Italia
Stamani incontro al vertice tra il Premier Mario Monti e il presidente Rai Paolo Garimberti. Erano presenti anche il Ministro per lo sviluppo economico Corrado Passera e il Viceministro per l’economia Vittorio Grilli.
Al centro del confronto l’evoluzione del settore audiovisivo e le prospettive future dell’azienda, come sottolinea una nota di Palazzo Chigi.
Nei giorni scorsi si è parlato di varie ipotesi di intervento immediato del governo: sostituzione del rappresentante del Tesoro in Cda, cambio del direttore generale, eventuale commissariamento dell’azienda. Più a lungo periodo invece, di una riforma della legge o anche di una parziale privatizzazione.
La Rai ha perso tra il 2006 e il 2010 quasi 260 milioni di euro, nonostante le politiche di forte contenimento dei costi. Il bilancio 2011 è in pareggio ma occorrono altri tagli.
Secondo il parere di alcuni osservatori, per far quadrare i conti quest’anno la Rai dovrà trovare il modo di risparmiare altri 112 milioni di euro con interventi decisivi. Nel 2000 le entrate pubblicitarie della tv pubblica erano pari al 60% di quelle di Mediaset, oggi siamo scesi al 40% con 250 milioni di spot andati in fumo dal 2006 al 2010. La Tv pubblica ha inoltre visto calare di molto la sua audience negli ultimi anni. E quasi un italiano su tre non paga il canone che è salito quest’anno a 112 euro.
Sicuramente tra i principali nodi da sciogliere c’è quello della governance. Il pensiero va subito alle ipotesi dell’affidamento dell’azienda pubblica ad un amministratore delegato con poteri più ampi rispetto all’attuale direttore generale e magari anche a un consiglio di amministrazione più snello, approfittando della scadenza imminente dell’attuale Cda (28 marzo). Oggi i consiglieri sono 9, potrebbero diventare 3-4.
Ma l’intervento determinante sarà sulla figura-chiave dell’amministratore delegato chiamato a sostituire la figura del direttore generale. Deve essere un supermanager, un vero capo azienda con margini operativi assoluti, che non prevedano un passaggio settimanale dal vaglio del Cda. E i partiti difficilmente potranno tirarsi indietro. Sia nella proposta di riforma del Pd che nel progetto di legge firmato da Alessio Butti (Pdl) si istituisce la figura dell’amministratore unico.