Stati Uniti-Arabia Saudita, e’ scontro sulla scomparsa del giornalista Khashoggi
15 ott 11:02 – (Agenzia Nova) – La scomparsa del giornalista saudita Jamal Khashoggi sta aprendo una profonda spaccatura tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita. Il regno ha risposto aspramente al presidente Usa, Donald Trump, che aveva minacciato una “punizione severa” se fosse accertata la morte del giornalista per mano di Riad. L’Arabia Saudita ha infatti respinto ieri ogni critica sul caso del giornalista scomparso il 2 ottobre scorso mentre si trovava al consolato saudita di Istanbul, e ha fatto sapere che “nessuna pressione politica o falsa accusa minera’ la stabilita’ del regno e la sua posizione nella regione e nel mondo”. Sempre ieri, i governi di Regno Unito, Germania e Francia hanno diramato una dichiarazione congiunta nella quale esprimono “preoccupazione” per il destino di Khashoggi, e chiedono “un’inchiesta credibile che stabilisca la verita’ sull’accaduto”. A Washington, i legislatori di entrambi gli schieramenti hanno chiesto il varo di sanzioni contro l’Arabia Saudita se questa fosse stata dichiarata responsabile della morte di Khashoggi. “Se si dovesse rivelare vero, ci sara’ una risposta dal Congresso”, ha detto il senatore Marco Rubio, repubblicano della Florida, in un’intervista sull’emittente “Nbc”. “Sara’ quasi unanime. Sara’ rapido. E andra’ molto lontano”, ha detto. Il presidente Usa Trump ha puntato molto sull’alleanza con l’Arabia Saudita nei primi due anni della sua amministrazione. Proprio a Riad il Capo della Casa Bianca fece il suo primo viaggio all’estero come presidente, e la sua politica ha supportato in particolare il trentasettenne principe ereditario, Mohammed bin Salman. Trump ha ripetutamente espresso la sua fiducia nel giovane principe anche quando stava ancora sfidando i membri piu’ anziani della famiglia per il controllo della corte. A pesare nei rapporti tra i due e’ stato il consigliere e genero del presidente statunitense, Jared Kushner, che ha coltivato con cura una stretta collaborazione con l’erede al trono saudita, dipingendolo come un riformatore pronto a introdurre la monarchia ultraconservatrice e ricca di petrolio nella modernita’.
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Stati Uniti: Trump, il segretario alla Difesa Mattis potrebbe lasciare l’incarico
15 ott 11:02 – (Agenzia Nova) – Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Jim Mattis, potrebbe lasciare l’incarico. Lo ha dichiarato il presidente Donald Trump, durante un’intervista al programma “60 minutes” in onda ieri sera sull’emittente “Cbs”. “Credo sia una specie di democratico, se devo dire la verita’”, ha osservato il capo della Casa Bianca rispondendo a una domanda in merito. “Il generale Mattis e’ una brava persona. Finora siamo andati d’accordo, ma potrebbe lasciare l’incarico. Tutti, prima o poi, mollano”, ha proseguito Trump, precisando di aver avuto un pranzo di lavoro con Mattis due giorni prima e di non aver ricevuto comunicazioni riguardanti eventuali dimissioni. Trump ha anche aperto a un possibile rimpasto della sua amministrazione, in particolare dopo le dimissioni a sorpresa dell’ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Nikki Haley. “Cambiero’ un po’ di cose, ho il diritto di farlo. Ho delle persone in attesa di entrare nell’amministrazione: saranno fenomenali”, ha dichiarato il presidente statunitense a questo proposito.
