Italia
Continua l’inchiesta di Key4biz sulle criticità delle reti di telecomunicazione di fronte a ‘eventi imprevedibili’ quali terremoti o altre calamità naturali. Situazioni di emergenza per le popolazioni colpite, che proprio in questi momenti avrebbero invece maggiore bisogno di poter comunicare, per rassicurare i loro cari e, soprattutto, per poter avvisare i servizi di soccorso.
Come affrontare queste fragilità, cosa possono fare le aziende e le amministrazioni?.
Proponiamo oggi il contributo di Nicola De Carne, amministratore delegato di Wi-Next, società italiana specializzata nella produzione di apparati Wi-Fi Mesh e per reti Wi-Fi di sensori, secondo cui la soluzione per alleviare i disagi alle persone e per rafforzare la stabilità delle reti è quella di un uso coordinato della miriade di tecnologie di comunicazione già presenti sul territorio ma spesso frammentate.
“Ad ogni evento naturale di straordinaria dimensione e intensità si ripresenta il problema della fragilità delle reti di telecomunicazione, non solo nelle aree colpite dal fenomeno ma anche in tutte le zone confinanti che, a causa dello sbilanciamento dei carichi e dei picchi improvvisi di chiamate di parenti e amici preoccupati, rimangono isolate a loro volta per periodi più o meno lunghi.
La conseguenza non è solo l’impossibilità di accertarsi dello stato di salute dei propri cari ma anche e soprattutto, ovviamente, si pone un serio problema di comunicazione tra le strutture di pronto intervento, la protezione civile, i gruppi di volontari e in generale tutte le forze impegnate in campo.
La soluzione a mio parere non può arrivare da una scelta tecnologica univoca, ovvero non può solo essere affrontata con il rafforzamento delle reti cellulari o delle infrastrutture in fibra, ma deve obbligatoriamente essere ricercata attraverso un uso coordinato di diverse tecnologie di comunicazione e soprattutto attraverso la capacità di utilizzare se non proprio sfruttare la miriade di tecnologie di comunicazione già presenti sul territorio ma spesso frammentate.
In parole povere significa prevedere la possibilità di allestire in tempi molto brevi reti Fast Deploy a banda larga che utilizzino backbone mobili come ad esempio uplink satellitari ormai di facilissima implementazione, il cui segnale possa essere ripetuto attraverso dorsali a banda larga wireless e tecnologie ibride come le Femtocelle in grado di utilizzare il segnale broadband come portante per la generazione di una rete di telefonia mobile.
Contemporaneamente dovremmo essere in grado di sfruttare i punti di accesso presenti sul territorio che, anche se solo parzialmente utilizzabili, potrebbero integrare queste reti Fast Deploy. Si pensi solo alle centinaia di Hot Spot Wi-Fi spesso federati che fanno capo alle catene di distribuzione. Sarebbe sufficiente fossero dotate di sistemi di provisioning centralizzato in grado di cambiare i settaggi degli apparati e in pochi secondi trasformarli in punti di connettività pubblica di facile accesso e disponibili anche ad esempio per comunicazioni IP. Terminata l’emergenza, sempre attraverso sistemi di provisioning ormai largamente diffusi, potrebbero essere riportati allo stato originale a disposizione dei soli proprietari di quelle reti.
Come sempre è attraverso un utilizzo ragionato e consapevole delle tecnologie che si possono mettere a disposizione della collettività gli strumenti che possono contribuire a migliorare i soccorsi e perchè no, in questo caso, a contribuire ad alleviare lo stato d’animo di quanti vengono colpiti da questi drammi”.
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