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Mamme digitali, la tecnologia non può sostituirsi alla presenza genitoriale

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Vi spiego la pericolosità delle nuove mamme digitali che trovano nel device il necessario e, purtroppo, a volte unico, supporto, per aiutarle a procedere con sicurezza nell’acquisizione del nuovo ruolo, soprattutto nei primi momenti di formazione del legame affettivo.

Nel 1951 John Bowlby, padre fondatore della teoria dell’attaccamento, divulgava un concetto importante secondo il quale se una società vuole che si crescano figli sani in termini di salute mentale occorre occuparsi principalmente dei loro genitori. Genitori che nel momento in cui danno supporto devono ricevere supporto dalla società stessa, nel momento in cui sono stanchi, affaticati come a volte succede al migliore dei genitori. La madre sufficientemente buona di cui parla Donald Winnicott, è la stessa madre che può provare sentimenti di fastidio e di inquietudine rispetto alla cura del bambino, vissuto esperienziale transitorio ed interno di tante mamme che spesso lo vivono con molta colpa e vergogna.

Da allora, l’avanzamento della teoria, della ricerca, della clinica nell’ambito del benessere psicologico dei bambini e delle loro famiglie, è avanzato velocemente su una nuova configurazione dell’infanzia, in cui il bambino da semplice spettatore passivo e depositario di assetti educativi tramandati generazionalmente, si è fatto portavoce della sua innata capacità di essere in relazione con l’altro. Bambino che fin dalla nascita è riconosciuto, oggi, come diretto protagonista e partecipe delle interazioni familiari che plasmano non solo il suo sé, ma la stessa riconfigurazione familiare nel passaggio da coppia coniugale a coppia genitoriale, a nucleo e a Noi familiare.

Il bambino si esprime, ci guarda, ci sorride, ricerca il contatto nelle interazioni esplicitando a chiara forza il suo contributo a co-costruirle insieme al genitore e ai genitori che si prendono cura di lui, nella cadenza temporale del ritmo sonno-veglia-alimentazione.

L’allattamento è l’area di condivisione affettiva più solcata nei stati di veglia del bambino e, la ricerca in ambito evolutivo, ha messo chiaramente in evidenza come i fantasmi nella stanza dei bambini [Fraiberg, Adelson, Shapiro, 1975], ovvero le proiezioni da parte del genitore sul bambino di nodi irrisolti nella famiglia d’origine, possono incistarsi nell’area dell’alimentazione ed avere effetti a lungo termine sullo sviluppo del bambino.

Senza addentrarci nella clinica di questa traiettoria evolutiva disfunzionale, l’importanza dei primi momenti di scambio interattivo tra genitori, è ampiamente riconosciuta non solo dai professionisti del settore ma dalle famiglie in generale. Accanto alla riconfigurazione dell’infanzia, la stessa famiglia ha cambiato il suo assetto strutturale conformandosi ai cambiamenti della società.

Non più famiglie allargate, dove il supporto e l’aiuto poteva essere dato da nonne, zie, parenti che vivevano insieme, ma famiglie in cui spesso ci si trova soli ad assistere il bambino, senza quel supporto necessario alle mamme, che come diceva Daniel Stern hanno bisogno dei consigli e del supporto di “buone nonne”.

In questa assenza di figure di riferimento alle quali appoggiarsi, il virtuale, abile traduttore e risolutore di bisogni, ha dato la possibilità di riconfigurarsi esso stesso sul ruolo della “buona nonna” che da indicazioni, fornisce soluzioni, fa sentire le mamme meno sole nei social dando vitalità a momenti di stanchezza, allontanando la temuta solitudine, nella compattezza dell’appartenenza delle condivisioni del gruppo in cui si ci si riconosce. Mamme che si trasformano in nuove mamme, in mamme digitali che trovano nel device il necessario e, purtroppo, a volte unico, supporto, per aiutarle a procedere con sicurezza nell’acquisizione del nuovo ruolo. Papà che cercano di assolvere il loro ruolo genitoriale facendosi a loro volta supportare dalla tecnologia. Ma la tecnologia non regala scorciatoie e non può sostituirsi alla presenza genitoriale soprattutto nei primi momenti di formazione del legame affettivo.

La moderna psicologia non solo non può non tenere in considerazione questi importanti processi di cambiamento, ma ha l’obbligo essa stessa di ristrutturarsi in forma digitale per seguire dall’interno conduzioni erronee e dare fondamento scientifico a considerazioni di buon senso che frantumano nell’amplificazione mediatica, il progresso fio ad ora acquisito sul corretto adattamento del bambino in termini di prevenzione del disagio e del malessere. Il supporto mediatico, digitale, del gruppo che traghetta e unisce, deve avvalersi di indicazioni scientifiche e voci di professionisti, che non possono lasciare le mamme sole, all’interno dei gruppi random in cui si rischia di confondersi e di seguire supporti che invece di sostenere possono essere deleteri [Gleeson, Craswell, Jones, 2018]

Per questo occorre diffondere in rete messaggi scientifici, anche essenziali, ma sempre orientati su evidenze empiriche.

1. Curare la relazione con il bambino nei primi due anni di vita è il primo assetto strutturale sulla quale si configura il sé del bambino e questa zona è una zona sacra, nella quale non può entrare altro che la relazione. Figurarsi i device.

2. L’allattamento, al di là che sia con latte naturale o artificiale, è il legante del legame affettivo tra madre e bambino, e non c’è supporto che tenga. Il bambino, si nutre e cresce, si alimenta di condensati affettivi che andranno a stabilizzarsi nel nucleo interno del suo sé, del noi e del loro familiare. Condensati affettivi che devono esprimersi nella loro naturalità senza l’intrusione esterna dei device, vuoi che siano per fotografare il bambino, chattare, per distrarsi dalla fatica di allattare, di far crescere il proprio bambino.

Nella nuova comunicazione digitale credo che, nella un’immagine valga più di tante parole, ma occorre saperle leggere e farne veicolo di riflessione educativa.

Il vero supporto è altro.

Buon lavoro.

Bibliografia

Fraiberg, S., Adelson, E. e Shapiro, B.V. (1975), Ghosts in the Nursery: A Psychoanalytic Approach to the Problem of Infant/Mother Relationships, Journal of American Academy of Child Psychiatry 14, pp. 387-421, trad. it. I fantasmi nella stanza dei bambini, in Il sostegno allo sviluppo, Milano, Cortina, 1999, pp. 179-216.

Gleeson, D.M., Craswell A., Jones C.M., [2018], Women’s use of social networking sites related to childberaing: an integrative review, Women and Birth, p. 1-9.

Tambelli R., Volpi B. [2015], Family Home Visiting. Sostenere la salute mentale dei bambini e delle loro famiglie, Il Mulino.

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