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Spagna-Catalogna, il pm chiede 15 anni di carcere per i leader indipendentisti
15 ott 11:02 – (Agenzia Nova) – Il pubblico ministero che si occupa del referendum illegale sull’indipendenza della Catalogna intende mantenere l’incriminazione per il reato di ribellione a carico dei leader separatisti detenuti, ma chiedera’ contro di loro la pena minima. Lo riferisce “El Pais”, spiegando che sara’ questa la posizione che assumera’ la procura di fronte al giudice Pablo Llarena della Corte suprema. Le pene per il reato di ribellione, aggiunge il quotidiano, sono definite dal codice penale e prevedono un minimo di 15 anni di carcere e un massimo di 30 anni. Il massimo della pena e’ previsto per gli imputati accusati di “violenza grave”. I politici coinvolti nel caso e, al momento in regime di carcerazione preventiva, sono: l’ex presidente della Generalitat, Oriol Junqueras, i consiglieri Jordi Turull, Josep Rull, Joaquim Forn, Raul Romeva e Dolors Bassa; l’ex presidente del Parlamento, Carme Forcadell, e i leader dell’Assemblea nazionale catalana e di mnium Cultural, Jordi Sa’nchez e Jordi Cuixart.
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Spagna, la Catalogna e’ la chiave di volta per il bilancio e per la tenuta del governo
15 ott 11:02 – (Agenzia Nova) – Dopo il via libera all’accordo sul bilancio siglato venerdi’ dal primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, e dal leader di Unidos Podemos, Pablo Iglesias, tutti gli occhi si rivolgono ora verso la Catalogna. Sono infatti i partiti indipendentisti rappresentanti al Congresso, Erc e PdeCat, ad avere fra le mani il potere per far passare la manovra finanziaria e per tenere in vita la legislatura socialista che il premier vorrebbe far durare fino alla naturale scadenza nel 2020. “Sara’ molto complicato approvare la manovra in Parlamento”, hanno rivelato diverse fonti alla “Vanguardia” ma dalla Moncloa hanno assicurato che Sanchez giochera’ tutte le carte a sua disposizione per riuscire a portare avanti il progetto economico. L’impresa non sara’ affatto semplice, in particolar modo a causa delle nuove tensioni con Erc. Dopo aver appreso della decisione della Procura di mantenere l’accusa di ribellione contro i politici catalani coinvolti nel processo seguito al referendum sull’indipendenza della Catalogna, pur chiedendone il minimo della pena, Joan Tarda’, portavoce del gruppo parlamentare Erc, ha fatto sapere che il suo partito boccera’ la proposta di bilancio, se non verranno ritirati i capi di imputazione. “La giustizia spagnola ha un solo scopo: la vendetta e la punizione. Non hanno capito nulla se pensano che nel XXI secolo si possa frenare il desiderio di liberta’ di un popolo, prendendolo a bastonate”, ha affermato Tarda’, aggiungendo che “dare alla gente una voce non e’ un crimine”. Il portavoce di Erc ha quindi ribadito che la posizione del partito “e’ scolpita sulla pietra” e non ci saranno passi indietro rispetto alla richiesta di “assoluzione”.
