Opening
28 marzo 2019, ore 18
fino al 16 aprile 2019
Accademia di Belle Arti di Roma – Aula
Colleoni
Sede di Via Ripetta – Piazza Ferro di Cavallo 3, Roma
Tra i maggiori incisori italiani del ‘900, Luigi
Bartolini (Cupramontana, 1892 – Roma, 1963) divide questo unanime
riconoscimento con un gigante del calibro di Giorgio Morandi. Un marchigiano e
un emiliano, che insieme a pochi altri scrissero la storia della grafica d’arte
novecentesca, nel segno dell’innovazione, di un linguaggio indipendente e di
un’urgenza poetica capace di surclassare il virtuosismo tecnico.
A Bartolini l’Accademia di Belle Arti di Roma dedica una mostra pensata per gli
spazi dell’Aula Colleoni. In tutto 23 incisioni, realizzate tra il 1915 e il 1936,
che il professor Giuseppe Modica, nel ruolo di curatore, e la signora Luciana
Bartolini, figlia dell’artista, hanno selezionato e disposto lungo un percorso
ragionato, tra assonanze tematiche e linee cronologiche.
La poesia resta, nel percorso di Bartolini, una nota costante e squillante.
Tanto che lui stesso definì quelle sue geniali esplorazioni grafiche della
natura come “deformazioni liriche suggerite dalla mia estrosità poetica”, non
certo delle “affrettate annotazioni“.
Mentre Carlo Bo amò tributarlo come “il
più felice degli inventori, uno degli uomini più toccati dalla grazia poetica”.
Il segno nervoso graffiava il foglio non immacolato, oltre ogni anelito di
purezza e di perfezione, quasi in accordo col temperamento passionale, con
l’indole ironica e dissacrante, con la vivacità di pensiero e di sguardo.
L’incisione (l’acquaforte in particolare, tra “maniera bionda” e “maniera
nera“) era per lui luogo di sperimentazione: un vis à vis non
convenzionale con le superfici duttili, con gli inchiostri e i torchi, ma
soprattutto con quei soggetti che – oltre l’estetizzante eredità simbolista,
oltre il paesaggismo accademico o la schietta critica realista, e senza
piegarsi alla radicalità delle Avanguardie – egli trasformava in apparizioni
fugaci, vibranti, aggraziate, impetuosamente pittoriche. Non scontate, se pur
nutrite di un costante studio della tradizione.
“Gli stessi ricordi”, scrive in
catalogo il critico Giuseppe Appella, “si
perdono tra passaggi e velature, si fondono – fantasmi ricacciati nel profondo
e subito riapparsi – nelle nervature dei segni, vibrano sul fondino giallo che
esalta gli spazi”. Ne deriva un intreccio di segni veloci, di bianchi e
neri profondi, ma anche di forme lievi, a raccontare una natura poetica al
limite dell’incanto. Opere pervase – dice ancora Appella – “dal sottile sentimento fattoriano (il
rispetto e l’ammirazione di Bartolini per Fattori sono ricordati in molti
scritti) al grande amore per Goya, al sapiente e violento chiaroscuro di
Rembrandt”.
Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Roma – città nella quale ha insegnato
e dove è stato, come sottolinea la Direttrice Tiziana d’Acchille, “un punto di riferimento per le giovani
generazioni che a Roma trovavano un luogo di formazione” – Bartolini non fu
solo un poeta del segno. Fu autore di versi, testi critici, romanzi (su tutti “Ladri di biciclette”, da cui fu tratto
il celebre film di De Sica), con oltre 70 pubblicazioni all’attivo.
E fu fortemente critico nei confronti del regime fascista: accusato di
mantenere segreti rapporti epistolari con i fuoriusciti, venne confinato a
Merano e poi a Roma. Non sottoscrisse dunque – al contrario di molti
intellettuali dell’epoca – il “Manifesto della
razza” del 1938 e riuscì anche a salvare nel ’44 una famiglia ebrea di
Königsberg, nascondendola nel suo appartamento per una decina di giorni e così
sottraendola a un’operazione di rastrellamento.
Un uomo dalla forte statura morale e intellettuale, oltre che dalla profonda
umanità, a cui lo straordinario talento artistico procurò importanti
partecipazioni istituzionali (incluse numerose edizioni della Biennale di
Venezia, a cui fu invitato quasi ininterrottamente dal 1928 al 1962) e vari
prestigiosi riconoscimenti, dall’ex equo con Morandi alla Mostra dell’Incisione
Italiana di Firenze, nel 1932, ai premi per la Quadriennale di Roma nel 1935 e
per la Mostra Internazionale dell’Incisione di Lugano, nel 1950.
INFO:
Orari mostra: dal lunedì al sabato, h. 10-18
Contatti: Accademia di Belle Arti di Roma – Via di Ripetta 222, Roma
comunicazione@abaroma.it; eventi@abaroma.it – www.accademiabelleartiroma.it
Dal 28 marzo al 16 aprile 2019, in mostra a Roma i lavori di Luigi Bartolini, uno dei maggiori incisori italiani del ‘900: “un punto di riferimento per le giovani generazioni che a Roma trovavano un luogo di formazione”.