Unione Europea
Per accelerare la diffusione della fibra ottica e raggiungere gli obiettivi della Digital Agenda europea, bisogna fare un uso migliore degli strumenti contenuti nella Raccomandazione sull’accesso alle reti di nuova generazione (NGA) presentata lo scorso anno dalla Commissione europea (leggi articolo Key4biz). Secondo il Commissario Ue Neelie Kroes, infatti, strumenti come il co-investimento, i meccanismi di condivisione dei rischi e gli innovativi schemi di tariffazione sono ancora sottoutilizzati dagli Stati membri, “pur essendo particolarmente utili nell’attuale fase di ristrettezza delle risorse”.
La Kroes, intervenendo alla cerimonia di apertura dell’ufficio BEREC a Riga, ha sottolineato l’importante ruolo delle autorità di regolazione nella supervisione dei mercati nazionali e nella transizione verso un mercato unico delle telecomunicazioni.
La Raccomandazione sulla NGA, ha affermato la Kroes, “trova un equilibrio tra la necessità di incoraggiare gli investimenti nella fibra ottica e la necessità di proteggere la concorrenza”, e senza dubbio è diventata un punto di riferimento per le autorità nazionali in fatto di infrastrutture e di accesso.
Ma bisogna fare di più per garantire “un approccio che sia coerente ed efficace nella promozione degli investimenti e della concorrenza”, pur tenendo sempre in considerazione le differenze che si potranno verificare a livello nazionale, per esempio nel caso in cui sullo stesso territorio si trovino a coesistere diverse infrastrutture.
“Le autorità nazionali devono avere la libertà di mettere a punto le regole comunitarie per adattarle alla situazione del loro paese, ma dove le circostanze sono equivalenti, anche l’approccio deve esserlo”, ha detto la Kroes.
Per favorire gli investimenti all’interno di un vero mercato unico e ottenere le condizioni migliori per i consumatori, c’è bisogno, secondo la responsabile della Digital Agenda, “di un contesto normativo prevedibile per promuovere gli investimenti, di trasparenza e di concorrenza all’interno e oltre i confini nazionali”.
Per raggiungere questi obiettivi, la Commissione ha iniziato a lavorare col BEREC su due fronti: quello delle metodologie dei costi – per fissare prezzi accesso equi e coerenti – e quello della non discriminazione.
Per quanto riguarda i prezzi di accesso, c’è sempre la necessità di bilanciare “concorrenza e incentivi agli investimenti per gli operatori che devono affrontare gli enormi costi” delle infrastrutture.
Bisogna pertanto lavorare su più livelli: “un prezzo del rame troppo basso rischia di erodere i prezzi al dettaglio della banda larga e, quindi, di rendere meno attraenti gli investimenti nella fibra”, ha affermato il Commissario, sottolineando però che, di contro, se i prezzi del rame sono troppo alti gli operatori potrebbero preferire i facili profitti legati alle infrastrutture esistenti piuttosto che investire somme significative nelle nuove reti.
“Inoltre, un approccio non uniforme avrebbe implicazioni sullo sviluppo del mercato”, ha aggiunto.
Riguardo il secondo punto, la non discriminazione, “dobbiamo eliminare o almeno ridurre in maniera significativa gli incentivi e la capacità degli operatori di rete verticalmente integrati di discriminare coloro che cercano l’accesso”.
Anche in questo caso, bisogna armonizzare gli interventi perché anche se molte autorità nazionali hanno imposto rimedi contro la discriminazione, spesso queste misure non sono state sufficienti. Il problema maggiore, poi, riguarda l’approccio divergente delle diverse autorità quando si tratta di imporre, applicare, far valere le regole.
Ne consegue, “che problemi simili ricevono rimedi diversi a seconda dello Stato in cui si verificano”.
Per questo, ha concluso, sono state lanciate due consultazioni pubbliche, al termine delle quali la Commissione si ritroverà nuovamente con l’industria e i regolatori nazionali per continuare a lavorare con l’obiettivo di realizzare un vero mercato unico digitale.