Yahoo!: Jerry Yang lascia. Il titolo vola

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Ora che il co-fondatore ed ex Ceo ha presentato le sue dimissioni, spontanee quanto inevitabili, dicono in molti, il Ceo Scott Thompson potrà dedicarsi liberamente ai dossier Alibaba e Yahoo Japan.

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Jerry Yang

Jerry Yang lascia Yahoo! e con lui potrebbero andarsene almeno altri 4 dirigenti (secondo fonti si tratterebbe del presidente Roy Bostock, di Arthur Kern, Vyomesh Joshi e Gary Wilson).

L’uscita di scena di Yang e, presumibilmente, degli altri direttori, rimuove gli ultimi resti di un team di gestione fortemente criticato dagli investitori per non essere riuscito a trovare un acquirente per la società e neanche a negoziare la vendita delle attività asiatiche, il cui valore si aggira attorno a 10 miliardi di dollari.

 

Ora che il co-fondatore ed ex Ceo ha presentato le sue dimissioni, spontanee quanto inevitabili, dicono in molti, il Ceo Scott Thompson potrà dedicarsi liberamente ai dossier Alibaba e Yahoo Japan – Yang era nel board di entrambe le divisioni – e rafforzare l’offensiva contro Google e Facebook sul mercato della pubblicità online.

Secondo l’analista Clayton Moran di Benchmark Co., infatti, Jerry Yang è stato finora percepito come un impedimento al cambiamento, ma è anche accusato di aver rifiutato, 4 anni fa, un’offerta di acquisto da 47,5 miliardi di dollari da parte di Microsoft. Ora che Yahoo vale ‘appena’ 19,1 miliardi, la notizia dell’addio di Yang fa impennare il titolo, che ieri ha fatto segnare un rialzo del 4%.

 

Secondo l’analista Youssef Squali di Jefferies, in questi 17 anni “Yahoo! ha sofferto della ‘sindrome del fondatore’: niente era mai abbastanza per la compagnia ed è per questo che Yang ha rifiutato i 33 dollari per azione offerti da Microsoft”.

 

Yang, Ceo da giugno 2007 a gennaio 2009, ha fondato Yahoo! nel 1995 insieme al compagno di Università David Filo, entrambi studenti di Stanford, dando vita a quello che in breve sarebbe diventato il sito americano più popolare, raggiungendo una capitalizzazione una capitalizzazione superiore a 100 miliardi di dollari. L’arrivo di Google e successivamente di Facebook, tuttavia, ha scombinato le carte, con la società di Mountain View che ha iniziato a sottrarre quote di mercato e profitti pubblicitari e il social network che ha catturato l’attenzione del pubblico più giovane.

Yang e il team di gestione, tuttavia, non hanno saputo reagire a questi assalti e, forse con troppa superbia, hanno fatto saltare un accordo con Microsoft che all’epoca avrebbe avuto molto più senso per gli investitori.

A Yang, nel ruolo di Ceo, era quindi succeduta Carol Bartz, cacciata poi in malo modo a settembre dello scorso anno e sostituita da Thompson, ex presidente di PayPal.

 

A chiedere le dimissioni di Yang e del presidente Roy Bostock erano stati soprattutto gli investitori di Third Point LLC, che hanno più volte denunciato “L’incapacità – o forse la mancanza di volontà – del board di sollecitare adeguatamente vere offerte strategiche alternative”.

 

“Il tempo trascorso in Yahoo!, dalla sua creazione a oggi, ha compreso alcune delle esperienze più interessanti e gratificanti della mia vita“, ha scritto Yang nella lettera di dimissioni inviata a Bostock.

“Tuttavia – ha aggiunto – è giunto il momento per me di perseguire altri interessi al di fuori di Yahoo”.

 

Yang possiede ancora 46,6 milioni di azioni, pari al 3,8% delle azioni in circolazione della società.

 

“Apprezziamo le osservazioni di Jerry e condividiamo il suo entusiasmo per le prospettive della compagnia”, ha risposto Bostock. “Con Scott Thompson che guida un prestigioso team per fornire prodotti innovativi e una coinvolgente esperienza, il futuro di Yahoo è brillante”, ha chiosato il presidente, definendo Yang “un visionario e un pioniere” che è sempre “rimasto concentrato sugli interessi degli azionisti, dei dipendenti e degli oltre 700 milioni di utenti”.

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