Italia
Scadranno il 20 aprile i 90 giorni di sospensione decisi a gennaio dal Ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, in merito al beauty contest. Il 28 aprile, otto giorni dopo, l’assemblea della Rai dovrà nominare i nuovi membri de Cda.
In queste settimane dovranno, quindi, essere prese decisioni fondamentali riguardanti mercato italiano della televisione.
La questione è molto delicata. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha già minacciato licenziamenti, alludendo alle gravi difficoltà economiche del Sistema Paese (Leggi Articolo Key4biz).
Dal Pdl hanno fatto sapere direttamente, che non è compito del governo occuparsi della riforma Rai (Leggi Articolo Key4biz).
E se il governo di Mario Monti potrebbe essere disposto a fare un passo indietro sulla Tv pubblica, lo è meno sul beauty contest.
Le parole di Corrado Passera, in una lunga intervista rilasciata al Sole 24 Ore, sono molto chiare: “Siamo contrari a cedere a titolo gratuito beni di valore di proprietà dello Stato come le frequenze e non c’è nessun motivo per ritornare indietro rispetto a questa decisione“.
Mentre sulla questione della Rai, non è ancora tempo per una nuova governance e “alle nomine del nuovo Consiglio, essendo tra un mese, si arriverà per definizione con la governance attuale”.
Secondo alcune indiscrezioni riportate da MF, che cita fonti di Palazzo Chigi, pare si sarebbe trovato un accordo sulle frequenze Tv: venderle a prezzi stracciati.
I tre principali broadcaster, Rai, Mediaset e TI Media, avrebbero incaricato uno specifico gruppo di lavoro, composto anche da esperti dell’Agcom, per valutare le opzioni possibili, spiega una fonte del governo, sia per fare cassa nella vendita dei canali sia per chiudere la procedura di infrazione Ue nei confronti dell’Italia, aperta dopo la legge Gasparri (Leggi Articolo Key4biz)
Se i rumor fossero confermati, Passera avrebbe deciso di accordarsi su una vendita low cost, sebbene le frequenze siano state valutate da Mediobanca 1-1,5 miliardi di euro, a fronte dei 4 incassati dalla Stato con l’asta tlc, e considerando anche che alcuni canali dovranno probabilmente essere liberati per i servizi di banda larga mobile nel 2015 (Come deciso dalla Conferenza ITU di Ginevra).
Pare infatti che sia stata proprio quest’ultima argomentazione a far propendere il governo per una vendita a basso prezzo, visto che la Ue dovrà rimettere mano al piano delle frequenze per riordinare l’intero spettro. A questo elemento si aggiunge anche la possibilità che l’esecutivo metta a gara anche un multiplex per le telco che nei prossimi anni, soprattutto con l’avvento dei nuovi device web-based, avranno bisogno di maggiori risorse di banda per gestire l’aumentato traffico dati.
A questo punto vale la pena di citare un interessante articolo di Martin Sims, pubblicato recentemente sul sito specializzato Policy Tracker, che attraverso le dichiarazioni di Francois Rancy, direttore del Bureau Tecnico dell’ITU, ricostruisce quanto deciso nell’ambito dell’attesa Conferenza Mondiale WRC-12.
Un articolo sul quale torna Antonio Sassano, uno dei maggiori esperti italiani nel campo delle frequenze, per spiegare che alla Conferenza è arrivata una richiesta non prevista (almeno dalla maggioranza dei 165 Stati partecipanti) e per la quale non era stata predisposta una risposta di compromesso condivisa.
La richiesta è stata avanzata dai Paesi Africani e Arabi (una porzione significativa dei paesi che compongono con l’Europa la Regione 1) e riguarda la possibilità di utilizzare per le comunicazioni mobili la Banda 700 MHz, attualmente utilizzata in modo esclusivo dalla TV (almeno nella Regione 1).
Quasi tutti gli stati non-europei della Regione 1 hanno, quindi, presentato alla Conferenza WRC-12 una richiesta, non prevista dall’Agenda dei lavori di una immediata modifica della destinazione d’uso della banda 700 MHz e della possibilità di realizzare nuove reti IMT (International Mobile Telecommunication) sulle frequenze UHF destinate alla televisione digitale terrestre.
Per rispondere alla pressante richiesta degli stati Africani e Arabi (sostenuti dagli stati dell’Asia-Pacific e dagli Stati americani) la Conferenza WRC-12 ha dovuto anticipare i tempi ed è stata “costretta” a deliberare che le frequenze del secondo dividendo digitale sono i 12 canali da 8 MHz (96 MHz) della Banda 700 MHz (dalla frequenza 694 alla frequenza 790).
La Conferenza ITU ha già deciso che questa allocazione (anche se su base co-primaria con il broadcasting) sarà effettiva dalla Conferenza del 2015.
Il Parlamento Europeo ha poi appena deliberato (15 febbraio) un suo Radio Spectrum Policy Programme che prevede, in tutta Europa, la liberazione della Banda 800 MHz che dovrà essere dedicata in modo esclusivo alle telecomunicazioni mobili (Leggi Articolo Key4biz). Inoltre ha invitato tutti gli Stati membri ad avviare un inventario dello spettro che consenta, entro il 2015, di individuare almeno 1200 MHz di spettro alla banda larga wireless.
E dunque, il combinato disposto delle azioni di ITU ed EU,. Spiega Sassano, costringeranno tutte le amministrazioni europee ad indicare, nel più breve tempo possibile, le esigenze di spettro nazionali per gli operatori mobili e per il servizio di broadcasting radiotelevisivo e a contribuire alla definizione delle opzioni di assegnazione e canalizzazione delle frequenze 700 MHz. Il tutto entro il 2015.
Tre anni, commenta Sassano, sono un tempo brevissimo per decidere cosa fare della banda 700 MHz, per avviare una “ri-pianificazione” della Banda 700 MHz. Una “ri-pianificazione” che dovrebbe inevitabilmente coinvolgere il resto della Banda UHF dal momento che la Banda 700 MHz (canali 48-60) contiene 3 canali dei 5 attualmente utilizzati da Mediaset (49, 52, 56), uno dei 3 canali attualmente utilizzati da TI Media (60), il canale utilizzato da Dfree (50), quello utilizzato da ReteCapri (57) e quattro canali destinati al beauty contest (54, 55, 58, 59).