Il lato oscuro del web

Per anni la grandezza del Dark Web è stata sopravvalutata, ecco perché

di Livio Varriale, giornalista e scrittore |

L'ultima ricerca statunitense ha decretato come la dimensione del Dark Web fosse nettamente inferiore rispetto a quanto previsto in questi anni. Ebbene, non ci volevano gli stranieri a portarci a conoscenza di quanto riportato oggi da molti giornalisti che si occupano di Cybersecurity.

Sono giorni intensi per il Dark Web. Tanti gli arresti che si sono susseguiti che hanno portato alla chiusura dei Black Markets più famosi e restati in vita in questi anni di guerra tra agenzie federali e cyber criminali. Soldi, tantissimi, che hanno arricchito i gestori di Wall Street Market e Valallah, storici punti di incontro dove è stato possibile per anni acquistare droga, armi e prodotti destinati a cracker che volevano cimentarsi senza sforzarsi troppo nelle pratiche di hacking più diffuse con il fine di ottenere guadagni facili.

La ciliegina sulla torta è stata una ricerca statunitense che ha decretato come la dimensione del Dark Web fosse nettamente inferiore rispetto a quanto previsto in questi anni. Ebbene, non ci volevano gli stranieri a portarci a conoscenza di quanto riportato oggi da molti giornalisti che si occupano di Cybersecurity.

Perché? Perché chi ha scritto libri sul dark web questa cosa qui già la sapeva e già la rimbombava sul suolo italico lasciato solo per un motivo in particolare. Quale? Tanti, troppi i video di disinformazione realizzati sui canali YouTube che hanno accomunato per anni il Dark Web al Deep Web. Un errore di interpretazione e di superficialità, ma anche di opportunità. Perché più gigante è stato descritto il fenomeno, più ovviamente i ragazzini, primo target del social video più famoso al mondo, sono stati ovviamente attenti a seguire un fenomeno che insegnava a delinquere acquistando la droga o altri prodotti utili ad approcciarsi in modo sbagliato all’hacking. E c’è stato chi addirittura ci ha costruito carriere giornalistiche “da esperto del dark web”.

Stesso in Italia c’è gente che fine 2016 e inizio 2017 questa cosa l’aveva messa nero su bianco, effettuando pubblicazioni testuali e video dove smentiva tutto: il Dark Web è un sotto insieme del Deep Web dove per accedervi c’è bisogno di una configurazione tecnologica non difficile, che consente la navigazione sotto rete TOR, la più diffusa, ma non disdegna altre sezioni di navigazione come Freenet, I2P, Raspberry e molte altre ancora.

Questa ricerca parte dal settembre 2016, mese di inizio degli studi finalizzati alla realizzazione ed alla pubblicazione del mio libro, La prigione dell’umanità – dal deep web al 4.0 le nuove carceri digitali, fino ad oggi dove ho documentato sul mio canale YouTube molte delle mie navigazioni nella Dark Net.

L’Iceberg

Un Iceberg, grande blocco di ghiaccio che tutti conosciamo come la causa di affondo del Titanic, è stato sempre utilizzato come strumento visivo di individuazione del mondo di internet. Il picco visibile, che rappresenta la minima parte della sua massa, molti l’hanno erroneamente associato al clear web: la parte raggiungibile dai motori di ricerca.

Anche un bambino potrebbe domandarsi facilmente: come possono miliardi di siti visibili agli utenti di internet rappresentare il 5% dell’internet stesso?

Appunto, come?

Solo ed esclusivamente tramite leggende metropolitane che sono state caldeggiate da chi aveva l’obbligo di porsi questa semplice domanda.

Ed infatti, il solito grafico che la rete per anni ci ha proposto è semplicemente una distorsione logica fatta solo ed esclusivamente per alimentare leggende utili a macinare click, consensi e curiosità. Ed ecco che arriviamo alla parte centrale, ma non predominante dell’ICEBERG dove viene raffigurato il Deep Web.

Il Deep Web è tutto ciò che non è indicizzato nel mondo di internet. Immaginate tutto quello che vedete nel clear web sotto forma di sito internet ed provate a pensare alle loro pagine da un punto di vista tecnico: migliaia di files testuali e multimediali che non si limitano ad essere caricati molto spesso in cartelle di Server, ma che si “appoggiano” a database che costituiscono l’ossatura informatica di ciò che viene visto. Quindi la dimensione di quello che non è visibile già rappresenta quanto forma il Deep Web. E se proviamo ad immaginare il sito di un Provider che fornisce servizi di fonia o connettività a milioni di persone, famiglie e aziende, oppure un sito internet bancario con milioni di correntisti che custodisce lo storico di transazioni, depositi, investimenti per anni ed anni, senza ovviamente essere consultabili da tutta la popolazione del web, allora sì che comprendiamo quanto il Deep Web rappresenti la vera dimensione occulta del mondo di internet. A questo oggi dobbiamo aggiungere tutti i dispositivi IOT (elettrodomestici, telecamere, assistenti vocali, apparecchi domotici, smartphone) che sono iperconnessi tra di loro e certamente non possono essere accessibili da chi lo voglia.

