Presentato oggi il primo “Rapporto sull’economia circolare in Italia 2019” realizzato dal Circular Economy Network, la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e 13 aziende e associazioni di impresa.
Secondo i dati diffusi dal documento, rispetto alle cinque più grandi economie del continente, il nostro Paese è complessivamente in testa nelle classifiche europee dei diversi indici di circolarità, ovvero il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse relative a investimenti e occupazione (2° posto), l’utilizzo di materie prime seconde (3° posto) e il livello di innovazione nelle categorie produzione (1° posto), consumo (3° posto), gestione rifiuti (2° posto).
“L’Italia vanta sicuramente grandi risultati vista la rilevanza che l’economia circolare ha avuto e ha nel nostro Paese”, ha commentato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e del Circular Economy Network, in occasione della Conferenza nazionale sull’Economia Circolare.
“Dobbiamo però impegnarci a tenere alto il livello delle nostre performance. Servono un piano e una strategia nazionale, una regolazione sull’end of waste che permetta ai numerosi progetti industriali in attesa di autorizzazione di partire. Ma serve anche una visione politica e amministrativa che manovri le leve della fiscalità, degli incentivi all’innovazione in favore dell’economia circolare, che va pensata non come un comparto, ma come un vero e proprio cambiamento profondo di modello economico”.
In effetti, pur da testa di serie in Europa, l’Italia nell’ultimo anno non ha guadagnato punti di vantaggio sulle inseguitrici, “ha infatti conquistato solo 1 punto in più (l’anno scorso l’indice complessivo di circolarità era di 102 punti)”, mentre ci sono Paesi che hanno raggiunto risultati più grintosi: “la Francia, per esempio, che aveva totalizzato 80 punti ne ha aggiunti 7; o la Spagna, che ha scalato la classifica partendo dai 68 punti della scorsa annualità, guadagnandone ben 13”.
Nel ranking ufficiale, dopo di noi (103 punti), troviamo il Regno Unito (90 punti), seguito da Germania (88), Francia (87), Spagna (81).
“Se non si recepiscono pienamente le politiche europee, facendo tra l’altro partire i decreti che tecnicamente regolano il trattamento e la destinazione di quelli che finora sono considerati rifiuti e che invece possono diventare una risorsa per la manifattura italiana, rischiamo di perdere non solo un primato ma un’occasione di rilancio economico fondamentale”, si legge nel commento al Rapporto sul sito fondazionesvilupposostenibile.org.
Il Rapporto suggerisce un decalogo su cui puntare per rilanciare l’operato nazionale su scala europea, ma anche per sostenere economia circolare e sostenibilità ambientale, per ridurre le emissioni climalteranti e migliorare i livelli di competitività del Paese.
Le azioni di compiere sono: assicurare le infrastrutture necessarie per l’economia circolare; diffondere e arricchire la visione, le conoscenze, la ricerca e le buone pratiche dell’economia circolare; implementare una Strategia nazionale e un Piano d’azione per l’economia circolare per affrontare carenze e ritardi; migliorare l’utilizzo degli strumenti economici per l’economia circolare; promuovere la bioeconomia rigenerativa; estendere l’economia circolare negli acquisti pubblici con l’utilizzo dei Green Public Procurement(GPP); promuovere l’iniziativa delle città per l’economia circolare; realizzare un rapido ed efficace recepimento del nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare; attivare rapidamente le pratiche di End of Waste; estendere l’economia circolare anche al commercio online.