Italia
Riportiamo di seguito l’intervento di Riccardo Tozzi, Presidente ANICA, alla conferenza stampa sui dati del cinema in sala per l’anno 2011, che s’è tenuta a Roma il 12 gennaio 2012.
Non c’è dubbio che il 2011 si debba considerare l’anno del cinema italiano: 38 dei poco più di cento milioni di biglietti venduti secondo i dati Cinetel sono stati staccati per film italiani, per una quota del 37,5%. Un risultato straordinario, impensabile fino a qualche anno fa, quando ci si avvicinava a quote intorno al 10% (Leggi Articolo Key4biz).
Ma questo risultato non deve comunque nascondere le ombre del mercato. Un mercato in contrazione, a nostro avviso, per gli squilibri del circuito, per una oggettiva flessione del cinema americano, per il dilagare della pirateria.
Anche per quel che riguarda il cinema italiano ci sono fattori molto problematici: se è vero, infatti, che il pubblico si è riavvicinato alle opere italiane, è anche vero che, tra i primi 15 film italiani in classifica, solo due sono film d’autore, quelli di Sorrentino e Moretti, e tutti gli altri sono commedie.
Si rischia insomma di confinare il cinema italiano in un genere che gli è proprio, ma che non può essere esclusivo. E’ chiaro che tale tendenza è dovuta al fatto che il mercato delle sale si è fortemente spostato verso i complessi multischermo, che attirano un pubblico più sensibile ai blockbuster che al cinema di qualità e al cinema italiano non commedia.
I dati che oggi presentiamo lo dimostrano con evidenza: se si vuole che il cinema italiano cresca nella sua varietà e differenziazione di proposta, che non è mancata nel 2011, si deve fortemente rinnovare il parco sale dei centri urbani.
E’ un’azione, questa, che deve vedere unite tutte le realtà in campo: produttori, distributori, esercenti, ma anche le istituzioni, soprattutto quelle locali: le sale cinematografiche sono un bene prezioso per la comunità e per il tessuto urbano e vanno rinnovate, per renderle funzionali alle esigenze attuali.
Un altro elemento che salta agli occhi con evidenza dai dati è la troppa concentrazione delle uscite di film italiani nei mesi che vanno da ottobre a marzo. Il fatto che da aprile a settembre la quota nazionale si abbatta vertiginosamente è un elemento che va corretto, anche perché le pellicole nazionali si cannibalizzano l’un l’altra, con uscite troppo ravvicinate.
Dobbiamo trovare (anche qui tutti insieme) forme intelligenti per incentivare uscite più diffuse nell’arco dell’anno e dobbiamo farlo in fretta.
Per maggiori approfondimenti: