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Greenpeace ha usato la concorrenza e la pubblica ‘gogna’ per convincere i principali produttori di dispositivi elettronici a evitare l’utilizzo di materiali tossici, ridurre le emissioni di anidride carbonica e riciclare di più.
È stata pubblicata oggi l’ultima edizione – la 17esima – della sua “Eco-guida ai prodotti elettronici“, che vede Nokia scendere dalla prima alla terza posizione. Sul gradino più altro del podio sale invece HP, seguita da Dell, che lo scorso anno era in decima posizione.
Lanciata nel 2006, l’Eco-guida Greenpeace confronta i principali produttori di cellulari, TV e PC in base alle loro politiche e al loro operato su: riduzione dell’impatto sul clima; prodotti più eco-sostenibili; sostenibilità della filiera.
L’obiettivo principale della guida è spingere le compagnie a calcolare e ridurre le proprie emissioni di gas serra attraverso l’efficienza energetica, utilizzare le energie rinnovabili e promuovere politiche a favore delle energie pulite, nonché a realizzare prodotti più verdi, efficienti, che durino di più e che siano privi di sostanze chimiche pericolose.
La novità di questa edizione è che le aziende vengono anche valutate per le emissioni di gas serra prodotte dall’intera catena produttiva; dalle materie prime dei singoli componenti alla produzione, fino alla fase di recupero a fine-vita dei prodotti, nonché per l’impegno a utilizzare energia da fonti rinnovabili.
Dopo tre anni di leadership, dunque, Nokia – con un punteggio di 4,9 su 10 – perde il suo primato, pur avendo eliminato dai suoi prodotti quasi tutte le sostanze pericolose (a eccezione di alcuni composti dell’antimonio) e avendo ottenuto il massimo punteggio per l’efficienza energetica, raggiungendo l’obiettivo di ridurre del 50% (rispetto al 2006) il consumo dei caricatori quando sono attaccati alla presa elettrica senza essere utilizzati.
“Nokia – scrive Greenpeace – deve sviluppare maggiormente il proprio piano di energia elettrica pulita e dimostrare come intende ridurre di almeno il 30% entro il 2015 le proprie emissioni di gas serra attraverso l’uso di energie rinnovabili e del risparmio energetico; deve porsi, inoltre, l’obiettivo del 100% di energia elettrica da rinnovabili entro il 2020″.
Tra i fattori che hanno penalizzato la società, lo scarso utilizzo di plastica riciclata e il fatto di essere membro di un’associazione di categoria che ha fatto dichiarazioni contro rigidi standard di efficienza energetica.
HP, con un punteggio di 5,9 sale invece in testa, grazie al suo impegno nella riduzione delle emissioni e all’opera di lobby in favore di una nuova legislazione sul clima.
HP ha il miglior programma per misurare e ridurre le emissioni di gas serra dei propri fornitori e ottiene il massimo dei voti anche per la propria politica sull’acquisto di carta: HP e Dell sono le uniche compagnie nella guida che di fatto escludono l’acquisto di carta da fornitori legati a fenomeni di deforestazione illegale. Insieme ad Apple, HP ottiene il massimo punteggio anche per le proprie politiche in fatto di approvvigionamento di minerali da zone di guerra, indicando pubblicamente la lista dei propri fornitori.
Dell conquista il secondo posto con 5,1 punti facendo notevoli passi avanti rispetto alla decima posizione dell’anno precedente. In parte questo è dovuto all’aver riguadagnato il punto di penalità che gli era stato tolto per aver spostato dal 2009 al 2011 l’impegno di eliminare la plastica in PVC e i ritardanti di fiamma a base di bromo dai propri prodotti.
Apple ottiene il quarto posto con un punteggio di 4,6. Raccoglie la maggior parte dei punti dai nuovi criteri sui Processi Produttivi; ottiene quasi il massimo dei punti sui rifiuti elettronici, dato che nel 2010 ha riciclato a livello globale più del 70% di quanto venduto 7 anni fa. Un dato che la Apple crede di poter mantenere fino al 2015, ma che potrebbe addirittura migliorare allargando ulteriormente i propri programmi di ritiro dei prodotti a fine vita ad altri paesi.
Apple potrebbe totalizzare più punti sugli altri criteri se mostrasse una maggiore trasparenza sui dati in suo possesso, in particolare i valori delle emissioni di gas serra di tutta la catena di approvvigionamento e se rendesse pubblici i documenti che utilizza per comunicare con i suoi fornitori in materia di sostanze chimiche.
Philips è al quinto posto in classifica con 4,5 punti. Insieme a Sony, Philips è al top della categoria Energia per aver chiesto all’Unione Europea di adottare un obiettivo di riduzione dei gas serra del 30% entro il 2020 (rispetto ai valori del 1990). Ottiene il massimo dei punti anche per la pubblicazione delle emissioni di gas serra dovuti alle proprie attività (verificati da enti esterni).
Ultima in classifica al 15esimo posto, Research in Motion (RIM): l’azienda produttrice dei telefoni BlackBerry, viene classificata per la prima volta ma si piazza in fondo alla classifica, soprattutto a causa dell’incompletezza e poca trasparenza nella documentazione delle sue performance ambientali.
Tra gli obiettivi della guida anche quello di ridurre gli impatti sull’ambiente durante tutto il processo produttivo, dalle materie prime e l’energia utilizzate fino ai programmi di ritiro dei prodotti a fine vita.
“Molte aziende hanno già accettato di mettere al bando le sostanze chimiche più pericolose. Tuttavia ognuna delle aziende incluse nella nostra classifica mostra ampi margini di miglioramento e per ciascuna vi è l’opportunità di esprimere in futuro una reale leadership nel contenere gli impatti sul clima. Ora chiediamo loro di migliorare sul piano dell’approvvigionamento dei minerali necessari e di gestire i consumi energetici con criteri di maggiore efficienza lungo tutta la filiera”, ha affermato Salvatore Barbera, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.