Onde radio a ‘fusillo’ e impatto sulle tlc: più canali per frequenza?

di Raffaella Natale |

Presentati a Venezia i risultati di uno studio, pubblicato sul New Journal of Physics, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova capeggiati da Fabrizio Tamburini.

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Fusilli

Primato assoluto per un team di ricercatori dell’Università di Padova che a Venezia ha presentato l’esperimento sulle onde vorticose, soprannominati ‘fusilli spaziali’, che apre a nuove prospettive non solo nella fisica ma anche nelle telecomunicazioni.

E’ Fabrizio Tamburini dell’Università di Padova che, per rendere meglio l’idea di queste onde elettromagnetiche attorcigliate attorno al proprio asse, usa la parola “fusilli”.

“In una prospettiva tridimensionale, questa fase a spirale sembra un fascio a forma di fusillo. Ognuna di queste onde attorcigliate può essere generata in modo indipendente, propagata e rilevata persino nella stessa banda di frequenza, comportandosi come canali di comunicazione indipendenti“, ha spiegato Tamburini.

 

Per dimostrarlo i ricercatori hanno trasmesso due onde radio attorcigliate, nella banda dei 2.4 GHz (quella del Wi-Fi), sulla distanza di 442 metri da un faro sull’isola di San Giorgio verso una parabola situata su un balcone di Palazzo Ducale a Venezia, che è stata in grado di captare i due canali separati.

 

“Entro ragionevoli limiti economici, si può pensare di usare un momento angolare orbitale a cinque stati, da -5 (in senso antiorario) fino a 5 (in senso orario), comprese le onde non attorcigliate. In questo caso, possiamo avere 11 canali in una banda di frequenza. È possibile usare il multiplexing, come una TV digitale, su ognuna di queste per implementare persino più canali sugli stessi stati, il che significa che si potrebbero ottenere 55 canali nella stessa banda di frequenza“, ha precisato Tamburini.

E se, per quanto riguarda la fisica questi ‘fusilli spaziali’ potranno essere utilizzati anche per misurare la rotazione del buco nero, altrettanto importante è l’impatto sulle tlc: nello spettro di una determinata frequenza, si potranno creare canali indipendenti con basso impatto di sovrapposizione.

 

Studio e test sono stati effettuati da ricercatori italiani dell’Università di Padova in collaborazione con un team svedese dell’Angstrom Laboratory e il risultato è stato pubblicato sul New Journal of Physics. Assieme a Fabrizio Tamburini hanno lavorato i ricercatori: Antonio Bianchini, Elettra Mari, Filippo Romanato, Bo Thidé e Anna Sponselli.

 

Oggi – ha affermato Filippo Romanato – tutte le tecniche di telecomunicazione radio e tv che utilizziamo sono basate sul fatto che un canale, quindi una trasmissione o un segnale, si basa su una frequenza. Una frequenza, dunque un canale. L’esperimento dimostra che ci possono essere più canali, quindi più trasmissioni per ogni frequenza. Ci sarà la possibilità di moltiplicare i canali per ogni frequenza. Questo comporterà che molta più informazione strutturata potrà essere trasferita”.

Romanato ha aggiunto che “le frequenze su cui potremmo trasmettere trasmissioni radio, tv, digitali oppure no, saranno moltiplicate. Questo diminuirà i costi e aumenterà l’offerta. Avremo maggiori libertà di trasferimento di informazioni. E questa è una cosa che potremmo conoscere a breve”.

 

 

Per maggiori informazioni:

Encoding many channels on the same frequency through radio vorticity: first experimental test (New Journal of Physics)

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