Diritto d’autore, che pasticcio! Antonio Catricalà assicura: ‘La nuova norma non sarà censoria’

di Raffaella Natale |

… ma poi aggiunge: ‘Finché non ho l’OK di Passera la cosiddetta ‘Norma Catricalà’ non esce dal mio computer’.

Italia


Antonio Catricalà

Dopo le polemiche scatenate in rete dalla pubblicazione di una bozza interna, pubblicata su La Stampa, riguardante i poteri che il governo intende delegare all’Agcom in materia di diritto d’autore, stamani è intervenuto direttamente il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, che ha dichiarato: “Garantisco che la norma non è affatto censoria, non ha niente a che vedere con l’Hadopi francese, non prevede mai in alcuna maniera la disabilitazione, né la disconnessione degli utenti, ma solo la rimozione dei contenuti illegali. Cioè non siano accessibili i siti che li ospitano, se non li tolgono entro un tempo ragionevole”.

 

Secondo la bozza infatti l’Agcom ha il potere di disabilitare l’accesso ai servizi o di far rimuovere specifici contenuti che giudica violino il diritto d’autore.

“Sono nella cabina di regia sull’Agenda digitale – ha proseguito Catricalà – e ci stiamo allenando”. Tuttavia il Sottosegretario ha sottolineato che “finché si tratta di indiscrezioni non esiste niente, né dal punto di vista politico, né dal punto di vista giuridico”.

“Non è un documento ufficiale e assicuro che quella non è la bozza che io tengo nel cassetto”.

 

Catricalà ha anche ammesso che la materia non è di sua competenza, ma del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera:  “Finché non ho l’OK di Passera la cosiddetta “Norma Catricalà” non esce dal mio computer”.

Intanto i senatori Marco Perduca, Donatella Poretti, Vicenzo Vita e Luigi Vimercati hanno interpellato il presidente del Consiglio Mario “per conoscere i contenuti della norma di legge sul diritto d’autore  predisposta dalla Presidenza del Consiglio, nonché l’opinione del governo rispetto ai contenuti del Regolamento Agcom di cui all’allegato A della delibera 398/2011/CONS la cui adozione potrebbe avvenire a breve”.

 

Il governo vuole insomma delegare all’Agcom il potere di oscuramento dei siti italiani? E’ quello che nelle ultime ore si chiedono tutti.

Stando alla bozza, sì. In sostanza, in Italia il potere di censurare il web non sarebbe più in mano a un giudice, ma a un’autorità amministrativa di nomina politica. Per di più, spiega La Stampa, la bozza – visto che non si può dare quel potere ad Agcom e lasciare in vita le norme Ue sull’eCommerce che tolgono agli internet service provider la responsabilità sui comportamenti dei loro utenti – addirittura abrogherebbe gli articoli con cui l’Italia recepisce quelle norme.

 

Il timore dei difensori dei diritti degli utenti Internet è che passi un provvedimento che viola le libertà individuali sancite dalla Costituzione e dall’Europa.

Per Nicola D’Angelo, consigliere dell’Agcom, “E’ stato un autogol clamoroso“. Il consigliere ha sempre avuto una posizione di minoranza all’interno dell’Autorità sul tema del diritto d’autore, perché ha sempre sottolineato “l’inopportunità di intervenire in via amministrativa su un tema, che negli altri paesi viene regolamentato con provvedimenti di legge”. Oltre a sottolineare la preoccupazione che “forme di controllo della rete ne possano mettere a rischio la libertà”.

Ieri sul suo blog scriveva: “Le mie pessimistiche previsioni sul tema della libertà della rete potrebbero rivelarsi  inadeguate rispetto a quello che sembra emergere da alcune indiscrezioni pubblicate dalla Stampa online a proposito di una ipotesi di norma con cui il Governo (o parte di esso) vorrebbe conferire poteri “speciali” all’Agcom in materia di repressione delle violazioni del copyright. Visto il tenore della norma non mi sembra possibile, o meglio, spero che non sia vero”.

 

Corrado Calabrò s’è detto ieri all’oscuro della bozza in circolazione, ma le sue dichiarazioni in audizione al Senato, giusto qualche giorno, avevano già sollevato dubbi, specie quando, con un improvviso dietrofront, ha annunciato che il Regolamento è pronto per essere votato e che serve solo una ‘norma di interpretazione autentica’ da parte del governo sui poteri dell’Agcom, mentre precedentemente aveva lasciato a intendere che tutto era subordinato a una decisione del Parlamento (Leggi Articolo Key4biz).

 

Carlo Blengino, giurista esperto di copyright su Internet, in un articolo pubblicato dal sito specializzato Medialaws , ha commentato che la norma in questione “non ha nulla a che vedere con quella che al primo anno di giurisprudenza si studia come ‘interpretazione autentica’, ovvero l’intervento del legislatore per fugare meri dubbi di esegesi sulle sue norme”.

“Se la disposizione fosse realmente agli atti del Governo, per la prima volta nella gloriosa storia del diritto italiano, per chiarire dubbi interpretativi, con un atto meramente ricognitivo, sarebbe necessario abrogare alcune disposizioni di legge”.

“Mi auguro – ha concluso Blengino – che la bozza apparsa sulla stampa sia solo una burla. Attendo però con ansia di legger il vero provvedimento annunciato da Calabrò in audizione, poiché è davvero difficile dare una interpretazione autentica di una norma che non c’è! Quella sui poteri provvedimentali di Agcom”.

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