Una delle domande che più spesso mi vengono fatte nelle aule di formazione riguarda gli hashtag: “Che cosa sono?”, “Come si scelgono?”, “Quanti ne occorrono?”.
L’hashtag su Instagram (e su Twitter e, da ultimo, anche su Linkedin) ne rappresenta la grande differenza con Facebook: il secondo è un social network, il primo è un vero e proprio motore di ricerca e per questo occorre puntare a pubblicare post non solo rivolti ai propri follower, ma a chi può essere interessato allo stesso argomento.
Di fronte a questo obiettivo è dunque opportuno:
- Accostare agli hashtag più creativi, che connotano uno stato d’animo o un’identità, degli hashtag di merito e specifici, usando strumenti come www.displaypurposes.com per reperirli;
- Non dimenticarsi di registrarsi nel luogo oggetto della foto;
- Interagire in modo intelligente e autentico con chi pubblica post con hashtag simili così da facilitarne il follow;
- partecipare ad un network di persone attente agli stessi argomenti commentandone i post, seguendoli e taggandoli fino, in qualche caso, a ripostarne i contenuti. Guardate cosa fa Melide Factory, un’azienda che realizza t-shirt ricamate a mano;
- Promuovere l’account dagli altri social media;
- Servirsi della pubblicità e farlo collegando il profilo business di Instagram con la Pagina Facebook così da poter usare al meglio le funzionalità dell’Open Graph, la profonda profilazione con cui i social media hanno classificato interessi e argomenti delle persone.
Adottate soprattutto uno sguardo tutto vostro sia sul piano del soggetto con testi non banali o artefatti (nemmeno nella bio) sia nel modo in cui è trattato sul piano formale: la scelta dei filtri e della prospettiva rende infatti una voce unica e permette quindi di accrescere la conversione fra chi vi scopre e chi deciderà di seguirvi.
