Vivendi accusa Elliott di fare melina sulla richiesta di convocare un’assemblea anticipata per votare sulla proposta di sostituzione di cinque membri del board in quota Elliott. Il clima in vista del Cda di lunedì 14 gennaio si scalda ulteriormente, con il gruppo francese, primo azionista di Tim con il 24%, che incalza il fondo statunitense, che detiene l’8,8% e non ha alcuna intenzione di farsi da parte. Le accuse dei francesi di sono sempre le stesse: “Sembra che i membri del board della lista Elliott stiano facendo tutto il possibile per evitare il voto democratico degli azionisti. È già stato perso un mese di tempo”, ha detto un portavoce di Vivendi.
La richiesta di convocazione di un’assemblea anticipata, ricorda il socio francese, era sul tavolo già il 14 dicembre. “Le tattiche volte a perdere tempo utilizzate dei membri del Cda di Elliott stanno avendo, di giorno in giorno, un effetto molto dannoso sui risultati finanziari dell’azienda. La decisione presa dal Cda del 21 dicembre, di ‘avviare le analisi’ sulla richiesta espressa molto chiaramente da Vivendi, è un perfetto esempio dell’esplicita tattica dilatoria, così come il nuovo Cda del 14 gennaio”, sottolinea il portavoce di Vivendi.
Il prossimo Cda in agenda è fissato per il 26 febbraio, all’ordine del giorno c’è l’approvazione del bilancio 2018 e per allora potrebbe arrivare anche il piano industriale dell’amministratore delegato Luigi Gubitosi.
La prossima assemblea è fissata per l’11 aprile ma Vivendi ha fretta e vorrebbe anticipare i tempi per andare alla conta.
Il nodo principale resta il futuro della rete, l’asset strategico del gruppo. I francesi di Vivendi non vogliono che Tim perda il controllo della maggioranza su questo asset, mentre Elliott è aperto a cessioni di attività, in vista di una possibile fusione della società della rete con Open Fiber. Insomma, filosofie opposte sulla governance dell’azienda, che nel frattempo attende l’esito dell’analisi di mercato sull’accesso alla rete posta in consultazione dall’Agcom, che ha proposto un aumento delle tariffe per l’accesso in rame.
Secondo quanto riportato da Radiocor, la legge l’assemblea va convocata senza indugio qualora lo richieda un’azionista con più del 5% (e Vivendi ha quasi il 24%). Il rebus da risolvere è se quel ‘senza ritardo’ possa essere soddisfatto con un’assemblea, ad esempio, di marzo oppure, in ultima analisi, con l’assemblea dell’11 aprile. Una linea che Vivendi sta cercando di neutralizzare già da adesso.
Vivendi ha chiesto la convocazione dei nuovi revisori che scadono proprio con l’assemblea di aprile. Secondo buona prassi, ma non ex lege, il rinnovo degli auditor dovrebbe avvenire con un anticipo di un anno rispetto alla loro scadenza. La nomina non avvenne nell’assemblea di aprile 2018 per il braccio di ferro tra i due principali soci del gruppo.
Intanto c’è attesa per le mosse dei sindaci che già in passato, con una lettera, hanno fatto pressing sul consiglio perché fosse convocata l’assemblea, prima che Vivendi si decidesse a chiedere l’assemblea autonomamente. I sindaci hanno potere di convocare l’assemblea.
In serata, la nota di replica del presidente Fulvio Conti: “Vivendi ha sempre la capacità di stupirmi, attribuendomi poteri che non ho. Io in realtà sono il Presidente di un Consiglio di Amministrazione che ha una presenza significativa di autorevoli membri di nomina Vivendi (oltre al CEO della stessa Vivendi), nonché, oltre al sottoscritto, di nove consiglieri di rinomato standing che vantano totale autonomia di giudizio. Ricordo, inoltre, che gli amministratori di nomina Vivendi hanno, in passato, avuto modo di ascoltare le mie esortazioni in Consiglio con le quali ricordavo di non parlare della loro partecipata TIM a mercati aperti. Evidentemente non sono stato sufficientemente chiaro”.
“Sul tema specifico il mio lavoro è rivolto agli interessi di tutti gli azionisti, e rispettando l’azionista con il 24%, non posso trascurare di tenere in considerazione il restante 76% – prosegue Conti – Se Vivendi ha a cuore le regole di un voto democratico dovrà attendere la convocazione dell’Assemblea che sarà deliberata dal prossimo CdA del 14 gennaio, che dovrà assumere la propria decisione in totale autonomia, rispettando il Codice Civile che prevede, entro 30 giorni dalla richiesta, la convocazione di un Assemblea. La data di convocazione dell’Assemblea dovrà essere determinata tenendo in considerazione l’interesse di tutti gli azionisti e l’interesse della società. Informo i signori di Vivendi che il Codice Civile, a differenza di quanto dichiarato dal loro portavoce, non prevede un limite temporale per la fissazione della data in cui si dovrà tenere l’Assemblea, ma affida al Consiglio di Amministrazione la determinazione di una data corretta per la celebrazione dell’Assemblea che contemperi opportunamente tutti gli interessi in gioco”.
“Relativamente al tema gestionale, non ho orchestrato personalmente nulla, ma recepito la volontà della maggioranza del Consiglio di Amministrazione che ha votato la sua sfiducia nei confronti dell’ex AD Amos Genish – chiude Conti – Più dei poteri di gestione del Gruppo che il portavoce di Vivendi mi attribuisce, vorrei porre l’attenzione sugli anni in cui Vivendi ha guidato TIM, rispetto ai miei ben 4 giorni”.