Italia
Passa definitivamente alla Camera il decreto legge sul riordino dei contributi all’editoria. Il testo, già approvato da Senato, ha avuto 454 voti favorevoli, 22 contrari e 15 astenuti. Contro il provvedimento hanno votato solo i deputati dell’Idv.
Il provvedimento disciplina la fase transitoria e rivede i criteri per l’erogazione dei contributi in vista della riforma complessiva del settore prevista nel disegno di legge delega di cui oggi la commissione Cultura di Montecitorio inizia l’esame.
“La legge approvata oggi dev’essere un punto di partenza per un vero intervento organico che accompagni le trasformazioni industriali e di tutta l’editoria italiana e ne sostenga lo sviluppo, garantendo le condizioni indispensabili di pluralismo in una fase cruciale della vita del Paese”, ha dichiarato Franco Siddi, segretario della Fnsi, aggiungendo “La discussione che si apre sulla legge delega in Parlamento è l’occasione da cogliere perché si scriva finalmente quella riforma organica dell’editoria che manca da anni”.
“La legge – ha commentato Siddi – rende finalmente chiaro che l’editoria è un settore che merita sostegno pubblico soltanto sulla base di criteri di trasparenza e di qualificazione professionale. In una parola: contributi sì ma a giornali veri fatti da giornalisti e solo se espressione di idee politiche, culturali, cooperative vere, minoranze linguistiche o destinati alle comunità italiane all’estero”.
“Ma la legge – ha sottolineato ancora il segretario della Fnsi – sarebbe sprecata e inutile se resterà senza adeguata copertura di fondi, visto che per l’esercizio in corso, sinora, sono previsti solo 57 milioni di euro”.
In questo momento, perciò, ha concluso Siddi, accanto a questa legge voluta dal Sottosegretario Paolo Peluffo, devono trovare presto puntuale e coerente esito gli ordini del giorno per una copertura di bilancio commisurata al fabbisogno, a firma dell’on. Beppe Giulietti, e per l’equo compenso del lavoro dei giornalisti autonomi e precari, oggi sfruttati spesso ignobilmente, presentato dagli onorevoli Silvano Moffa ed Enzo Carra.
Il criterio principale del decreto legge è la correlazione tra fondi e copie effettivamente vendute. Diverse le modifiche apportate al testo al Senato, sia durante l’iter in commissione Affari costituzionali che in Aula. Mentre il provvedimento è rimasto inalterato durante il passaggio legislativo a Montecitorio.
Ridotto dal 30% al 25% il rapporto tra copie vendute e quelle distribuite per l’accesso ai contributi all’editoria dal 2013 per le testate nazionali.
Diverso, invece, il parametro per le testate locali: il rapporto copie tirate/copie vendute in edicola deve essere almeno del 35%.
Una testata per essere definita “nazionale” deve essere distribuita in almeno 3 regioni.
Cambiano anche le norme di accesso ai contributi pubblici per le cooperative editrici: devono garantire il fatto di essere composte esclusivamente da giornalisti, poligrafici, grafici editoriali con prevalenza di giornalisti, avere la maggioranza dei soci dipendente della cooperativa con contratto a tempo indeterminato e “devono comunque essere in possesso del requisito della mutualità prevalente per l’esercizio di riferimento dei contributi”. Non viene inoltre più richiesto il requisito temporale dei 5 anni alle cooperative, quando queste acquistino la testata, per ricevere i contributi.
Sono stati varati poi nuovi criteri per il calcolo dei contributi grazie a un emendamento che così recita: “Si destina una quota fino al 50% esclusivamente dei costi sostenuti per il personale dipendente, calcolati in un importo massimo di 120.000 euro annui e di 50.000 euro annui rispettivamente per ogni giornalista e per ogni poligrafico assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, per l’acquisto della carta, per la stampa, per gli abbonamenti ai notiziari delle agenzie di stampa”.
Un altro emendamento garantisce invece “la partecipazione di tutti gli anelli della filiera distributiva nella gestione della rete di vendita telematica che prevede la tracciabilità delle vendite e delle rese di quotidiani e periodici“.
Novità anche per la pubblicità online, comprese le risorse raccolte da motori di ricerca, da piattaforme sociali e di condivisione: farà parte del paniere dei ricavi del Sic (Sistema integrato di comunicazioni) su cui si calcola anche il tetto antitrust del 20%.
Le concessionarie di pubblicità sul web dovranno essere iscritte nel registro degli operatori di comunicazione. Tra le altre novità: delegificazione per i “piccoli” periodici online; semplificazioni in materia di tariffe postali per l’editoria no profit; 2 milioni di contributi l’anno a favore di periodici italiani pubblicati all’estero; mantenimento del contributo alle imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale.
Con un’altra modifica, si prevede che dalla chiusura del contenzioso con Poste italiane sul rimborso delle tariffe agevolate relative ai primi tre mesi del 2010 devono derivare risparmi per almeno 10 milioni di euro. Via libera dall’Aula anche ad alcuni ordini del giorno riguardanti i contributi per le radio, la possibilità di destinare il 20% della spesa pubblica per la comunicazione istituzionale a giornali di cooperative e giornali di partito e l’accesso ai contributi per l’editoria digitale per le iniziative diffuse a mezzo computer, tablet e smartphone.
Secondo l’indagine NielsenBookScan, sono triplicati i titoli italiani in versione digitale: oggi sono 31.615, erano 11.271 nel maggio 2011. Ed è triplicata anche la disponibilità nei vari formati come ePub, pdf: le cosiddette ‘manifestazioni del titolo ebook’ sono oggi 43.427 contro le 15.339 del maggio 2011.