Italia
Mentre l’Europa fa un gran parlare di sviluppo delle competenze tecnologiche (‘eSkills’) come chiave di accesso imprescindibile per il mercato del lavoro, c’è chi – in Italia – queste competenze ce l’ha, ma rischia lo stesso di perderlo, il lavoro. Colpa della crisi, certo, si dirà, ma forse anche della perdita di appeal del nostro paese, che non riesce più ad attrarre le imprese ad alta densità tecnologica che, anzi, si stanno apprestando a smantellare tutto quanto costruito negli anni passati grazie proprio alle competenze e alla preparazione dei lavoratori del bel paese.
Il mercato è in affanno, questo è un dato inoppugnabile, anche se l’Italia risulta tra i primi paesi al mondo per diffusione dei cellulari, ma la spending review, che nel caso delle aziende diventa ‘trasformazione strutturale’, colpisce sempre l’anello debole della catena: i lavoratori.
E così, dopo il caso Alcatel-Lucent (Leggi articolo Key4biz) è ora la volta di Nokia Siemens Network, che sta per lasciare a casa 580 dei 1.100 dipendenti che attualmente lavorano per la Nokia Siemens Networks Italia – a Cassina de Pecchi (Milano), Roma e Catania – nell’ambito di un piano di ristrutturazione lacrime e sangue che non interessa solo il nostro paese. 17 mila sono infatti gli esuberi previsti a livello mondiale dopo i 2.900 licenziamenti in Germania e i 1.200 in Finlandia, i mercati ‘domestici’ della joint venture tra Nokia e Siemens.
Ieri a Milano è andata in scena la protesta dei lavoratori Nokia Siemens Network, che hanno appreso la notizia del loro prossimo licenziamento venerdì scorso durante l’incontro con i sindacati, avvenuto presso la sede di Assolombarda.
Un’operazione che secondo il rappresentante Fiom-Cgil Sergio Bellavita è “stata fin dall’inizio considerata spregiudicata e tesa esclusivamente al progressivo disimpegno della multinazionale dall’Italia”.
“Con una spregiudicata operazione, il colosso finnico-tedesco pretende di cancellare la propria presenza in Italia. Questo è inaccettabile“, denunciano i rappresentanti sindacali, sottolineando la necessità di “contrastare con ogni mezzo questa sciagurata scelta” perchè, aggiungono “…non si può rimanere impassibili di fronte allo stillicidio quotidiano di perdite di posti di lavoro anche con alte competenze tecnologiche”.
La situazione, denunciano i sindacati, deriva, tra l’altro, dal fallimento della cessione delle attività di ricerca alla canadese Dragonwawe e si somma ai 300 esuberi previsti alla Jabil, la multinazionale americana subentrata tre anni fa a Nokia Siemens.
I sindacati chiedono pertanto l’intervento del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera per la convocazione di un tavolo che prenda in esame la drammatica situazione del settore. Non è infatti solo NSN ad apprestarsi a licenziare: anche Alcatel-Lucent prevede circa 490 esuberi sui 2.100 dipendenti italiani, 360 tecnici specializzati nelle attività R&D OPTICS e 130 impiegati nelle attività commerciali e l’azienda ha confermato anche il piano di riduzione dei lavoratori della sede di Trieste, con una riduzione di circa 200 unità nel corso del 2012.
Senza un intervento urgente sul settore, osserva ancora la Fiom, “non servirà più alcun tavolo, ma la protezione civile, per raccogliere le macerie“. Ed è proprio per rivendicare l’azione immediata e decisa del governo e delle istituzioni che le lavoratici e i lavoratori di Nokia Siemens Networks e di Jabil hanno manifestato ieri davanti alla Prefettura.
“Il rischio – concludono i rappresentanti sindacali – è che si cominci ad occuparsi dal settore solo dopo la sua scomparsa dall’Italia”.