Economia digitale: gli editori francesi chiedono di tassare i player del web per salvare la stampa

di Raffaella Natale |

Il mercato digitale pesa 10 mld di euro l’anno. Secondo il Sindacato dei quotidiani nazionali, la stampa contribuisce al successo della rete ma non ai suoi guadagni.

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L’idea non è nuova, ma adesso gli editori dei quotidiani francesi vogliono approfittare della campagna elettorale in corso per riproporla e far adottare una legge per la ridistribuzione del valore creato dal digitale, tassando produttori, motori di ricerca e Isp per compensare la stampa online.

Il Sindacato SPQN ha formalizzato la proposta e chiesto un incontro con i candidati per illustrare le proprie argomentazioni.

Il ragionamento è semplice: la stampa online ha ampiamente partecipato al successo del digitale in Francia, senza però raccoglierne i frutti.

“Gli studi che sui differenti dispositivi mobili evidenziano che una delle principali attività degli utenti è leggere le notizie del giorno”, ha commentato Marc Feuillée, presidente di SPQN (e direttore generale del Figaro).

“La stampa – ha aggiunto – è la principale fonte di informazione in rete” come del resto evidenziato i dati raccolti, secondo i quali sui primi 7 siti di informazione in Francia, 6 sono quelli dei giornali cartacei.

E gli altri, come Orange News o Yahoo! News (al secondo e ottavo posto) sono portali, di cui il 30-40% dei contenuti provengono sempre dai quotidiani online, dall’AFP, o dai gruppi televisivi, secondo un’analisi di Kurt Salmon.

Risultati ancora più evidenti se guardiamo i motori di ricerca, che pescano il 72% delle loro notizie dai siti dei giornali.

 

“La stampa ha investito nel digitale, mutando anche le proprie abitudini di lavoro. Oggi si può dire che ha vinto la battaglia dell’audience“, ha detto ancora Marc Feuillée.

Tuttavia gli editori non hanno beneficiato di questo successo. Stando ai dati di Kurt Salmon, le entrate provenienti dalla stampa online sono state di 280 milioni di euro nel 2010, di cui 45 milioni per la vendita di contenuti e 236 milioni per la pubblicità.

La fetta più grossa del mercato digitale, che pesa 10 miliardi di euro l’anno, va agli Internet service provider, ai portali o ai motori di ricerca. Senza contare le entrate dei produttori.

Risultato, i giornali sono sempre più poveri e rischiano di sparire nonostante contribuiscano largamente all’informazione.

Non è un caso che il pubblico preferisca i siti di stampa online, perché sanno che lì troveranno notizie attendibili“, ha sottolineato Marc Feuillée.

 

Il Sindacato SPQN propone quindi di estendere alla stampa online l’IVA ridotta al 2,1% riservata alla stampa scritta.

Una vecchia rivendicazione, che però non è mai stata accolta per timore di un intervento della Commissione Ue.

E soprattutto suggerisce di rivedere il meccanismo di ridistribuzione del valore generato dal digitale, tassando i principali player, come gli Isp, i portali, i produttori, i motori di ricerca… in modo che vada a vantaggio anche degli editori della stampa online.

Questo meccanismo esiste per l’audiovisivo, il cinema e la musica. Per Denis Bouchez di SPQN sarebbe, quindi, legittimo che ne beneficiasse anche la stampa in quanto creatore di contenuti.

Il sindacato stima entrate comprese tra 140 e 150 milioni di euro l’anno. Intanto si sono avuti i primi incontri con alcuni parlamentari che, a dire di SPQN, hanno ben accolto le loro proposte.

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