Antitrust: Microsoft si scusa per ‘errore tecnico’ che ha impedito di soddisfare gli impegni con la Ue

di Alessandra Talarico |

L’errore è dovuto all’aggiornamento service pack 1 (SP1) di Windows 7. ‘Abbiamo preso provvedimenti immediati per rimediare al problema per il quale siamo molto dispiaciuti e di cui ci scusiamo’, ha fatto sapere Microsoft. Da Google nuove concessioni.

Europa


Scelta del browser

Nuove concessioni da Google, ‘scuse’ da Microsoft: la Commissione europea va avanti spedita contro le aziende hi-tech Usa, che cercano di evitare il peggio come possono.

E così, il gruppo di Redmond è stato costretto a chiedere scusa per un ‘errore tecnico’ che ha impedito di soddisfare a pieno l’impegno preso con la Ue a dicembre 2009  e volto a permettere ai produttori di personal computer e ai loro utenti di disinstallare Explorer e sostituirlo con un altro browser di loro scelta tramite un ‘Browser Choice Screen‘ (BCS).

Si è trattato di un inconveniente tecnico, ha spiegato il gruppo in una nota, dovuto all’aggiornamento service pack 1 (SP1) di Windows 7.

“Quando abbiamo presentato il più recente compliance report a dicembre 2011, credevamo di aver distribuito il BCS a tutti i Pc, come richiesto dalla Commissione europea, ma solo recentemente abbiamo scoperto che il BCS non è stato installato nei 28 milioni di Pc che utilizzano Windows 7 SP1”, si legge nella nota.

L’errore è stato scoperto a fine giugno e il primo giorno lavorativo utile, il 2 luglio, è iniziata la distribuzione del software BCS a tutti i Pc che non ne erano forniti.

“Abbiamo preso provvedimenti immediati per rimediare al problema per il quale siamo molto dispiaciuti e di cui ci scusiamo”, si legge ancora nella nota.

 

La Ue riteneva che l’incorporazione sistematica del navigatore internet Explorer a Windows, presente sul 90% dei computer del pianeta, conferisse un vantaggio competitivo rispetto agli altri sistemi di navigazione e per questo aveva aperto un’indagine per abuso di posizione dominante nei confronti di Microsoft.

 

Il gruppo, a dicembre 2009, si è quindi impegnato a fornire per cinque anni nell’Area economica europea, attraverso il meccanismo di update di Windows, una “screen choice” per consentire agli utenti di Windows Xp, Windows Vista e Windows 7 di scegliere quale browser vogliono installare o aggiungere a internet Explorer.

 

Le scuse sono arrivate dopo che il commissario Ue per la concorrenza, Joaquin Almunia ha annunciato che la Commissione aprirà un’inchiesta sulla mancata esecuzione degli impegni sottoscritti nel 2009 in fatto di scelta del browser.

Se le accuse fossero confermate, ha affermato Almunia, “userò ogni strumento giuridico per scoraggiare e punire” simili comportamenti.

Sarebbe, tra l’altro, la prima volta – ha sottolineato Almunia – “che verrebbe aperta un procedura antitrust su una mancata esecuzione” di obblighi sottoscritti da una azienda.

“Prendiamo molto sul serio il rispetto delle nostre decisioni e mi sono sempre fidato dell’accuratezza dei report dell’azienda. Ma pare che stavolta non sia stato così”, ha aggiunto Almunia, sottolineando che se la violazione fosse confermata, Microsoft rischierebbe una pesante sanzione (pari al massimo al 10% del suo fatturato).

 

Nel 2008, Microsoft si è vista infliggere una multa da 899 milioni di euro dalla Commissione per non aver permesso ai suoi concorrenti di avere accesso, a condizioni ragionevoli, alle informazioni relative all’interoperabilità. La sanzione è stata confermata dalla Corte di giustizia europea, che ne ha tuttavia ridotto l’importo a 860 milioni di euro per tener conto del fatto che la Commissione aveva consentito alla società di applicare, fino al 17 settembre 2007, dei limiti riguardo alla distribuzione dei prodotti ‘open source’.

 

Altra società americana nel mirino di Bruxelles – e non solo – è Google: il gruppo di Mountain View – nel mirino per presunte pratiche anticoncorrenziali nei settori della ricerca e della pubblicità online – ha fatto nuove concessioni nel tentativo di evitare l’apertura di una lunga e costosa indagine formale da parte dell’esecutivo europeo, che potrebbe portare anche a una pesante ammenda.

 

La Commissione europea ha avviato un’indagine formale nei confronti di Google il 30 novembre 2010 (Leggi articolo Key4biz) a seguito di una serie di denunce, tra cui quella presentata dal portale internet Ciao, acquisito da Microsoft nel 2008. Microsoft, a sua volta, ha presentato una denuncia contro Google nel marzo 2011 (leggi articolo Key4biz).

 

L’esecutivo dovrà, in sostanza, stabilire se Google favorisce i propri servizi e penalizza quelli dei suoi concorrenti nei risultati del suo motore di ricerca e sta esaminando la possibilità che la società abbia imposto clausole di esclusività ai partner pubblicitari.

A maggio, Joaquin Almunia, compiendo un gesto di ‘apertura’ alquanto insolito, aveva scritto una lettera al Ceo Eric Schmidt offrendo al gruppo un’opportunità di offrire rimedi ai timori che identificati, così da chiudere l’indagine in maniera amichevole invece di andare incontro a una battaglia legale come quella che ha opposto per diversi anni la Commissione europea e Microsoft.

Nella lettera di risposta, inviata all’inizio di luglio da Eric Schmidt, sono state quindi affrontate tutte e 4 le aree che “la Commissione europea ha indicato come fonte di possibile preoccupazione”: i link verso propri servizi dal motore di ricerca, il modo in cui si copiano i contenuti di altri motori senza autorizzazione, la pubblicità e la portabilità della ricerca.

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