Google Tax, Nicolas Sarkozy contro gli OTT: ‘Devono contribuire al fisco’. La replica delle web company

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Il presidente torna a parlare della Google Tax mentre si sonda la disponibilità della Ue sulla riforma fiscale.

Francia


Eric Schmidt, Larry Page e Sergey Brin

Gli OTT tornano nel mirino della Francia. In un’intervista pubblicata oggi da ‘Le Point’, Nicolas Sarkozy ha ribadito la propria intenzione di tassare i ‘giganti del web’.

Google, Apple, Facebook, Amazon e compagni sono nuovamente sotto il fuoco del presidente francese che ha commentato: “Non è ammissibile che realizzino in Francia fatturati di diversi miliardi di euro senza pagare alcuna imposta“. 

Secondo il Consiglio nazionale del digitale (Conseil national du numérique – CNN), le quattro web company generano nel Paese dai 2,5 ai 3 miliardi di euro di turnover ma versano solo 4 milioni di euro di imposte per le società con sede nell’Esagono mentre se fossero sottoposte al regime fiscale francese dovrebbero pagarne almeno 500 milioni.

 

Gli over-the-top si sottraggono, invece, fornendo i loro servizi dematerializzati dalle loro sedi europee dislocate tra il Lussemburgo e l’Irlanda.

Sarkozy, come ha avuto modo di dire in diverse occasioni, intende trovare il mezzo per fare in modo che anche le web company straniere contribuiscano alle casse dello Stato (Leggi Articolo Key4biz).

 

Le regole definite dall’OCSE negli anni ’90 sull’imposizione fiscale non sono più adatte all’era digitale. Per innovarle, il CNN ha già proposto di introdurre la “sede virtuale stabile”. Ma c’è un problema. Bisognerà rinegoziare 118 Convenzioni bilaterali, cosa che necessiterà diversi anni di lavoro.

A Bercy, sono state indicate due vie che permetterebbero di procedere speditamente: la libera interpretazioni delle Convenzioni o l’approvazione di una Direttiva Ue. Ma bisognerebbe convincere l’Irlanda e il Lussemburgo ad accettare questa riforma.

 

Sarkozy ha evocato un’altra pista, quella della tassa sui ricavi pubblicitari online. La famosa Google Tax, proposta da Philippe Marini, che è stata votata e poi ritirata dal Parlamento nel giugno 2011 (Leggi Articolo Key4biz).

La famosa tassa è stata ripensata in modo da non penalizzare le piccole aziende francesi.

A pagare non saranno più gli inserzionisti ma i ‘monopolisti’, che verranno tassati anche se hanno sede all’etero.

Philippe Marini conta di presentare a luglio la proposta di legge e ha cominciato a sondare il terreno a Bruxelles, per intuire se c’è volontà per una simile riforma.

Il deputato ha detto di aver ricevuto segnali positivi sia dalla Direzione generale della fiscalità che da quella della Concorrenza.

 

Per contro, gli operatori internet non sono così entusiasti. Google ha ricordato d’aver contribuito al 3,2% del Pil francese nel 2009 (percentuale che dovrebbe salire fino al 5,5% nel 2015) e che “i politici dovrebbero incoraggiare più che ostacolare questa potenziale crescita economica e di occupazione”.

Google ha infatti citato un Rapporto di McKinsey, secondo il quale sempre nel 2009 le web company hanno contribuito con 60 miliardi di euro all’economia francese e da qui al 2015 potrebbero creare almeno 450 mila posti di lavoro.

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