OTT Vs Telco: cosa si nasconde dietro l’equivoco delle presunte ingerenze dell’ITU sulla governance di internet?

di Alessandra Talarico |

Secondo Milton L. Mueller ‘sbagliato e sciocco sostenere che ITU voglia controllare internet…è più internet che sta assumendo il controllo sulle tlc, stabilendo termini e condizioni alla base del funzionamento dell’ITU e delle sue unità operative’.

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Della contrapposizione tra le telco europee e le web company americane sulla sostenibilità dell’attuale modello di internet si discute ormai da tempo, con le prime a reclamare la necessità che le seconde partecipino al finanziamento delle reti, sovraccaricate dai loro servizi voraci di banda e da cui gli operatori non traggono alcun beneficio economico.

L’affaire si è arricchito nelle ultime settimane dall’allarme lanciato dalle aziende americane, rilanciato con forza dalla stampa d’oltreoceano e sostenuto dall’amministrazione Obama, secondo cui in occasione della conferenza WCIT di Dubai del prossimo dicembre, che si occuperà di rivedere il Trattato per la liberalizzazione delle telecomunicazioni, sarà discussa una proposta volta a porre la governance della rete sotto il diretto controllo dell’Onu, attraverso l’ITU.

Ad alimentare ulteriormente questo dibattito, quindi, la proposta di ETNO, l’associazione degli operatori europei, volta a riequilibrare le attuali regole internazionali sulle telecomunicazioni per garantire agli operatori un ‘equo compenso’ per il traffico generato dai servizi OTT, attraverso la stipula di accordi commerciali tra le parti (Leggi articolo).

Ma cosa c’è di vero nella denuncia degli Usa? E’ vero che l’Onu avrebbe mire di controllo sul web?

Secondo un articolo firmato da Eric Pfanner dell’International Herald Tribune, “La posta veramente in gioco, sono i soldi“: il conflitto reale, insomma, non verte tanto sulla governance di internet nè tanto meno sulla net neutrality o la libertà di espressione, quanto sugli interessi economici, con le telco che si battono, anche mettendo di mezzo l’ITU, per convincere le compagnie internet americane a condividere oneri e onori dell’aumento del traffico internet.

 

Secondo Pfanner, tuttavia, i teorici della cospirazione stavolta resteranno delusi: tra le carte preparate il vista del prossimo WCIT non ci sarebbe infatti alcun documento a dimostrazione delle presunte proposte volte a demandare la gestione del web all’ITU. E anche se ci fossero, gli Usa e i suoi alleati potrebbero facilmente bloccarle.

Per questo, il segretario generale dell’ITU, Hamadoun Tourè, si è detto dispiaciuto del fatto che “Il Congresso americano stia perdendo tempo prezioso su qualcosa che non è neanche in agenda. Non c’è un solo riferimento alla governance di internet, nei documenti in programmazione”.

 

Secondo il parere di Milton L. Mueller – professore presso la Syracuse University e autore del libro ”Ruling the Root: Internet Governance and the Taming of Cyberspace” – “sarebbe sbagliato e un po’ sciocco sostenere che l’ITU voglia controllare internet”.

“E’ una mossa molto astuta quello di far passare il tutto come un tentativo dell’ITU di prendere il controllo di internet”, sottolinea ancora Mueller, che aggiunge: “è internet, piuttosto, che sta assumendo il controllo sulle telecomunicazioni, stabilendo i termini e le condizioni alla base del funzionamento dell’ITU e delle sue unità operative”.

Discutere di una trasformazione delle regole internazionali sulle telecomunicazioni – sottoscritte nel lontano 1988 – insomma, non per forza rappresenta un pericolo, almeno non nel senso imposto dalle ultime ricostruzioni, anche se è vero che in questi casi, anche la modifica di una virgola potrebbe mutare il modo in cui le informazioni viaggiano su internet.

 

C’è anche da dire, sottolinea Pfanner, che le proposte di modifica al trattato internazionale che dovrebbero essere discusse a dicembre a Dubai sono dozzine, ma al momento solo quelle di ETNO sono state rese pubbliche, grazie al sito WCITLeaks (documento 1, documento 2): una mancanza di trasparenza che non fa che alimentare le teorie complottiste.

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