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Impronte digitali e videosorveglianza nella Pa? I dubbi del Garante Privacy ‘Misura eccessiva, migliorare il Ddl’

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Perplessità del Garante Privacy sul Ddl contro l’assenteismo nella Pa, Antonello Soro: ‘Così com’è il testo, che continua a prevedere, in qualunque amministrazione pubblica, l’uso massivo e obbligatorio sia delle impronte digitali dei dipendenti sia delle telecamere, confligge con il principio di proporzionalità. Va migliorata la norma, in contrasto anche con GDPR'.

Dal Garante Privacy arriva lo stop all’uso massivo e obbligatorio, in tutte le pubbliche amministrazioni, delle impronte digitali dei dipendenti più la videosorveglianza. L’eccessiva misura è prevista nell’articolo 2 del disegno di legge ‘Concretezza’ promosso dal ministro Giulia Bongiorno, che introduce norme contro l’assenteismo nella Pa. Il Ddl è stato approvato al Senato e ora è in discussione alla Camera nelle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro, dove questa mattina Antonello Soro ha espresso sul testo le perplessità dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali. (Leggi il testo integrale dell’audizione del Garante Privacy).

Non può ritenersi in alcun modo conforme al canone di proporzionalità l’ipotizzata introduzione sistematica, generalizzata e indifferenziata per tutte le pubbliche amministrazioni, di sistemi di rilevazione biometrica delle presenze, in ragione dei vincoli posti dall’ordinamento europeo per l’invasività di tali forme di verifica e le implicazioni proprie della particolare natura del dato”, ha detto Soro durante l’audizione.

Insomma Antonello Soro ha puntato l’indice contro l’uso massivo e obbligatorio dell’uso contestuale di impronte digitali e telecamere, come previsto dalla norma, ma “tali sistemi cumulativi, contrastano con il canone di necessità e proporzionalità”, ha fatto sapere il Garante Privacy, che ha avanzato due proposte di modifica al testo del Ddl: “Sarebbe dunque opportuno modificarne il testo prevedendo espressamente:

  1. l’alternatività del ricorso alla rilevazione biometrica e alle videoriprese;
  2. l’ammissibilità della rilevazione biometrica in presenza di fattori di rischio specifici ovvero di particolari presupposti quali, ad esempio le dimensioni dell’ente, il numero dei dipendenti coinvolti, la ricorrenza di situazioni di criticità che potrebbero essere anche influenzate dal contesto ambientale.

Secondo il parere del Garante l’obbligatorietà delle misure e l’uso contestuale di due sistemi tecnologici non è possibile per tre motivi:

  • La misura è in contrasto con il GDPR, il Regolamento europeo per la protezione dei dati personali: La norma andrebbe riformulata, evitandone non solo l’intrinseca contraddittorietà ma anche e soprattutto l’incompatibilità con la disciplina europea”, ha dichiarato Soro.
  • La raccolta dei dati dei dipendenti della pubblica amministrazione sarebbe troppo invasiva.
  • L’assenteismo non è un fenomeno, anche se indubbiamente grave e desta scalpore nell’opinione pubblica, così diffuso in Italia. Antonello Soro ha citato dei dati: Le statistiche ci dicono infatti che il 10% dei provvedimenti di licenziamento disciplinare adottati nell’ultimo anno derivino da accertamento in flagranza di falsa attestazione della presenza in servizio: in valore assoluto 89, metà dei quali definiti con altro tipo di provvedimento, in alcuni casi anche per mutata contestazione”, “È un dato di per sé sicuramente rilevante, ma non sintomatico della pervasività generale del fenomeno o comunque tale da giustificare l’adozione, in ciascuna amministrazione pubblica, di un sistema di rilevazione della presenza in servizio così invasivo”, ha aggiunto.    

Dunque qual è la posizione del Garante Privacy sul tema? È favorevole o contrario alle impronte digitali o alla videosorveglianza per contrastare l’assenteismo nella Pa? Il problema, ha detto Soro, è generalizzare la misura, renderla cumulativa e obbligatoria per tutte le amministrazioni pubbliche. La Camera dei deputati, qualora accolga le osservazioni dell’Autorità, dovrebbe modificare il testo e definire la proporzionalità dell’adozione di una delle due soluzioni tecnologiche. “Noi abbiamo dato l’ok alle impronte digitali per monitorare gli accessi dei dipendenti nella Pa, per esempio all’ospedale Cardarelli di Napoli, ma il provvedimento è giunto dopo aver valutato la situazione specifica”, ha ricordato Soro nella parte conclusiva dell’audizione. In sostanza impronte digitali sì, ma solo in presenza di fattori di rischio specifici.

Key4biz ha scovato, nel Salernitano, il primo ospedale che utilizza da due anni, con successo e con l’ok del Garante Privacy, le impronte digitali per i dipendenti.

La replica di Giulia Bongiorno, ministro della Pa

“Il sistema studiato nel Ddl concretezza trasforma le impronte digitali in codici alfanumerici che garantiranno la privacy del dipendente. Sulla lotta all’assenteismo non si torna indietro, lo Stato ha il dovere di prevenire i reati, la Pa funziona solo se ciascuno fa il proprio dovere”, ha scritto su Twitter il ministro per la Pubblica a Amministrazione, Giulia Bongiorno, dopo i dubbi sollevati dal Garante della privacy.

Certo troppo poco un tweet per replicare a una dettagliata e motivata audizione di Antonello Soro.

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