È davvero impressionante guardare il primo telegiornale condotto da un anchorman digitale. È stato mandato in onda dall’agenzia di Stato cinese Xinhua, che ha sviluppato, insieme a un motore di ricerca del Paese, la tecnologia in grado di far leggere attraverso l’intelligenza artificiale le notizie a un conduttore digitale. Per l’occasione sono state realizzate due versioni, una in lingua inglese e un’altra in cinese con due conduttori diversi. Entrambi senza un nome e cognome, logicamente.
L’agenzia non ha svelato i dettagli di quale tecnologia sia stata usata, ma ha fatto sapere che la sagoma utilizzata è umana, quella in carne e ossa di giornalisti, sono animate la bocca e i movimenti del viso e inserita la voce sintetizzata, non umana. Sì stentorea, ma chiara.
“Sono un conduttore con intelligenza artificiale e questo è il mio primo giorno nell’agenzia Xinhua… Lavorerò instancabilmente per tenervi informati man mano che i testi verranno digitati (dai giornalisti veri, n.d.r.) nel mio sistema senza interruzioni. Non vedo l’ora di offrirvi un nuovo modo di seguire le notizie”, dice ai telespettaori il conduttore digitale che parla inglese.
Il collega in lingua cinese, invece, si presenta parlando della sua instancabilità, il sogno di ogni datore di lavoro e in questo caso di ogni editore. “Posso dare le notizie 24 ore al giorno e 365 giorni l’anno e posso farlo su qualsiasi mezzo, Tv, web, smartphone”.
Perché i giornalisti digitali non devono far paura ai bravi giornalisti umani
Dunque sono conduttori stacanovisti. Senza stancarsi e senza mai lamentarsi. E a un costo ridotto rispetto ai tanti giornalisti umani che nell’arco di una giornata si alternano in una All News per la conduzione del Tg. Questi ultimi devono sentirsi minacciati dai Ai anchor?
Sì, solo se vivono in Paesi, come la Cina, in cui la stampa è continuamente censurata per cui occorre sostituire i giornalisti con megafoni del potere in versione 4.0.
No, se vivono in Stati democratici in cui i conduttori dei Tg devono essere bravi sia a dare le notizie di fatti già accaduti sia a gestire eventi che accadono in diretta. Immaginatevi il conduttore digitale in onda durante una breaking news. Che fa?
In silenzio fino a quando un giornalista umano non gli scrive e invia il testo da leggere in onda.
Inoltre il giornalista bravo, oggigiorno, si differenzia dal semplice ‘dipendente della notizia’ se oltre al racconto, inserisce il fatto anche in un contesto per far capire bene di cosa si sta parlando.
Il giornalista bravo, rispetto a uno digitale, approfondisce le notizie, con il long form journalism, smascherando anche fake news. Fa fact-checking.
Dunque basta riportare solo la notizia. Lasciamo davvero ai conduttori digitali e ai software di robot-scrittura e all’intelligenza artificiale riportare le semplici notizie, per esempio dei terremoti.
Quando un terremoto colpisce Los Angeles, il Los Angeles Time, in soli 3 minuti, già pubblica la notizia, come è avvenuto il 17 marzo 2014 grazie a software di robot-scrittura e alla sua intelligenza artificiale.
CNN, BBC, Reuters, e altri media internazionali stanno testando i robot in redazione. Attenzione l’automazione ci ruba il lavoro? Manco per niente. Ben vengano i robot in redazione per affidare loro quei lavori giornalistici spesso frustranti.
Così noi giornalisti-umani abbiamo più tempo e più testa per occuparci di inchieste e provare a fare un giornalismo di qualità, che ci garantisce ancora di fare questo lavoro, nonostante l’avvento dei colleghi digitali.
Poi, occorre mettere un limite alle macchine, fin dove possono arrivare. Per non rischiare il predominio sull’uomo. Quindi occorre prestare attenzione alla roboetica, ossia come regolare al meglio il rapporto tra l’uomo e la macchina.
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