L’Unione nazionale Consumatori nasce negli anni ’50 ed è quindi coeva delle prime riflessioni sull’intelligenza artificiale: anzi, a ben guardare, l’invenzione del termine “intelligenza artificiale” si fa risalire a John McCarthy che lo utilizzò per primo esattamente nel 1955, anno nel quale alcuni pionieri diedero vita alla prima organizzazione di consumatori in Italia (una delle prime in Europa).
Da allora molto tempo è trascorso, tanto sul versante dei consumi che (ancor più) sul versante tecnologico. Così a distanza di oltre mezzo secolo, possiamo osservare consumi sempre più smaterializzati (e disintermediati) insieme al prepotente ritorno d’attualità dell’intelligenza artificiale (AI).
Consapevole di queste premesse, ho preso parte ieri alla Riunione di insediamento del Gruppo di esperti di alto livello promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico che ha selezionato 30 figure nel mondo delle Università, delle imprese e della società civile. Compito di questo Gruppo, l’elaborazione di proposte per la Strategia nazionale sull’intelligenza artificiale.
Il MISE ritiene che sia una priorità fondamentale per il nostro Paese conoscere, approfondire e affrontare il tema dell’Intelligenza artificiale, nonché aumentare gli investimenti pubblici e privati in tale direzione e nelle tecnologie strettamente connesse alle stesse. Ecco perché, per assicurare trasparenza e poter beneficiare della massima condivisione e del contributo dell’intera comunità di interesse, le Strategie Nazionali Intelligenza artificiale (e Blockchain), una volta elaborate, saranno poi sottoposte a consultazione pubblica.
Come è noto, il contesto è quello europeo: la Commissione UE ha proposto di collaborare con gli Stati membri allo sviluppo di un piano coordinato sull’AI allo scopo di “massimizzare l’impatto degli investimenti a livello UE e nazionale, incoraggiare le sinergie e la cooperazione in tutta l’UE, effettuare scambi di buone prassi e definire insieme la strada da seguire per garantire all’UE nel suo complesso di poter competere a livello mondiale”.
Perché si è attivata l’Europa? Per cercare di unire le forze al cospetto delle iniziative attuate da Stati Uniti d’America e Cina che hanno realizzato investimenti già molto significativi. Il rischio (come ha ricordato il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, Andrea Cioffi, aprendo i lavori questa mattina su incarico del Ministro Luigi Di Maio) è di restare indietro per colpa di iniziative modeste e frammentate.
E così il vecchio Continente si mette in moto: in linea con la strategia in materia di AI presentata in aprile, il piano prevede un maggiore coordinamento degli investimenti, che apporterà maggiori sinergie e almeno 20 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati nella ricerca e nell’innovazione nel campo dell’IA da oggi alla fine del 2020 e oltre 20 miliardi di euro l’anno da investimenti pubblici e privati nel decennio successivo. Le azioni congiunte per realizzare tali obiettivi di investimento comprendono:
- strategie nazionali in materia di intelligenza artificiale: entro la metà del 2019 tutti gli Stati membri dovrebbero disporre di strategie nazionali che definiscano i livelli di investimento e le misure di attuazione, che contribuiranno ad alimentare il dibattito a livello UE;
- un nuovo partenariato europeo pubblico-privato in materia di intelligenza artificiale:sarà istituito un nuovo partenariato per la ricerca e l’innovazione nel campo dell’IA allo scopo di promuovere la collaborazione tra il mondo accademico e l’industria in Europa e di definire un’agenda strategica di ricerca comune per l’intelligenza artificiale;
- un nuovo fondo per l’espansione nel campo dell’IA: la Commissione sosterrà le start-up e gli innovatori nel campo dell’IA e della tecnologia blockchain nelle prime fasi di sviluppo, nonché le imprese in fase di espansione;
- sviluppo e connessione di centri all’avanguardia per l’IA: saranno sviluppati e connessi centri di eccellenza europei per l’intelligenza artificiale, saranno costituiti impianti di prova di rilevanza mondiale per settori come la mobilità connessa e sarà incentivata la diffusione dell’IA in tutta l’economia
L’Italia, con le sue intelligenze (siamo grandi esportatori di ricercatori) non può stare a guardare. Il ruolo dell’Unione Nazionale Consumatori a questo tavolo, allora, non può che essere quello di rammentare che il percorso verso l’Intelligenza artificiale deve tenere l’uomo al centro: auspichiamo un nuovo umanesimo dove l’AI non sostituisca l’intelligenza biologica, ma realizzi una responsabile (e sostenibile) sinergia tra uomo e macchina!
Dal punto di vista dei consumatori, in questa epoca di nuovi paradigmi, la parola chiave è “fiducia”: ecco questo è un po’ l’anello di congiunzione tra etica e tecnologie, l’unico in grado di abilitare una maggiore consapevolezza delle persone verso i nuovi ecosistemi. Cosa significa questo richiamo alla responsabilità? Per esempio che dovremo fare di tutto per evitare che si usino le persone (e le loro informazioni) come carburante della Data economy.
L’AI può operare invece al servizio dei consumatori su molteplici versanti: dal favorire un vero empowerment della cittadinanza sino a “sburocratizzare” la vita delle persone, magari grazie a sistemi che possano persino a “tradurre” le clausole contrattuali così da consentire all’utente di comprendere rapidamente gli obblighi ai quali ci si assoggetta con un semplice clic.
La strada da fare è ancora lunga, ma i tempi stringono: il tavolo si ritroverà già all’inizio di febbraio.