I consumatori sono gli attori centrali della transizione energetica, ma per valorizzare il ruolo che hanno i cittadini e assicurare loro una maggiore equità fiscale, è necessario alleggerire le bollette.
In una lettera congiunta al Governo, Elettricità Futura, Energia Libera, Utilitalia e Aiget, “in linea con il lavoro svolto nel corso della Risoluzione Unificata, approvata dalla X Commissione della Camera dei Deputati nel gennaio scorso e di quella approvata qualche settimana fa dalla Commissione Industria del Senato in materia di Autoconsumo”, hanno chiesto maggiore attenzione al tema degli “oneri di sistema”, cioè a tutte quelle componenti fisse presenti nella bolletta dell’energia elettrica a copertura di una serie di attività di interesse generale.
Gli oneri di sistema che paghiamo in bolletta sono a copertura delle attività legate al sistema elettrico e del gas e si compongono di molte voci: oneri nucleari per lo smantellamento delle centrali: incentivi alle fonti energetiche rinnovabili; agevolazioni per il sistema ferroviario; agevolazioni per le industrie energivore; oneri per il bonus elettrico.
Secondo quanto proposto dalle associazioni rappresentative del settore elettrico, è possibile “escludere tali importi dalle bollette”, mediante “una loro fiscalizzazione, che consentirebbe di “alleggerire” la bolletta del cliente finale di oltre il 20%”.
Nel documento è spiegato come: “In questo modo, attraverso una più lineare ed equa corrispondenza tra quanto consumato e quanto pagato, il consumatore, attore centrale nel processo di transizione energetica, sarebbe in grado di comprendere meglio gli effetti dei propri comportamenti in un’ottica di efficienza energetica”.
In particolare, “la proposta delineata dagli operatori suggerisce l’avvio di un percorso graduale, date le criticità presenti per una immediata fiscalizzazione degli Oneri, che affida a un soggetto pubblico Terzo la responsabilità della gestione del gettito degli Oneri di sistema”.
La soluzione proposta, secondo le associazioni, garantirebbe “una maggiore equità fiscale”, perchè “la copertura di tali oneri si calcolerebbe in base al reddito e non ai consumi elettrici e che scongiura la ricaduta generalizzata degli Oneri non riscossi sulla collettività, come attualmente avviene, in quanto attribuirebbe al soggetto Terzo il recupero delle morosità dai soggetti che la generano”.
Secondo uno studio del centro ricerche Indagini 3, tra il 2010 e il 2017, il carico fiscale e parafiscale complessivo degli oneri di sistema è stati pari al 40.5 % della bolletta generale.
La ricerca fa una giusta distinzione tra contributi a “industrie efficienti” e “industrie inefficienti”.
Ad esempio, nel primo caso, per quanto riguarda gli “incentivi alle fonti energetiche rinnovabili”, troviamo quanto paghiamo in bolletta per sostenere l’efficienza energetica, le risorse energetiche pulite, le tecnologie green, che hanno ricadute economiche notevoli sul territorio, con nuove imprese e nuovi posti di lavoro, decarbonizzazione e innovazione tecnologica, che sulle famiglie hanno effetti economici concreti pari a 1,5 miliardi di euro.
Per quel che riguarda il caso delle industrie inefficienti, infine, lo studio propone alcune osservazioni di massima rilevanza, in relazione alla fiscalità generale e gli incentivi: “Decida, ovviamente lo Stato chi e come incentivare, con le proprie giustificate motivazioni, ma le incentivazioni alle imprese non devono essere date a quelle in ottima salute oppure foriere di sprechi ed inefficienze quali quelle impegnate nei siti nucleari, che oltretutto operano per decisioni referendarie su cui si è espressa tutta la cittadinanza e non solo quella dell’utenza elettrica”.
Legata in maniera diretta al taglio delle bollette evocato dalle associazioni di settore, c’è quest’ultima considerazione contenuta nella ricerca: “in 8 anni sono stati erogati 2,5 miliardi alle ferrovie, 2,7 miliardi per lo smantellamento di siti nucleari e solamente 400 milioni per il fondo Bonus famiglia”.
Una voce quest’ultima, su cui effettivamente si potrebbe fare qualcosa, anche tenendo a mente che in Italia, purtroppo, vivono ancora 1,7 milioni di famiglie in povertà assoluta e 3,2 milioni in povertà relativa.