Italia
“Non so di che ondeggiamenti sta parlando. Ho detto sin dal primo momento che mi sembrava ragionevole, dati i cambiamenti di mercato e di tecnologia degli ultimi anni e la grande intenzione di questo governo di valorizzare al meglio gli attivi pubblici, di riconsiderare le decisioni prese sul beauty contest”. Lo afferma il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, rispondendo a una domanda di un senatore del Pd nel corso di un’audizione al Senato. “Ho anche detto – prosegue il ministro – che essendo il beauty contest una parte di un complesso sistema di autorizzazioni, decisioni ed accordi a livello europeo, era necessario evitare di creare problemi al nostro Paese e di fare questa eventuale sospensione del processo nel modo migliore. Questo esercizio – ha aggiunto Passera – si sta completando nel modo migliore e a breve verranno comunicate le modalità che intendiamo seguire su questo tema”.
Domani il ministro dovrà rispondere a un’interrogazione del gruppo Pd alla Camera, di cui è primo firmatario Paolo Gentiloni, su “Quali iniziative il governo intenda assumere, e in quali tempi, al fine di azzerare la procedura in corso di beauty contest e bandire un’asta a rilanci competitivi per i diritti d’uso di una parte o di tutte le relative frequenze”.
L’interrogazione, nella quale si ricorda che “il governo un mese fa ha espresso parere favorevole nei confronti degli ordini del giorno presentati dal gruppo del Partito Democratico al decreto legge 201 del 2011 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità’ e il consolidamento dei conti pubblici) impegnandosi ad annullare la procedura del beauty contest”, verrà discussa domani in occasione del question time alla Camera.
Intanto le Tv locali denunciano il forte ritardo del ministero dello Sviluppo economico, dell’Agcom e del Dipartimento per l’Informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio nell’emanazione di numerosi provvedimenti rilevanti per il settore radiotelevisivo.
Le emittenti chiedono ancora una volta che si intervenga rapidamente e definiscono tali ritardi ‘inaccettabili’, minacciando un contenzioso giudiziario per ottenere il pagamento degli importi dovuti alle imprese nonché il risarcimento dei danni subiti.
In una nota, Aeranti-Corallo informa che entro il 31 gennaio 2011 doveva essere emanato il decreto del MiSE, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, previsto dalla Legge n. 220/2010 (art. 1 comma 9) e successive modificazioni per l’attribuzione, entro il 31 dicembre 2011, in favore degli operatori Tv locali, dei compensi calcolati sugli introiti della gara per l’assegnazione delle frequenze (Canali 61-69 Uhf) per i servizi di banda larga mobile (tali misure ammontano attualmente a 174.684.709,00).
Il ritardo nell’emanazione di tale provvedimento ha comportato che le emittenti locali escluse dalle assegnazioni frequenziali a seguito delle gare svoltesi nel 2011 non hanno potuto ingiustamente accedere a tali misure compensative.
Senza tale decreto, sottolinea Aeranti-Corallo, non è certamente ipotizzabile procedere alla digitalizzazione secondo la calendarizzazione prevista per il 2012, in particolare con riferimento a Puglia e Sicilia, nonché alla revisione delle assegnazioni frequenziali nelle aree già digitalizzate.
L’Agcom poi deve ancora emanare le delibere di pianificazione delle frequenze delle aree tecniche in cui è stata calendarizzata la digitalizzazione nell’anno 2012 (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia e Sicilia). In mancanza di tali provvedimenti, il MiSE non può emanare i bandi per la presentazione delle domande di assegnazione dei diritti di uso delle frequenze e per la conseguente formazione delle graduatorie per le tv locali previste dall’art. 4 del DL n. 34/2011, convertito dalla L. 75/2011. Ne consegue che tali diritti di uso delle frequenze molto probabilmente potranno essere assegnati solo nei giorni immediatamente precedenti le date fissate per lo switch-off, con gravissimo danno per le emittenti locali. Le stesse, infatti, in mancanza di certezze circa le assegnazioni frequenziali, non possono certamente programmare investimenti e pertanto potrebbero non essere in grado di passare al digitale nei tempi programmati, con evidenti ripercussioni sulla raccolta pubblicitaria e sulla possibilità di continuità aziendale.
L’Agcom deve inoltre emanare i nuovi piani delle frequenze (resisi necessari a seguito dell’attribuzione dei canali 61-69) relativi alle aree tecniche corrispondenti alle regioni dove il processo di digitalizzazione era già stato completato al 31 dicembre 2010.
Resta in sospeso la questione delle provvidenze editoria sotto diversi profili. Intanto, occorre registrare che, malgrado sia entrato in vigore il nuovo regolamento, a oggi tali modalità non sono ancora state rese note.