Privacy: le risposte di Google non soddisfano i Garanti Ue. Entro l’8 giugno nuovi chiarimenti

di Raffaella Natale |

Successivamente tutto il dossier passerà al Gruppo Articolo 29 che manderà le proprie conclusioni a Google entro metà luglio.

Europa


Web e privacy

Google non ha fornito informazioni sufficienti sulle nuove regole in materia di privacy. E’ quanto dichiarato dal Garante privacy francese, Cnil, che ieri ha chiesto alla web company di fornire ulteriori chiarimenti.

La Commissione, incaricata dal gruppo di lavoro Articolo 29 della Ue di seguire il caso, ricorda che il 16 marzo ha inviato un questionario alla società. La replica del gruppo è giunta il 20 aprile in modo incompleto.

Il Cnil s’è detto ‘soddisfatto della collaborazione di Google’, lamenta tuttavia che ‘le risposte fornite sono state insufficienti’ e in alcuni casi ‘approssimative’.

Ieri è stato quindi deciso, per poter completare l’analisi, di inviare un questionario aggiuntivo, su alcune questioni specifiche. Google avrà tempo fino all’8 giugno per rispondere.

 

Sempre ieri il Garante francese ha ricevuto i rappresentanti della società americana, com’era già stato annunciato nei giorni scorsi (Leggi Articolo Key4biz).

“Questo incontro – precisava Google in una nota del 16 maggio – ci darà l’opportunità di contestualizzare la nostra replica e illustrare le azioni che metteremo in atto per tutelare la privacy dei nostri utenti”.

 

Nel febbraio scorso, il Cnil aveva definito la nuova policy di Google non in linea con alcune condizioni poste dalla Direttiva Ue sul data protection (95/46/CE) e aveva chiesto di farne slittare l’entrata in vigore. Un suggerimento, tuttavia, non accolto dall’azienda americana che il 1° marzo ha dato il via alle nuove regole sulla privacy.

In particolare si osservava che ‘per un utente medio è impossibile capire’ le norme e l’uso dei dati raccolti da Google. E si psiegava che l’incrocio dei dati raccolti da Mountain View tra i suoi diversi servizi faceva “crescere i timori” su quali fossero “le vere pratiche di Google”. Inoltre, riguardo all’uso dei cookies, non risultava chiaro come Google intendesse “ottemperare al principio del consenso” esplicitamente previsto dalla Direttiva europea.

 

In virtù di questa nuova policy, che ha condensato le vecchie 60 regole in un’unica norma, Google ha raggruppato le informazioni degli utenti provenienti dai diversi servizi, fino al 1° marzo separate, come Gmail o il social network Google+, in modo da disporre di una visione ‘globale’ degli utenti.

Il gruppo ha detto di aver messo in comune i dati raccolti sugli utenti per migliorare i risultati di ricerca, ma anche per offrire pubblicità più personalizzate.

 

“Allo stato attuale  – ha commentato ieri il Garante francese – riteniamo che sia impossibile sapere esattamente come Google usa i dati personali degli utenti, quale sia la relazione tra i dati raccolti, le finalità e i destinatari e se venga rispettato l’obbligo di informazione sul trattamento dei dati”.

Il Cnil sostiene anche che “Google non è in condizione di fornire una durata massima per la conservazione dei dati”.

“Una volta ottenute le risposte complete e dettagliate, il Cnil presenterà il suo rapporto al G29, che definirà la sua posizione e gli eventuali miglioramenti che Google dovrebbe apportare alle norme sulla privacy, in linea con la Direttiva Ue sul Data protection”.

Le conclusioni di questa analisi verranno trasmesse a Google entro la metà di luglio.

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