Le regioni rurali, più marginali e ad economia depressa del Regno Unito rischiano di perdere risorse fondamentali per la transizione economica green a causa della Brexit. Secondo quanto riportato nel Report diffuso dalla Industrial Communities Alliance, il Governo britannico è chiamato a coprire un buco da 2 miliardi di euro l’anno (1,8 miliardi di sterline) dovuto all’uscita dall’Unione europea.
Si tratta di risorse significative, messe a disposizioni delle regioni britanniche dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo, che dovevano essere utilizzate per promuovere e realizzare progetti di “low carbon economy” sul territorio regionale, progetti di ricerca e sviluppo in chiave green e digitale, per la protezione ambientale e il supporto alle imprese (soprattutto piccole e medie) a livello regionale.
Il precedente Governo di Theresa May aveva promesso entro dicembre 2019 di dare vita ad un nuovo fondo nazionale proprio con l’obiettivo di sostituire i finanziamenti europei con altre risorse, ma stando al Report pubblicato dall’Ica: “Di questo fondo non esiste nessuna traccia ancora”.
Avendo ricevuto oltre 2,4 miliardi di euro, nel bilancio 2014-2020, il Galles è stato il principale beneficiario dei fondi strutturali dell’Ue, mentre la Scozia ha ricevuto circa 900 milioni di euro.
“Grazie ai fondi europei, la Gran Bretagna ha avuto modo di creare nuovi posti di lavoro per andare a sostituire quelli persi nelle aree industriali più tradizionali, soprattutto nei settori del carbone, dell’acciaio e del tessile, e ancora molto c’è da fare in altre zone critiche del Paese”, ha dichiarato il consigliere Ica Russell Imrie.
Spetterà al nuovo Governo guidato da Boris Johnson, ultimo traghettatore del Regno Unito fuori dall’Unione europea, trovare le nuove risorse necessarie a molte aree regionali economicamente depresse del Paese: “Tantissimi elettori delle ex regioni più industrializzate della Gran Bretagna hanno scelto i conservatori alle ultime elezioni, ora il Premier deve trovare nuovi fondi per la ripresa economica”.