La soglia alle emissioni elettromagnetiche esistente in Italia, pari a
a 6 V/m, “rappresenta una forte penalizzazione storica che ha comportato la moltiplicazione delle stazioni radio base e che in prospettiva per il 5G comporterà ulteriori penalizzazioni“: a sottolinearlo, nel corso dell’audizione alla Commissione Trasporti della Camera sul 5G e big data, è stato il presidente di Asstel, Pietro Guindani. “In Europa la densità di potenza massima è di 10 watt per metro quadro, in Italia è di 0,1 watt per metro quadro: da noi c’è quindi un limite cento volte più stringente”, ha aggiunto Guindani che si è poi soffermato sull’allineamento delle condizioni di uso delle frequenze in Italia a quelle vigenti nella Ue, sottolineando come “Gli effetti sanitari rilevati sull’esposizione alle onde radio sono solo di natura termica, secondo tutte le evidenze scientifiche oggi disponibili, incluso le evidenze mediche, che dunque depongono a favore della correttezza delle soglie raccomandate dalla comunità scientifica internazionale organizzata nell’Icnirp (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), Commissione riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Unione Europea”.
“La stragrande maggioranza dei Paesi europei adotta il limite di 10 watt per metro, come indicato dall’Icnirp”, ha aggiunto poi Antonio Capone, del Politecnico di Milano, che ha illustrato i risultati principali di uno studio, realizzato insieme agli operatori, con simulazioni di propagazione elettromagnetica con gli stessi strumenti usati per la realizzazione delle reti 5G e un’analisi dei database dei siti radiomobili esistenti: Torino, Modena, Trieste, Rimini e Caserta le città in cui è stato condotto lo studio. Sono stati presi in esame in queste città impianti esistenti, classificati in impianti non espandibili (non è possibile l’espansione 5G) e in impianti idonei al 5G. La frequenza valutata è quella 3,6-3,8 GHz, una delle tre utilizzate dalle sperimentazioni del Mise, quella più utilizzata per offrire i servizi 5G avanzati.
Quali sono i risultati ottenuti? Capone ha risposto: “Utilizzando solo i siti attualmente disponibili ed espandibili è emerso che la qualità è pessima con i limiti elettromagnetici attuali e i siti esistenti, senza l’utilizzo di questi si creerebbero all’interno delle aree urbane dei buchi di copertura che renderebbero di fatto la maggior parte dei casi d’uso del 5G in sperimentazione non implementabile”.
Cosa occorrerebbe fare, secondo Capone? “E’ risultato che il 62% degli impianti non è espandibile con gli attuali limiti. In generale in Italia i 27mila impianti presenti non possono essere espandibili con gli attuali limiti, per cui andrebbero reingegnerizzati o sostituiti con nuovi impianti per il 5G”. “Al contrario, invece”, ha concluso Capone, “è emerso che adottando i limiti adottati dall’Icnirp, gli impianti esistenti risultati tutti espandibili e nella maggior parte dei casi sufficienti a raggiungere gli obiettivi di qualità di copertura”.
Le altre proposte di Asstel
Servono “aggiornamenti normativi, a partire da misure che consentano la massima velocità ed efficienza nella posa dei cavi in fibra e nella realizzazione delle stazioni radio 5G. Così come sarà essenziale l’applicazione uniforme di norme nazionali sul piano locale, e la messa a disposizione, con il completamento del Sinfi (il catasto delle Infrastrutture di sopra e sottosuolo), di tutte le informazioni utili alla progettazione e realizzazione degli investimenti da parte degli Operatori”, ha proposto Guindani.
“È opportuno proseguire“, ha concluso Guindani, l’approfondimento degli studi e ricerche sull’elettromagnetismo, che riguarda tutte le tecnologie di comunicazione radio e non solo il 5G. “A tal fine Asstel propone di accompagnare le riforme normative necessarie con iniziative volte a soddisfare le esigenze di informazione chiara ed esaustiva provenienti dall’opinione pubblica, mediante l’istituzione anche in Italia di una Commissione per il monitoraggio della ricerca scientifica internazionale in tema di elettromagnetismo e l’avvio di campagne informative sulle modalità di utilizzo dei cellulari”
Copertura fibra oltre 100 Mbps al 30% nel 2018
Nel 2018 la copertura in Italia delle reti in fibra superiori a 100 Mbps è del 30%, contro il 22% del 2017, ha riferito il presidente di Asstel Pietro Guindani, precisando che a livello europeo la copertura è del 58% una percentuale però costituita per il 27% da fibra e per il 31% da cavo coassiale delle reti tv. “Sulla fibra – ha detto il presidente di Asstel, ce la caviamo”.