Ebbene, questa è la parte più ampia della rete internet. E anche un bambino, conoscendone le dimensioni, potrebbe scoprirlo da solo.

Il dark web

Cosa è il Dark Web? È un sottoinsieme non indicizzato che si annida nel Deep Web. Accessibile tramite TOR ed altri software ed ha una dimensione che è incalcolabile se utilizziamo la fantasia. Infatti, potrebbero essere tantissimi i siti .onion, estensione del dominio delle pagine web visibili sotto la rete TOR, che non sono indicati dalle Hidden Wiki, vere e proprie Wikipedia di Links dove poter raggiungere i siti del dark web, e nemmeno dalle Directory, siti internet che contengono centinaia e a volte migliaia di links che rimandano ai servizi .onion. Inoltre, ogni sito internet può avere dei sottolivelli che potrebbero raggiungere l’infinito.

Qui però parliamo di leggende. Entriamo nel merito della mia ricerca che è basata sui fatti e sull’esperienza di tre anni di navigazione giornalistica nel Dark Web dove non solo si sono sfogliate decine di Directory, ma si sono visitati almeno 100.000 siti.

Avete letto bene, la mia ricerca si basa su 100.000 siti che sono stati navigati ed esplorati personalmente e possono facilmente e sommariamente essere raggruppati in pochissime categorie che vi spiegherò con delle brevi descrizioni:

Informazione:

Lo spirito del Dark Web comprende proprio la libertà di espressione con dei portali che danno notizie “scomode” o “alternative” nei paesi dove esiste censura di pensiero. Tanti sono i siti in più lingue che rimandano a movimenti ideologici e collettivi, per la maggiore di derivazione Anarchica, ma non mancano movimenti che promuovono una tutela maggiore della privacy in rete. Quindi c’è tanta controinformazione e l’esempio più lampante che porto sempre avanti è la versione della Bibbia tradotta nelle lingue dei paesi dove è severamente vietata.

Black Markets:

Sono il cuore del Dark Web in termini economici, inutile dire che è impossibile contarli tutti e verificarli nella loro affidabilità, ma sono certamente i punti di incontro dove gli utenti, diversi milioni per l’esattezza, si affidano a venditori spregiudicati che offrono droga, armi, medicinali che richiedono prescrizione medica, dati bancari e personali di utenti ignari, steroidi e guide create dagli hackers che vengono acquistate dai crackers

Pagine Web vuote o non funzionanti

Pagine vuote, errori tipici da codice 404 che rimandano ai servizi di web hosting che ospitano le pagine della dark net e che alimentano la lista dei i domini .onion all’interno delle directory. Il funzionamento non è chiaro, ma è certo che tantissime di queste iniziative sono oggi messe alle strette dalle Autorità Federali.

Scam

Esistono molti siti che promettono gli stessi servizi dei Black Markets facendo leva sulle debolezze degli utenti promettendogli assassini da assoldare, profili social da violare, attacchi hacker da sferrare, pulizia di bitcoin, addirittura casinò o giochi online e documenti falsi di ogni genere. Tante promesse che dopo il pagamento del servizio rigorosamente in anticipo, non si avverano rivelandosi delle vere e proprie truffe.

Directories – Motori di ricerca

Le directory sono tantissime. Molte propongono sempre gli stessi links, altre invece cambiano tramite un intelligente servizio di scansione simile allo spider bot di Google. Poi ci sono le Hidden Wiki, sponsorizzate spesso come la porta di accesso al Dark Web, ma è chiaro che la hidden Wiki è una e l’originale non solo riporta i links ai siti, ma fornisce un servizio di enciclopedia “oscura e vietata” simile alla più conosciuta Wikipedia. Fitta anche la presenza di motori di ricerca che sono simili a Google, ma non sempre trovano il risultato che si spera. Molti di questi sono basilari e formano una rete unica di attività commerciali dedite all’advertising on-line nella parte più oscura della rete.

Pedopornografia-pornografia-violenza su animali-GORE

Sono tanti i siti pornografici nella clear web, ma la pornografia nel dark web assume toni raccapriccianti. Violenza, abuso su minori, film snuff e sesso estremo sono all’ordine del giorno. I siti che afferiscono a queste categorie si dividono in diversi tipi: chat, siti web tradizionali oppure contenitori di servizi. Le chat sono solitamente aperte e lì c’è uno scambio notevole di file multimediali in forma gratuita. Poi ci sono i forum, dove per entrare bisogna registrarsi che non solo garantiscono contenuti audio/video o immagini, ma forniscono suggerimenti sull’adescamento dei bambini o su come mettere in atto veri e propri omicidi, anche finalizzati al cannibalismo.