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Londra respinge le proposte della Commissione Ue, negoziato Brexit sull’orlo del fallimento
15 ott 11:02 – (Agenzia Nova) – Le trattative sul recesso del Regno Unito dall’Unione europea sono giunte nella nella notte a uno stallo. Per il quotidiano britannico “The Financial Times”, tale esito e’ stato determinato dal totale dissenso del governo di Londra sulla bozza di trattato proposta dalla Commissione europea per i rapporti commerciali e doganali tra Regno Unito e Ue dopo la Brexit. Il primo ministro britannico, Theresa May, ha definito il documento come un “non-inizio” che rischierebbe persino di far cadere il suo esecutivo. Nella serata di ieri, May ha inviato d’urgenza a Bruxelles il suo ministro per la Brexit, Dominic Raab con l’incarico di far sapere ai leader europei che, se quello e’ l’accordo proposto, Londra non lo firmera’ al vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea in programma il 17 e 18 ottobre prossimo. In nottata, Raab e’ tornato a Londra dopo un confronto molto teso di circa un’ora con il capo negoziatore dell’Ue per la Brexit, Michel Barnier. Al momento, riporta il “Financial Times”, non sono previsti ulteriori contatti prima del vertice europeo del 17 e 18 ottobre. Al momento, riporta il “Financial Times”, non sono previsti ulteriori contatti prima del vertice del 17 e 18 ottobre. La Commissione ha anche cancellato la riunione degli “sherpa” degli Stati membri dell’Ue, in programma oggi per preparare il Consiglio europeo. Cio’ temere un completo fallimento dell’intero processo negoziale sulla Brexit. I leader europei, scrive il “Financial Times”, potrebbero concludere che non ci sono sufficienti progressi nelle trattative per giustificare la convocazione a novembre di un vertice speciale dell’Ue in cui firmare un accordo, lasciando il negoziato in un limbo. Per il Regno Unito, cio’ significherebbe precipitare verso un salto nel buio quando la Brexit diventera’ effettiva il 29 marzo 2019: una prospettiva che rischia di danneggiare seriamente l’intera economia del paese. Nella notte, il governo di Londra ha tentato di stemperare la tensione, emettendo un comunicato in cui afferma di essere “ancora impegnato a raggiungere un accordo”. Allo stesso tempo, l’esecutivo britannico ammette che, nonostante l’esistenza di “reali progressi in numerose questioni-chiave”, restano tuttavia “problemi irrisolti”. Il principale punto di disaccordo resta il futuro status della frontiera terreste tra l’Ulster, l’Irlanda del Nord britannica, e la Repubblica d’Irlanda, che e’ paese membro dell’Ue. Alle ipotesi finora contemplate sulla questione si oppongono con forza sia l’ala piu’ euroscettica del Partito conservatore sia il Partito democratico unionista (Dup), che rappresenta i protestanti lealisti dell’Ulster ed i cui voti in Parlamento sono essenziali per la sopravvivenza dell’esecutivo della premier May. Sia i conservatori euroscettici sia il Dup hanno minacciato una crisi di governo. Il “Financial Times” avanza alcune possibili soluzioni all’impasse, sottolineando tuttavia che adesso la strada per un accordo e’ molto impervia. Forse, solo il diretto impegno personale di May al Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre potrebbe sbloccare lo stallo. Bruxelles ha fatto capire a Londra che quello sara’ il “momento della verita’”. Tuttavia, secondo il “Financial Times”, la diplomazia europea sta gia’ lavorando all’ipotesi di fallimento dei negoziati, preparando ce il vertice speciale di novembre sulla Brexit senza accordo tra Ue e Regno Unito.
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Francia, atteso per oggi il rimpasto di governo
15 ott 11:02 – (Agenzia Nova) – Oggi In Francia dovrebbe essere annunciato il rimpasto di governo. Lo scrive “Le Monde”, spiegando che dopo essere rientrato dal suo viaggio in Armenia lo scorso venerdi’, il presidente Emmanuel Macron ha ripreso in mano il dossier. In un’intervista rilasciata a “France 24” venerdi’ sera, il capo dello Stato francese ha dichiarato che i lavori per la formazione della nuova squadra dell’esecutivo procedono “nella calma”. L’Eliseo ha fatto sapere che sabato e domenica c’e’ stata una “larga consultazione politica”. Macron si e’ intrattenuto con il suo premier, Edouard Philippe, il presidente dell’Assemblea generale, Richard Ferrand, e il delegato generale della Re’publique en marche, Christophe Castaner. Il quotidiano sottolinea che “le scelte di Emmanuel Macron saranno esaminate con la lente di ingrandimento per sapere se mantengono il sottile equilibrio che il presidente cerca di realizzare”. Il rimpasto e’ considerato dall’esecutivo come un nuovo punto di partenza dopo i problemi riscontrati in questi ultimi tempi. All’Eliseo affermano che la “settimana sara’ dedicata a questa nuova tappa del governo (…) soprattutto rilanciando il legame con i territori”. Ma il presidente francese dovra’ anche risalire nei sondaggi, dove in queste ultime settimane e’ sprofondato.
