click, non generi ulteriore insicurezza;
  • Le fake news che possono ancor più seriamente di questi tempi fare breccia: la loro condivisione è un atto di responsabilità individuale;
  • La permeabilità ad iniziative di digital propaganda volte a destabilizzare il sistema facendo leva su disinformazione e falsità. Non c’è alcun dubbio che ve ne saranno;
  • Il rispetto della persona in contesti in cui si è giunti a chiedere il nome dei contagiati per una forma di sicurezza personale che rischia di diventare ostracismo;
  • La gestione dei dati personali che, se può servire per mettere in atto le pratiche del contact tracing, deve però essere inquadrata in quadro giuridico coerente con il nostro ordinamento.

Rinunciare alla libertà a favore della sicurezza è legittimo nello stato di eccezione, ma è compito della democrazia, e quindi di tutti noi, richiedere che le istituzioni continuino a funzionare e a supportare le decisioni che, ancora a lungo, reggeranno le nostre vite.   

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