Nell’edizione 2019 della classifica KPMG dei Paesi che più di altri al mondo stanno lavorando per sviluppare e innovare il mercato delle auto a guida autonoma e connessa in rete, l’Autonomous Vehicles Readiness Index (AVRI), è l’Europa a posizionarsi meglio sullo scenario internazionale, piazzando sei Paesi tra i primi dieci.
A livello mondiale, è l’Olanda il Paese che più di tutti sta accrescendo la capacità di sviluppare e implementare la tecnologia di guida autonoma sulle proprie strade. Amsterdam ha totalizzato 25.05 punti, calcolati su 26 variabili e basati su quattro pilastri centrali: politiche nazionali e regolatorie orientate alla crescita e tese a favorire l’innovazione; un indice di innovazione tecnologica molto elevato; una diffusa presenza di infrastrutture abilitanti tali tecnologie; un elevato consenso da parte dei cittadini.
Seguono in classifica Singapore, con 24.32 punti, la Norvegia, con 23.75 punti, gli Stati Uniti (22.58), la Svezia (22.48), la Finlandia (22.28), il Regno Unito (21.58), la Germania (21.15), gli Emirati Arabi Uniti (20.69) e il Giappone (20.53).
L’Europa piazza così sei Paesi tra i primi dieci al mondo, affermandosi di fatto come mercato leader per quanto riguarda la mobilità connessa ed autonoma (connected and automated driving).
Per l’Europa è davvero una possibilità concreta quella di affermarsi a leader globale del settore, ma per la European Automotive and Telecoms Alliance (EATA), l’alleanza per la promozione della guida connessa, assistita e automatizzata in Europa, attenta alle questioni tecnologiche, ma anche normative ed infrastrutturali, mancano ancora dei passaggi chiave affinché questo avvenga.
L’associazione ha chiamato in causa le Istituzioni di Bruxelles e Strasburgo, nei giorni scorsi, proprio in vista delle elezioni del Parlamento europeo di maggio, esortando la sfera politica ad intensificare gli sforzi per garantire che l’Unione assuma un ruolo guida globale nella mobilità connessa e automatizzata.
Per raggiungere questo ambizioso risultato è necessario realizzare un nuovo ecosistema europeo per la mobilità “digitally-driven”. Nel manifesto presentato la scorsa settimana, l’EATA chiede: un quadro regolatorio e normativo chiaro, volto a favorire investimenti e innovazione; la fine dell’eccessiva frammentazione regolatoria e legislativa, attraverso il coordinamento delle diverse iniziative politiche di ogni singolo Stato membro; il riconoscimento della neutralità tecnologica come fattore fondamentale per lo sviluppo della mobilità connessa e automatizzata; favorire ed accelerare la cooperazione su scala globale.
A riguardo, l’AVRI indica dei possibili percorsi che ogni Stato può seguire per affermarsi in questo nuovo mercato e migliorare i propri livelli di competitività: “ci sono cinque diversi motivi attraverso cui un paese può diventare leader nell’implementazione e nello sviluppo della tecnologia di guida connessa e automatizzata. Innanzitutto – si legge nella nota che accompagna l’edizione 2019 – i Governi devono essere disposti a regolamentare e supportare lo sviluppo di tale industria. In secondo luogo, la strada e la rete mobile devono essere in una condizione di massima efficienza ed affidabilità, con la presenza di investimenti e innovazione nel settore privato. In quarto luogo, lo sviluppo della CAD richiede test su larga scala con la partecipazione diretta del settore automobilistico. Infine, il rapporto sottolinea l’importanza di un governo proattivo, in grado di creare nuove partnership, coinvolgere i produttori e attrarre investitori”.
In occasione del Digital Day 2018, la Commissione europea aveva inserito il sostegno alla mobilità connessa e automatizzata tra i punti chiave per lo sviluppo tecnologico dell’Unione, la crescita e l’innovazione, la competitività e la costruzione di un mercato unico digitale forte.