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Francia, il premier Philippe cerca di far entrare nel governo alcuni suoi alleati della destra
15 ott 11:02 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro francese, Edouard Philippe, e’ sospettato di voler piazzare alcuni suoi fedeli alleati di destra nei posti chiave del governo che verranno assegnati nel prossimo rimpasto. “Libe’ration” parla di un “discreto braccio di ferro” tra il premier e il presidente Emmanuel Macron. Secondo fonti anonime appartenenti ai rispettivi staff, il capo dello Stato e quello del governo presenterebbero forti divergenze sulle future nomine. Proveniente dalla destra gollista dei Repubblicani, Philippe vede il rimpasto come l’occasione per far entrare nel prossimo esecutivo alcuni membri della sua famiglia politica d’origine. Macron ha chiesto a Philippe una lista con i nomi dei possibili ministri. “Il primo ministro ha fatto delle proposte, alcune sono state ritenute, altre no”, afferma un consigliere del presidente. Il quotidiano sottolinea che Philippe da’ l’impressione di “non essersi mai fuso nello stampo macroniano” mantenendo una linea indipendente. Un modo per imprimere il suo marchio al governo, nonostante i malumori crescenti all’interno della maggioranza. Sono in molti, infatti, a non vedere di buon occhio l’orientamento che Philippe vuole dare al prossimo governo.
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Germania, primi dati su elezioni in Baviera: crollano Csu e Spd, successo per i Verdi
15 ott 11:02 – (Agenzia Nova) – Una “catastrofe” per Unione cristiano-sociale (Csu) e Partito socialdemocratico (Spd) e un “successo” per i Verdi. In questo modo la stampa tedesca commenta i primi risultati delle elezioni tenute in Baviera nella giornata di ieri, 14 ottobre. La Csu scende, infatti, dal 47,7 per cento ottenuto alle elezioni del 2013 al 37,2 per cento. I Verdi si posizionano al secondo posto, balzando dal 17,5 per cento dall’8,6 per cento ottenuto nel 2013. Seguono gli Elettori liberi (Fw) e il partito di destra Alternativa per la Germania (AfD), con rispettivamente l’11,6 e il 10,2 per cento. Soltanto quinta l’Spd, che crolla dal 20,6 per cento del 2013 al 9,7 per cento. Ai socialdemocratici segue il Partito liberaldemocratico (Fdp) con il 5,1 per cento, appena al di sopra della soglia del 5 per cento che deve essere raggiunta per ottenere l’ingresso al parlamento di Monaco. La Sinistra si ferma, invece, al 3,2 per cento. Gli altri partiti che si sono presentati alle elezioni statali tenute in Baviera raggiungono complessivamente il 5,4 per cento. Su circa 9,5 milioni di elettori, il tasso di partecipazione avrebbe raggiunto il 72,5 per cento.
