Innovazione e crescita: l’Italia perde posizioni nel Global Innovation Index di INSEAD

di Alessandra Talarico |

Lo studio presenta un’Europa a 2 velocità: in alto i paesi nordici, in basso quelli del Mediterraneo, Italia compresa. Il Paese penalizzato dal contesto normativo, dalle difficoltà di accesso al credito, dagli scarsi investimenti.

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L’Italia continua a perdere posizioni nelle classifiche mondiali sull’innovazione: a testimoniarlo, stavolta, è il ‘Global innovation Index‘ stilato da INSEAD e dall’OMPI, l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale. Secondo lo studio, incentrato quest’anno sui legami tra innovazione e crescita, l’Italia è al 36esimo posto, uno in meno rispetto all’anno scorso e, insieme a Spagna, Portogallo e Grecia, ha perso importanti posizioni in quasi tutti i sotto-indici a vantaggio dei 12 Paesi entrati nella Ue più recentemente, a cominciare da Malta (16esima) e dall’Estonia (19esima).

 

Tra i punti deboli del nostro Paese, il contesto normativo (in cui rientrano la legalità e i costi legati ai licenziamenti); le difficoltà di accesso al credito e la ‘market sophistication‘ (siamo all’88esimo posto in termini per la facilità di ottenere finanziamenti e al 62esimo in termini di investimenti), il contesto per le imprese (99esima nella facilità di pagare le tasse) , la ricerca e il capitale umano (41esima nel complesso e solo 52esima per l’istruzione universitaria) e la produzione ‘creativa’ (45esima complessivamente per brevetti, modelli ma anche beni e servizi creativi, ma al 115esimo posto per la produzione di beni intangibili).

 

Tra i punti di ‘forza’ del nostro Paese, le infrastrutture (siamo in 22esima posizione) – anche al 41esimo posto per le infrastrutture ICT – e la ‘business sophistication‘ come pure la produzione di tecnologia e conoscenza (in 35esima posizione in entrambi i sotto-indici).

 

Lo studio evidenzia comunque un’Europa a due velocità: la Svizzera (in prima posizione) e i 5 paesi nordici Svezia (seconda), Finlandia (quarta), Danimarca (settima), Norvegia (14esima) e Islanda (18esima), hanno ottenuto ottime performance sia a livello europeo che globale, insieme a Lussemburgo e Germania, mentre gli altri, tra i quali i 4 Paesi del Mediterraneo, si mostrano in affanno.

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