Gli smartphone dicono troppo di noi? Il progetto Ue PICOS aiuta a gestire meglio la nostra privacy

di Alessandra Talarico |

L’obiettivo di PICOS è quello di aiutare le persone a gestire meglio e a comprendere più chiaramente le informazioni che stanno condividendo e con chi le stanno condividendo.

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Esiste un modo per proteggere le informazioni in maniera sicura in un mondo in cui i telefonini possono rivelare con estrema precisione dove ci troviamo, quali siti navighiamo, chi frequentiamo? Ci stanno provando dei ricercatori europei che, grazie a un progetto finanziato dalla Commissione, stanno studiando nuovi metodi per aiutarci a proteggere le nostre informazioni, in particolare quelle immesse in rete dallo smartphone.

Il progetto PICOS (acronimo di ‘Privacy and Identity Management for Community Services’) è guidato dal Prof. Kai Rannenberg della Goethe University di Francoforte e coinvolge 11 partner accademici e industriali di 7 paesi. Finanziati dalla Ue con fondi per 4 milioni di euro, i ricercatori hanno ideato una serie di nozioni e strumenti che dovrebbero consentirci di proteggere le informazioni private pur mantenendo la possibilità di interagire e condividere le informazioni che vogliamo con chi vogliamo.

 

Il problema è che molte persone non si rendono neanche conto della mole di tracce che la navigazione su internet, l’utilizzo dei social network, la partecipazione alle community di appassionati di giochi online, lascia perenni nella rete. Molti non leggono le informazioni dei siti sulle modalità esistenti per proteggere la privacy, non modificano le impostazioni o non capiscono come funzionano.

“Alcune persone dicono di non essere preoccupate dalle informazioni accessibili online, perchè non hanno niente da nascondere, ma nessuno sano di mente vuole condividere informazioni private su Internet”, ha spiegato Rannenberg.

Nessuno, ad esempio, vorrebbe rendere pubblico il codice della carta di credito o foto compromettenti scattate in vacanza con gli amici, o consentire a chiunque di sapere dove si trova, in qualunque momento.

Eppure, tutte queste informazioni possono facilmente finire nelle mani sbagliate: vuoi perchè le persone le inseriscono volontariamente ma pensano che solo gli amici potranno vederle o soprattutto perchè molte applicazioni smartphone – come la geolocalizzazione o i social network  location-based – le diffondono automaticamente.

 

Ma se l’information technology ha creato la questione della privacy, non può anche aiutare a risolverla?

Ci prova l’applicazione PICOS che, installata sugli smartphone, incorpora funzioni per la gestione dell’identità, per il controllo del flusso di informazioni, per la condivisione sicura dei file, per nascondere le informazioni sulla geo-localizzazione, per informare gli utenti su eventuali problemi di privacy legati alle loro attività online.

Il sistema è stato progettato a stretto contatto con tre comunità di potenziali utenti: i pescatori per hobby, i giocatori online e i tassisti autonomi. Due di queste comunità – i pescatori di Austria e Germania e giocatori online di Austria e Repubblica ceca – hanno anche testato la piattaforma e le applicazioni sui loro smartphone in una serie di esperimenti sul campo.

 

“L’obiettivo di PICOS è quello di aiutare le persone a gestire meglio e a comprendere più chiaramente le informazioni che stanno condividendo e con chi le stanno condividendo. Questo è importante per tutte le reti sociali, ma soprattutto quando sono coinvolte le informazioni sulla posizione che possono essere molto sensibili”, ha spiegato il Prof. Rannenberg.

 

Gli utenti possono, ad esempio, utilizzare la piattaforma per creare identità parziali per scopi diversi, utilizzando un profilo più completo per le interazioni con gli amici in una rete sociale, pur mostrando molte meno informazioni su se stessi a conoscenti, altri membri della comunità o al vasto pubblico dei social network. Allo stesso modo, PICOS permette di controllare i flussi di informazioni all’interno della comunità o nei suoi sotto-gruppi edi  gestire facilmente i file che si vogliono condividere.

 

La comunità dei pescatori, ad esempio, si presta in maniera ottimale all’uso del sistema, trattandosi di persone distaccate geograficamente e con molto tempo a disposizione per usare le reti sociali dal telefonino mentre attendono che i pesci abbocchino. Allo stesso tempo, si sa che i pescatori non amano dare troppe informazioni sui posti migliori per pescare. Utilizzando una delle funzioni di PICOS, chiamata Privacy Advisor, possono quindi monitorare le interazioni ed essere avvisati se stanno pubblicando informazioni sensibili o private.

 

Un’altra funzione di PICOS consente di nascondere le informazioni sulla posizione: anche usando applicazioni location-based e social network dal cellulare, PICOS consente di offuscare la posizione entro un raggio impostato, che può essere di 500 metri, un chilometro o 5 chilometri. Il sistema riporta la posizione dell’utente ma non quella esatta e mette in salvo, quindi, i segreti dei pescatori sui luoghi migliori per pescare.

Agli appassionati di giochi online, PICOS permette di mantenere seprate la vita in rete da quella reale.

“Alcuni giochi multiplayer come World of Warcraft, vanno avanti 24/7 e anche quando i membri delle comunità online non stanno effettivamente giocando, chattano, pianificano e definiscono le strategie con gli altri giocatori nei forum. Spesso, tuttavia, per motivi personali o professionali i giocatori non gradiscono un’eccessiva sovrapposizione tra la vita virtuale e quella reale e disporre di una vista parziale dell’identità online e della possibilità di offuscare la propria posizione aiuta a evitare che accada”, ha spiegato Christian Kahl, un ricercatore del progetto PICOS.

 

Al di là di queste categorie, comunque, i vantaggi di PICOS sono applicabili dovunque e a chiunque desideri gestire in maniera ottimale le informazioni condivise online.

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