La guerra interna di Google va avanti.
Alcuni dipendenti del colosso high-tech americano ritengono di aver trovato prove del fatto che i piani di Google di lanciare in Cina un motore di ricerca censurato – nome in codice “Dragonfly” – sono ancora in corso.
Secondo quanto riporta il sito The Intercept, alcuni dipendenti hanno individuato circa 500 modifiche al codice relativo a Dragonfly a dicembre. Altre 400 modifiche sono state apportate al codice a gennaio, indicando ai dipendenti che il progetto era ancora in corso. I lavoratori ‘spia’ anche studiato i piani di budget aziendale e hanno visto che circa 100 lavoratori erano ancora raggruppati nel budget associato a Project Dragonfly.
L’amministratore delegato di Google Sundar Pichai aveva dichiarato l’anno scorso ai regolatori statunitensi che Google non aveva al momento “piani” per lanciare il motore di ricerca censurato, e infatti, è arrivata subito la smentita dell’azienda.
“Questa speculazione è del tutto inaccurata – si è subito difeso il Colosso Hi-Tech -.Come abbiamo detto per molti mesi, non abbiamo in programma di lanciare il motore di ricerca in Cina e non ci sono lavori in corso. I membri del team sono passati a nuovi progetti.”
Che cos’è Dragonfly
In Cina Google non opera più dal 2010, anno in cui Big G decise di uscire dal mercato cinese proprio per le crescenti imposizioni di censura del governo di Pechino.
Ma data l’importanza economica che oramai il mercato cinese detiene, l’azienda guidata da Pinchai aveva capito che non poteva più restarne fuori. Per questo il progetto di ricerca ‘Dragonfly’ elaborato da Google avrebbe offerto alla Cina un motore di ricerca che bloccava i risultati per argomenti sensibili del governo cinese. Questi argomenti avrebbero probabilmente incluso lo Xinjiang, il Tibet e il massacro di piazza Tiananmen, sulla base di ciò che è già censurato per i motori di ricerca esistenti che operano in Cina.
Nella “lista nera” ci sarebbero anche ricerche come “diritti umani”, “protesta studentesca”, al presidente Xi Jinping e ad altri membri del partito comunista, la questione ambientale e l’utilizzo di Wikipedia.
Le accuse dei dipendenti e la lettera
A novembre oltre un centinaio di dipendenti di Google avevano protestato contro il progetto firmando una lettera aperta che evidenziava gli abusi dei diritti umani che Google sarebbe diventato complice se Dragonfly dovesse essere lanciato.
“La nostra opposizione – spiegavano i dipendenti – non riguarda la Cina ma le tecnologie che aiutano i potenti a opprimere i vulnerabili, ovunque siano. Il governo cinese non è certamente il solo a essere pronto a soffocare la libertà di espressione e ad usare la sorveglianza per reprimere il dissenso. Dragonfly costituirebbe un pericoloso precedente in un momento politico instabile, che renderebbe più difficile per Google negare concessioni simili ad altri Paesi”. Il motore di ricerca sarebbe, in sostanza, un altro strumento per la sorveglianza di massa cinese, già in piena espansione.
I dipendenti di Google dichiaravano che oscurare link e chiavi di ricerca non sarebbe stato solo un modo per “destabilizzare la verità che è alla base del voto popolare e del dissenso”, ma anche per “mettere a tacere le voci minoritarie e favorire gli interessi del governo”.
A chi credere?
È possibile che le modifiche al codice fossero solo gli ultimi ritocchi per portare a termine il progetto. Ma è possibile che le modifiche al codice significhino che il progetto non si è fermato, nonostante le affermazioni di Pichai. Un ingegnere informatico di Google disse a The Intercept che sospettava che Pichai potesse aspettare che l’indignazione sul progetto diminuisse prima di iniziare di nuovo i piani con un nuovo nome in codice.
Staremo a vedere.