La proposta di statalizzare lo SPID è saltata dal decreto-legge Milleproroghe, ma resta una idea politica su cui si potrebbe avere una nuova discussione tra Governo e Parlamento. Tuttavia, dal nostro punto di vista la strategia da perseguire è puntare sulla CIE 3.0, la nuova Carta di identità elettronica. Per 5 validi motivi:
- La CIE è un documento obbligatorio di identificazione.
- È dotata di credenziale di identità di massimo livello.
- È emessa (già) dal ministero dell’Interno e prodotta dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Così la governance dei dati dei cittadini è nelle mani del Viminale.
- Le CIE emesse sono oltre il doppio delle credenziali SPID rilasciate : ad oggi sono state erogate circa 14,5 milioni di CIE contro le 5,9 milioni di identità digitali (In questo mese abbiamo notato un’accelerazione dello SPID, l’11 febbraio erano 5,7 milioni le identità digitali rilasciate, oggi quasi 6 milioni: molto probabilmente l’impennata è dovuta alla richiesta del bonus dispositivo antiabbandono dei bimbi in auto).
- La CIE versione 3.0 viene già distribuita in oltre il 90% del territorio italiano a chiunque chieda o rinnovi la carta d’identità.
Con la CIE il massimo livello di garanzia e accuratezza nei processi di accertamento dell’identità delle persone
La CIE, si legge sul sito del Viminale, è il risultato dell’integrazione delle più avanzate tecnologie disponibili, infatti coniuga in un unico strumento elementi di sicurezza fisici e digitali che assicurano il massimo livello di garanzia e accuratezza nei processi di accertamento dell’identità delle persone. In sostanza la carta d’identità elettronica garantisce una identificazione robusta e di livello 3.
Invece per quanto riguarda lo SPID il gran numero di identità digitali è rilasciato nei livelli di sicurezza 1 e 2, perché con queste credenziali è gratuita.
Se si punta sulla CIE la governance dei dati dei cittadini è unicamente nelle mani del Viminale
La proposta politica di statalizzare lo SPID ha l’obiettivo di escludere i gestori privati dall’erogazione per affidare allo Stato la governance dei dati delle identità digitali, oggi in mano ai 9 identity provider.
Infatti attualmente lo SPID è distribuito da 9 operatori pubblici e privati (Poste italiane, Lepida, TIM, InfoCert, Sielte, In.Te.S.A, Aruba, Namirial e Register). Di essi, 7 sono totalmente privati, mentre Poste Italiane è partecipata al 64% da MEF e CDP, mentre Lepida è la in-house della Regione Emilia-Romagna che è un consorzio di Comuni, Province, università e aziende sanitarie). Quando scadono le convenzioni degli operatori privati con AgID? L’ultima a scadere è quella con Lepida nel 2023.
Ad oggi tutti i gestori consentono una modalità gratuita per ottenere lo SPID, come stabilito da AgID a dicembre scorso.
Secondo la proposta del Governo, poi saltata dal decreto Milleproroghe, l’iniziativa di erogazione e gestione dello SPID va messa in mano al ministero dell’Interno.
È una prospettiva condivisibile.
Ma la strada non è facile.
Per lo Spid di Stato occorrerebbe riformulare l’articolo 64 del Cad, il Codice dell’amministrazione digitale, ed istituire il ministero dell’Interno come identity provider unico.
Per la CIE, invece, la strada è già tracciata.
Va solo potenziata ed innovata la modalità di erogazione, perché gli uffici delle anagrafi comunali già oggi sono in difficoltà per il rilascio della CIE, a pagamento – 16,79 euro oltre i diritti fissi e di segreteria, ove previsti, stabiliti da ciascun Comune. L’attesa per i cittadini può arrivare anche a diversi mesi come a Roma. La scelta del Governo potrebbe essere sfruttare la capillarità sul territorio nazionale di Poste italiane per il rilascio della futura CIE, prevedendo anche uno sconto per chi la richiede 6 mesi prima della scadenza, per esempio.
Ma come incentivare i cittadini verso la CIE? Attivando servizi sui siti della pubblica amministrazione (la CIE consente anche di accedere ai servizi degli Stati membri dell’Ue). Per esempio, integrare la CIE nell’app IO.Italia, che il ministero dell’Innovazione punta a renderla disponibile, nella versione Beta entro fine aprile.
L’INPS offre già ai cittadini la possibilità di accedere al sito anche con la CIE 3.0.
Due i modi disponibili per accedere con la CIE 3.0 ai servizi online INPS:
– da desktop, attraverso un lettore NFC (Near-field communication), installando il software CIE e poi digitare il Pin della CIE.
– da smartphone Android, dotato di interfaccia NFC, installando l’App Cie ID.
Quando CIE ID sull’App store?
Ecco cosa potrebbe fare subito la politica, il Parlamento e il Governo a cominciare dal Viminale: ottenere da Apple, il prima possibile, anche l’ok dell’App CIE ID sui dispositivi della società di Cupertino. Perché ad oggi tutti i possessori di un iPhone, per esempio, non possono utilizzare il proprio smartphone per accedere ai servizi online con la CIE. Sono costretti a farlo solo da desktop installando il software ed acquistando un lettore di prossimità NFC
Infine, in un futuro prossimo si potrebbe/dovrebbe anche virtualizzare la CIE. Se ci fate case oggi è una carta d’identità “plastificata”, si dovrebbe sviluppare la carta d’identità elettronica vera e propria, da esibire semplicemente attraverso lo smartphone e leggibile con un lettore di prossimità NFC.
Oggigiorno c’è fin troppa tecnologia, tutte le scelte di riforma e potenziamento della CIE sono solo di natura politica. Queste azioni da noi proposte, a cui aggiungiamo le campagne di comunicazione, potrebbero essere di grande supporto per delineare meglio e programmare il processo dello sviluppo dell’identità digitale in Italia.