Apple: il titolo supera quota 600 dollari, ma nuovi grattacapi in vista sul fronte della privacy

di Alessandra Talarico |

La società è stata invitata, infatti, a riferire alla Commissione Energia e Commercio sulle pratiche adottate a tutela della riservatezza e della sicurezza degli utenti dei suoi dispositivi mobili.

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Apple continua a macinare record su record: in Borsa il titolo ha toccato quota 600 dollari ad appena un mese dal superamento della soglia dei 500 dollari.

In mattinata, il titolo ha fluttuato tra 593,50 e 600,01 dollari sul mercato del Nasdaq, successivamente si è attestato a +0,91% a 594,94 dollari.

Negli ultimi 5 anni, Apple ha garantito agli investitori un ritorno del 555% e ha superato l’Indice Standard & Poor’s 500 del 543%.

 

Dall’inizio dell’anno fino ai primi di marzo, l’azione del gruppo californiano è cresciuta del 34% – mentre l’indice Dow Jones è cresciuto del 7% – e all’inizio del mese, la capitalizzazione del gruppo ha superato la soglia dei 500 miliardi di dollari, 98 miliardi in più del colosso petrolifero Exxon.

 

Solo nel primo trimestre fiscale 2012, Apple ha generato 16 miliardi cash e secondo gli analisti di Sterne Agee & Leach in tutto l’anno ne genererà 75 miliardi di dollari.

 

In attesa del debutto sul mercato del nuovo iPad – che in Italia sbarcherà il 23 marzo – la società, tuttavia, deve affrontare nuovi grattacapi sul fronte della privacy: è stata invitata, infatti, a riferire alla Commissione Energia e Commercio sulle pratiche adottate a tutela della riservatezza e della sicurezza degli utenti dei suoi dispositivi mobili.

Apple aveva risposto lo scorso due marzo alla richiesta di spiegazioni formali inviata dai due membri Commissione commercio e produzione della Camera Henry Waxman e G.K. Butterfield in merito alle accuse secondo cui dozzine di applicazioni iOs hanno memorizzato e trasmesso le informazioni contenute nella rubrica degli utenti – inclusi nomi, numeri di telefono e indirizzi email – senza il loro consenso esplicito.

Nella lettera, Cook ha spiegato che Apple è “costantemente impegnata a fornire ai consumatori informazioni chiare e trasparenti” per consentire loro di “avere il pieno controllo sulle loro informazioni personali”.

Cook ha anche spiegato che la maggior parte delle 550 mila app disponibili sull’App Store non colleziona né trasmette i dati degli utenti e incluso nella lettera dettagli sul processo di approvazione delle applicazioni, sottolineando che delle 26 mila app presentate ogni settimana, il 30% viene respinto perchè non in linea con i dettami imposti dall’azienda.

 

Ma la risposta non ha convinto Waxman e Butterfield: “La risposta ricevuta da Apple – affermano i due nella nuova lettera inviata al Ceo Tim Cooknon chiarisce diverse delle questioni sollevate riguardo gli sforzi dell’azienda per proteggere la privacy e la sicurezza degli utenti mobili”.

 

Nella lettera precedente, i due membri del Congresso americano avevano rivolto una serie circostanziata di domande sulle linee guida e le politiche di Apple, concludendo con l’invito a spiegare perchè Apple, “che ha inserito nei suoi dispositivi la possibilità di disattivare completamente o in base all’app la trasmissione delle informazioni di posizione, non abbia fatto lo stesso per le informazioni della rubrica”.

 

La società, dopo un lungo silenzio, aveva spiegato che le app che collezionano o trasmettono i dati della rubrica degli utenti senza la loro autorizzazione preventiva violano le sue linee guida, sottolineando di essere già a lavoro “per migliorare il servizio, come è stato fatto con i servizi di localizzazione, affinché ogni app che desideri avere accesso ai contatti richieda l’approvazione esplicita nei futuri aggiornamenti del software”.

 

Successivamente, però, il New York Times aveva scoperto che alcune app avevano anche libero accesso alle foto degli utenti senza il loro consenso.

 

La richiesta di un brief alla Commissione Energy and Commerce, spiegano i due membri del Congresso, è stata fatta proprio “per aiutarci a comprendere meglio la vicenda”.

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