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Il sistema operativo Android di Google non viola i brevetti legati al linguaggio di programmazione Java, di proprietà del gruppo Oracle.
Il gruppo guidato da Larry Ellison sosteneva che, nello sviluppo di Android, lanciato nel 2007, Google avesse violato il copyright e due brevetti – RE38,104 e 6,061,520 – del linguaggio di programmazione Java e chiedeva alla corte di bloccare la distribuzione del sistema operativo mobile.
I dieci giurati hanno impiegato una settimana per giungere a questo verdetto, concludendo all’unanimità che Oracle non avrebbe fornito prove sufficienti a supporto delle sue rivendicazioni.
Data la decisione, Google non sarà obbligato a risarcire Oracle, che chiedeva 1 miliardo di dollari di danni e interessi, ritenendo che l’intero sistema operativo Android fosse basato su applicazioni Java.
Google, dal canto suo, ha sempre negato ogni addebito, sostenendo di aver realizzato Android da zero e che le parti Java utilizzate non fossero coperte da copyright, essendo Java un linguaggio di programmazione la cui implementazione di riferimento è libera.
Tesi, questa, respinta da Oracle, secondo cui Google ha tratto benefici economici da Android che ha aumentato i ricavi pubblicitari del motore di ricerca, senza aggiungere nulla a Java.
In ogni caso, per il gruppo di Mountain View, si trattava di ‘fair use’ perchè Android è un Os gratuito ed espande l’utilità del linguaggio, estendendolo agli smartphone, cosa che non era riuscita né a Sun MicroSystem – che ha creato Java – né a Oracle, che ha acquisito Sun nel 2010.
“Siamo riconoscenti del verdetto della giuria”, ha affermato l’avvocato di Google, Robert Van Nest, mentre il giudice William Alsup, nel ringraziare i giurati ha affermato che “questo è stato il più lungo processo civile in cui sono stato coinvolto”.
Per il portavoce di Google, “il verdetto della giuria secondo il quale Android non viola i brevetti di Oracle ha rappresentato una vittoria non solo per Google, ma per l’intero ecosistema Android”.
Il processo, comunque, non è ancora finito, anche se il lavoro della giuria è giunto a conclusione: il giudice Alsup dovrà ora rendere la decisione finale sull’uso illecito delle interfacce di programmazione (API), che è stato in effetti riconosciuto anche se la giuria non è riuscita a trovare accordo unanime su un secondo punto importante del contenzioso, cioè se Google abbia rispettato o meno i criteri di ‘fair use’ (uso corretto) del software.
Se la decisione finale dovesse essere favorevole a Oracle, Google dovrà versare un risarcimento di massimo 150 mila dollari.