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La politica Ue “dei trucchi e dei rinvii” puo’ funzionare con il Regno Unito, non con l’Italia
15 ott 11:02 – (Agenzia Nova) – Mentre nel Regno Unito vi e’ chi sta cercando di mantenere il paese nel mercato unico dell’Unione europea nonostante il referendum del 2016 sulla Brexit, ironicamente tra Bruxelles e Roma e’ in corso una crisi politico-finanziaria che potrebbe portare l’Italia ad uscire dall’Eurozona. Lo sostiene sul quotidiano britannico “The Telegraph” Roger Bootle, presidente della societa’ di analisi macro-economiche Capital Economics.In particolare, Bootle ricorda come il principale obbiettivo dell’istituzione della moneta unica europea, una maggiore convergenza delle economie dei paesi aderenti, sia sostanzialmente fallito. Inoltre, l’adozione dell’euro ha provocato diversi problemi all’economia italiana. Venendo all’attuale braccio di ferro con la Commissione europea sulla Legge di bilancio italiana per il 2019 che il governo di Roma dovrebbe presentare oggi a Bruxelles, Bootle si dice convinto che le due posizioni siano inconciliabili e che si andra’ ad uno scontro frontale, evitabile solo se una delle parti fara’ marcia indietro. Tuttavia, avverte il presidente di Capital Economics, non ci si deve attendere che il confronto tra Commissione europea e Italia risolva ne’ questa settimana e neppure nel breve-medio periodo. Quando Bruxelles si e’ trovata ad affrontare questo tipo di crisi infatti, la sua politica e’ sempre stata quella di “imbrogliare le carte e rinviare”. Tuttavia, afferma Bootle, a differenza del passato questo caso con il tempo la situazione puo’ soltanto peggiorare. Se gia’ oggi l’Italia ha un problema di crescita, la situazione peggiorera’ alla prossima flessione dell’economia globale. “Non riesco proprio a immaginarmi”, scrive Bootle, “come il governo italiano possa essere disposto ad assistere pigramente mentre la sua debolissima crescita si tramuta in una recessione”. Per Bootle, “non sara’ affatto una di quelle brevi e divertenti opere liriche italiane, al contrario sara’ una tragedia comparabile alla lunga ed epica tragedia del Ciclo dell’Anello di Richard Wagner ed in conclusione ci sara’ la distruzione del Walhalla ed il Crepuscolo degli Dei”, ossia la fine dell’euro e dell’Ue.
Italia, per Monti il governo “dovra’ confrontarsi con la realta’” a causa della legge di bilancio
15 ott 11:02 – (Agenzia Nova) – A causa della legge di bilancio che oggi, 15 ottobre, il governo presentera’ all’esame della Commissione europea, gli italiani “dovranno confrontarsi con la realta’”. E’ quanto affermato da Mario Monti, presidente del Consiglio dal 2011 al 2013, durante un’intervista all’edizione domenicale del quotidiano tedesco “Die Welt”, pubblicata nella giornata di ieri, 14 ottobre. Secondo Monti, violando i parametri di bilancio europei con una finanziaria che aggrava il debito pubblico, il governo italiano “si privera’ dell’unica possibilita’, dell’unico strumento esistente che potrebbe aiutare” l’Italia nell’eventualita’ di una “crisi di stabilita’”. Per Monti, infatti, alla conclusione dell’allentamento quantitativo disposta dalla Banca centrale europea (Bce) alla fine di dicembre prossimo, ad aiutare l’Italia vi sara’ “soltanto” il meccanismo delle operazioni definitive monetarie (“outright monetary transactions, Omt), con cui la Bce acquista titoli di Stato. Tuttavia, “tale meccanismo si applica esclusivamente ai paesi che rispettano le regole dell’Ue”. Pertanto, ha aggiunto Monti, “anche questo governo, che non pare soddisfatto dal funzionamento del sistema finanziario internazionale, dovra’ prima o poi confrontarsi con la realta’”. Nel corso della sua intervista con “Die Welt”, Monti non ha soltanto messo in guardia l’Italia dalle conseguenze della nuova legge di bilancio, ma ha anche criticato la politica di austerita’ del governo tedesco. La rigidita’ delle misure di bilancio sostenute da Berlino e’ “contraria all’interesse delle future generazioni”. Pertanto, ha aggiunto Monti, la Germania dovrebbe “riconsiderare la sua severa politica sul debito e accettare modifiche al Patto di stabilita’” e crescita dell’Unione europea. In particolare, la nuova versione del Patto dovrebbe “abolire la flessibilita’” prevista dall’accordo attualmente in vigore ed “escludere gli investimenti pubblici dal calcolo del deficit”. In questo modo, ha concluso Monti, i paesi “del Nord” dell’Ue sarebbero “felici per l’abolizione della flessibilita’”, mentre i paesi del Sud sarebbero felici perche’ gli investimenti diverrebbero una fonte di deficit ammissibile”.
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