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Il 2011 è stato un ‘annus horribilis’ per RIM, alle prese con i problemi tecnici occorsi al BlackBerry e con la sfiducia degli azionisti nei confronti di un management giudicato incapace di rispondere alle sfide del mercato.
Gli investitori hanno visto crollare di oltre l’80% il valore delle azioni in seguito a una serie di risultati al di sotto delle aspettative. Circa 2 mila i dipendenti che hanno perso il lavoro, mentre gli utenti hanno subìto un black out della rete che ha impedito loro di usare i servizi del loro telefonino, con un ulteriore, gravissimo, danno d’immagine per l’azienda. A ciò si aggiunge l’annuncio del rinvio alla seconda metà di quest’anno dei nuovi prodotti.
Ma come sarà il nuovo anno del produttore canadese?
La compagnia si troverà a dover predisporre qualche cambiamento nel suo nuovo sistema operativo, progettato per competere in maniera più efficace con i rivali Apple e Google e dovrà tentare di trattenere i suoi utenti nei mercati sviluppati, dove si prevede una ‘fuga’ verso altri dispositivi, cercando al contempo di conquistarne di nuovi nei mercati emergenti, dove però è forte la concorrenza di Android coi suoi modelli low-cost.
RIM dovrà quindi decidere se abbandonare definitivamente il tablet PlayBook dopo le vendite deludenti o se continuare a venderlo in un mercato dominato da pochissimi palyer, tra cui Apple col suo iPad e Samsung col Galaxy Tab.
Ma la sfida più immediata per il contestato duo di comando composto da Mike Lazaridis e Jim Balsillie, sarà quella di riguadagnare la fiducia degli azionisti, sperando che non sia troppo tardi. La pressione sui due manager è montata lo scorso anno e si prevede aumenterà quest’anno, durante il quale sono in molti a credere che RIM potrebbe essere oggetto di una Opa ostile. L’alternativa è quella di continuare a perdere quote di mercato e importanza nel mercato smartphone.
Negli Usa, la market share di RIM è scesa al 6,5%, mentre quella di Samsung è salita al 25,6% e quella di Apple all’11,2%.