Inoltre, sono tantissimi i siti pedopornografici del dark web che puntano alle più grandi piattaforme di sharing online, come Satoshi box o Megaupload, dove è possibile appunto scaricare a velocità elevata pacchetti di contenuti proibiti dopo aver pagato.

Siti-Web – Forums

Sono siti web normali che trattano diversi argomenti, compresi i forums che stabiliscono punti di incontro tra utenti su tematiche legali e non. La loro affidabilità ed il loro aggiornamento non sempre è quotidiano, ma sono presenti da molto tempo ed è quello che io chiamo “ritorno al passato”: quando internet aveva un HTML basilare e non troppo evoluto. Presenti tantissimi blog che per la maggiore affrontano tematiche di Cybersecurity e di diritti della popolazione digitale in termini di tutela al consumo ed alla privacy.

Honey Pot

Prendete tutti questi siti già trattati nelle descrizioni precedenti, estrapolate per la maggiore i servizi vietati dalle leggi internazionali e trasformateli in trappole messe in piedi dalle Autorità Federali, oppure i Markets esistenti ed i forum e le chat pedopornografiche. Il dark web è pieno di Honey-Pots dove le autorità studiano gli utenti dei portali e procedono dopo mesi agli arresti. Casi più famosi sono quelli di Silk road ed Alpha Bay per i markets e Playpen per le piattaforme pedopornografiche. Non ultimi i mercati Valallah e Wall Street Markets. Anche Dream Market è prossimo alla chiusura.

Conclusioni

Se dovessimo fare una statistica sulla presenza e sulla tipologia dei portali nel Dark Web in base alle categorie indicate, è possibile ragionare su queste cifre:

  • Non Funzionanti: 45%
  • Scam: 44%
  • Siti Web – Forums: 6%
  • Pedopornografia – Gore: 4%
  • Directories – search engines: 0,5%
  • Information: 0,3%
  • Black Markets: 0,2%

Ad oggi il numero dei Black Markets è impossibile calcolarlo, ma è davvero limitato, mentre sono tantissime le pagine non funzionanti. I servizi di Directory sono sempre gli stessi e quelli che un tempo erano il fiore all’occhiello degli aggregatori di links .onion sono stati spazzati via da attacchi hacker.

Non sappiamo se si tratta di bande o singoli hackers, ma molto probabilmente in questo momento c’è una repressione notevole del Dark Web da parte delle Autorità Federali. Il terrorismo è un fenomeno irrilevante in termini di propaganda perché è appurato che le comunicazioni avvengono dove è possibile raggiungere molti utenti “da convertire”. Impossibile quantificare anche il numero di Honey Pot presenti in rete perché bisognerebbe provarli… ed attendere che qualcuno bussi alla porta. Inoltre è dimostrato come il Dark Web non ha assolutamente una dimensione definita per via di links che non sono indicizzati e possono essere comunicati tramite conversazioni peer2peer, ma questa evenienza si presenta anche nei siti del clear web dove spesso vengono diffusi url in chiaro che ospitano portali dai contenuti illegali.

Per arrivare a questa conclusione, non bisognava aspettare così tanto, magari dagli Stati Uniti, ma bastava navigare nel profondo attentamente e osservare la rete oscura per capire che è impossibile superare le dimensioni del Deep Web per una semplice opportunità che scaturisce dalla composizione della rete cosiddetta “profonda” dove ogni cosa è collegata ad essa ed emerge in piccole quantità nell’internet visibile sotto forma di siti e servizi destinati agli utenti del World Wide Web.

Il vero quesito da porre oggi non è quanto è grande il Dark Web, ma che fine farà quando la repressione delle Autorità Federali farà il suo corso.

Chi ne saranno i suoi fruitori?

Esisteranno ancora i Black Markets?

Oppure il Dark Web è esso stesso un Honey Pot dato in pasto ai criminali, agli anarchici, ai terroristi ed ai pedofili dove ci si può sfogare per lasciare impronte che saranno utili alla loro cattura?

Questi dubbi sono legittimi, visto che l’origine è militare, come per la maggior parte delle scoperte più importanti del mondo.

A chi ha fatto bene in questi anni la disinformazione sulla vera dimensione del Dark Web?

Solo ai Governi oppure anche agli addetti ai lavori ed agli Youtuber che hanno costruito carriere di fama, con lauti guadagni, cavalcando delle vere e proprie leggende metropolitane, messe in piedi a volte da loro stessi?

Quello che vi ho raccontato, invece, è quanto da me osservato in questi tre anni di navigazione immerso tra 100.000 siti internet dove non sempre la visione dei loro contenuti è stata facile.

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