Pirateria: in Italia la metà dei software è illegale. BSA chiede maggiore sostegno al copyright, ma non solo ‘a parole’

di Alessandra Talarico |

Circa 1,4 miliardi di euro sottratti all’economia legale nel nostro Paese, dove il tasso di pirateria si attesta al 48%. A livello globale, il tasso di pirateria nel 2011 si è attestato al 42%, per un valore commerciale di oltre 45,6 miliardi di dollari.

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Software pirati

La pirateria dei software continua a sottrarre risorse all’economia legale in tutto il mondo ma, naturalmente, l’Italia non poteva non eccellere anche in questo: quasi la metà (48%) dei programmi installati nel nostro paese è, infatti, illegale per un valore commerciale di circa 1,4 miliardi di euro.

Lo rivela l’ultima edizione del BSA Global Software Piracy Study della Business Software Alliance (BSA), secondo cui il nostro paese si colloca all’ottavo posto mondiale in termini di perdite legate alla pirateria. Con un tasso di illegalità pari al 48% (sceso di un punticino percentuale rispetto allo scorso anno), in Europa occidentale – dove la media è scesa dal 35% al 33% – siamo secondi solo alla Grecia (61%).

 

A livello globale, il tasso di pirateria nel 2011 si è attestato al 42%, per un valore commerciale di oltre 45,6 miliardi di dollari.

 

Sulla base dei risultati di una ricerca qualitativa da Ipsos su 15.000 utenti in 33 nazioni, emerge inoltre che il 57% degli utenti ammette di aver impiegato software illegale, se non sempre o quasi, quantomeno occasionalmente o “raramente”, con un tasso decisamente più elevato nei mercati emergenti rispetto a quelli maturi (il rapporto è di circa 68 a 24).

 

Una situazione che non ha paragoni in nessun altro settore commerciale e che viene affrontata solo ‘a parole’, senza cioè che le dichiarazioni di principio in favore della proprietà intellettuale si trasformino in incentivi pratici atti a far cambiare comportamento ai pirati.

“Se il 48% dei consumatori taccheggiasse i prodotti sugli scaffali dei negozi, questo sicuramente indurrebbe le Istituzioni ad intensificare la sorveglianza da parte delle forze dell’ordine e ad appesantire le pene per i trasgressori della legge” ha fatto notare Matteo Mille, Presidente di BSA Italia, che ha quindi sottolineato la mancanza, nel nostro paese, “di una salda normativa per la tutela della proprietà intellettuale in rete, laddove altre nazioni europee stanno già traendo positivi risultati da innovazioni regolamentari che noi da tempo chiediamo alle Istituzioni, insieme alle altre associazioni di categoria dei titolari di diritti d’autore”.

 

Anche il presidente e Ceo di BSA, Robert Holleyman, chiede un’accelerazione dell’evoluzione normativa a tutela della proprietà intellettuale e “un’intensificazione dell’impegno nell’enforcement, per garantire la certezza delle sanzioni a carico dei pirati”.

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