Domenica 29 marzo è la data indicata per il referendum sulla riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari. Tra 27 giorni lo stato di emergenza dovuto al Coronavirus sarà finito? Gli elettori dei Comuni nella zona rossa andranno a votare ai seggi? Quest’ultimi potrebbero essere i primi cittadini a testare il voto elettronico, questa è la proposta di Davide Casaleggio, che nel suo articolo pubblicato sul Sole24Ore dal titolo: “L’emergenza è pesante, rispondiamo investendo in innovazione”, scrive, nella parte dedicata alla pubblica amministrazione: “…Potrebbe anche essere l’occasione di testare il voto online per i comuni dove non sarà possibile recarsi ai seggi per il referendum di fine marzo”.
Proviamo ad analizzare la fattibilità della proposta di Casaleggio.
A 27 giorni dal voto è possibile predisporre una piattaforma di eVoting in grado di garantire, come disciplinato dall’articolo 48 della nostra Costituzione:
- Anonimato?
- Libertà di voto?
- Segretezza?
Non è impossibile tecnicamente, ma è da cardiopalma.
È fattibile, perché non si parte da zero.
Il Governo ha già deciso di stanziare 1 milione di euro per la sperimentazione del voto elettronico degli italiani all’estero, è già un capitolo di spesa nel bilancio dello Stato.
“La riforma del voto all’estero è nel contratto di Governo, si deve fare e si farà. I connazionali”, ha dichiarato il Sottosegretario Ricardo Merlo a giugno 2019, “voteranno con un nuovo sistema, cento per cento trasparente e sicuro, quanto più possibile a prova di brogli e irregolarità”.
Il 29 marzo si potrebbe testare il voto elettronico per i cittadini nei Comuni nella zona rossa riprendendo i tavoli sulla sperimentazione dell’evoting degli italiani all’estero e predisporre nel breve tempo possibile un sistema made in Italy in grado di offrire agli elettori dei suddetti Comuni la possibilità di votare via Internet in modo sicuro con le garanzie costituzionali.
eVoting, tecnicamente come è possibile in Italia?
La soluzione tecnica innovativa, che, al momento, piace alla Farnesina e al Governo, a tal punto da stanziare 1 milione di euro, prevede il voto in formato elettronico, senza installazioni di APP, (il caso Iowa insegna), purché l’elettore disponga di un qualsiasi dispositivo capace di collegarsi ad internet. Inoltre, risulta che il nuovo sistema di voto sia trasparente per l’elettore con verifica crittografica del voto espresso, che non consente un’espressione di voto condizionata da fattori esterni a garanzia della libertà di voto, sicuro nello scrutinio attraverso una catena di certificati in possesso dei soli deputati rappresentanti di lista per ogni partito, oltre i certificati di convalida del Presidente di seggio e degli scrutinatori.
Una somma a prova e garanzia contro brogli elettorali.
eVoting che si potrebbe/dovrebbe testare in Italia, se risultano rispettate by design e by default le garanzia costituzionali, per dare la possibilità agli elettori dei Comuni nella zona rossa di votare il referendum sulla riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari.
Tutto sta nell’impegno che metteranno gli attori eventualmente in campo. Si potrebbe scegliere la regia diretta da un unico Commissario o con una azione di Governo diretta dalla presidenza del Consiglio dei Ministri di concerto con il ministero dell’Interno.
Serve solo una forte azione politica del Governo. E una corsa contro il tempo a livello tecnico.
Ma possiamo scommetterci, a causa del coronavirus il Consiglio dei ministri potrebbe decidere di spostare la data del voto.
*Aggiornamento
Il Consiglio dei ministri ha deciso di rinviare a data da definire il referendum.