VINTI
Si susseguono senza tregua per l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, le critiche sulla gestione del Quindicesimo Censimento della popolazione e delle abitazioni che andava compilato in rete o a mano su modello cartaceo e consegnato quindi negli uffici postali di zona.
A quanto pare in più di 500 mila hanno tentato di compilarlo su web (se ne aspettavano non più di 250 mila), mandando in tilt il sito, mentre alle Poste le cose non sono andate meglio, con file e disservizi molto pesanti per il cittadino. Il Codacons, Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori, chiede, ora, che per ogni cittadino danneggiato sia predisposto un rimborso di 50 euro.
Allo scopo è stata anche creata un’apposita pagina web, ospitata nel sito www.carlorienzi.it, per inoltrare richiesta ufficiale di rimborso. Come spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi: “L’Istat deve rimborsare gli utenti coinvolti nei disagi, nella misura di 50 euro a cittadino e oggi stesso abbiamo aperto una pagina web dove chi non è riuscito a compilare il censimento, per problemi al sito o agli uffici postali, può avanzare la richiesta di indennizzo, che provvederemo a girare all’Istat e, in caso di diniego, alle competenti autorità“.
Ieri, come noto, il sito internet per la compilazione del censimento online è andato in tilt, mentre oggi nuovi disagi si sono registrati presso alcuni uffici postali, dove gli utenti che si erano presentati per la consegna dei moduli, sono stati rimandati a casa. Dopo il black-out informatico delle ultime ore e i disagi registrati ancora oggi presso gli uffici di Poste Italiane, il Codacons vuole vederci chiaro e soprattutto cominciare a muoversi per chiedere conto dei problemi causati al pubblico.
“Questi disservizi creano un danno evidente ai cittadini – ha dichiarato Rienzi – pensiamo a chi ieri, anzichè uscire, ha preferito dedicarsi senza successo alla compilazione dei quesiti, o a chi oggi, al contrario, è uscito per recarsi alla posta senza però riuscire a consegnare il modello, perdendo quindi inutilmente tempo“.
Di tutto questo, l’aspetto probabilmente più imbarazzante è che al lancio del primo censimento da compilare in rete nel nostro paese e ad una buona risposta da parte dei cittadini a mancare è stata proprio l’Istat. Il censimento online in Europa si fa ormai da anni, al nostro primo tentativo (oltretutto in ritardo sui tempi) il risultato è stato praticamente un disastro. Si sente sempre parlare di inutilità di innovare e di investire in infrastrutture perchè non c’è ‘domanda’, ma forse la realtà è che il cittadino utente di internet è pronto a chiedere, semmai manca chi sia preparato ad offrire servizi di qualità e soprattutto funzionanti.