È scattata dal 1° ottobre la guerra alle auto diesel nel nostro Paese e la linea del fronte passa per il Nord Italia. Molti la definiscono guerra allo smog, ma è più probabilmente una strategia interna al settore automobilistico, perché lo stop ai veicoli diesel che è partito ieri in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, durerà fino al 31 marzo 2019 e coinvolgerà i motori Euro 3, Euro 2, 1 e 0 (compresi quelli a benzina delle medesime categorie).
In Emilia Romagna il divieto coinvolgerà anche i veicoli diesel Euro 4.
Complessivamente, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, su dati Aci, a partire da questa settimana, si dovranno fermare più di 3 milioni di mezzi nelle quattro regioni sopra menzionate.
Ovviamente, i divieti di circolazione per questi veicoli seguiranno delle regole, degli orari e delle precise condizioni. Lo stop alle auto diesel riguarda innanzitutto Comuni con più di 30 mila abitanti e generalmente in una fascia d’orario che va dalle 8,30 del mattino alle 18/19,30 serali.
In più, come ad esempio a Verona, i mezzi in questione potranno circolare comunque se il proprietario presenta un Isee (“Indicatore della situazione economica equivalente”, strumento che permette di misurare la condizione economica delle famiglie) pari o inferiore ai 16.700 euro e se ha un’età superiore ai 70 anni.
Da qui si evince chiaramente che la lotta allo smog sbandierata da tutti non è davvero tale e le deroghe sono molteplici.
Le vetture usate alimentate a gasolio, secondo i nuovi dati dell’Automobile club d’Italia diffusi a settembre, hanno riportato ad agosto un incremento mensile del 5,3% (+6% nei primi otto mesi dell’anno). In merito, è evidente ancora una volta come attualmente in Italia esista un parco circolante di circa 16.900.000 auto diesel che contrasta sensibilmente con le politiche di sostenibilità ambientale annunciate dalle città del Nord Italia.
Di fatto, il percorso di decarbonizzazione della mobilità privata e dei trasporti è comunque iniziato anche nel nostro Paese: nel 2020 il blocco degli Euro 4 sarà totale nelle quattro regioni del catino padano e dal 2025 scatterà in città anche il blocco degli Euro 5.
Un altro segnale interessante del progressivo orientamento dell’automobilista verso una mobilità a zero emissioni arriva dagli ultimi dati dell’Unrae, riferiti alle immatricolazioni di settembre.
In generale, le immatricolazioni di auto sono diminuite su base annua del 2,8% nei primi nove mesi del 2018.
“Il trimestre luglio-settembre chiude in calo del 6,9%, accentuando la persistente incertezza dei clienti verso la scelta dei prodotti e per lo scenario economico che si sta prospettando”, si legge in una nota dell’associazione.
Secondo Michele Crisci, Presidente dell’Associazione delle Case automobilistiche estere, oggi sono in corso delle vere e proprie “campagne di demonizzazione” delle auto a gasolio, che “stanno disorientando e impaurendo i clienti, anche alla luce dell’impatto sul valore residuo della propria vettura”.
Da un’analisi effettuata dal Centro Studi e Statistiche dell’associazione, infatti, “emerge che nelle tre principali città per numero di immatricolazioni annue, le vendite di autovetture diesel da parte dei clienti privati si stanno riducendo in modo considerevole”.
Negli 8 mesi di questo anno, nel comune di Milano la flessione delle immatricolazioni di auto diesel a privati è del 28,6%, a Roma del 22,3% e sale al 37,4% a Torino, a fronte di incrementi delle altre motorizzazioni. Nel totale Italia il calo delle vetture diesel tra i privati è del 15,8%.
Complessivamente, le motorizzazioni diesel nel mese di settembre hanno perso il 38,3% dei volumi, scendendo di 10 punti per fermarsi al 47,9% del totale mercato.
“Il percorso verso una mobilità a impatto zero per le persone e l’ambiente è già una strada segnata, occorre definirne e accompagnarne la transizione. In quanto tempo questo possa avvenire è nelle mani delle amministrazioni pubbliche centrali e locali che ne dovranno stabilire l’incisività”, ha spiegato Crisci in una nota ufficiale.
“Nel frattempo è necessario che sia avviato un processo virtuoso che consenta al nostro Paese di raggiungere gli obiettivi fissati dalle normative europee, senza penalizzare una motorizzazione rispetto a un’altra e attraverso l’adozione di misure efficaci di svecchiamento del parco e di realizzazione delle necessarie infrastrutture per la ricarica elettrica”.
Qui è evidente la preoccupazione più per gli effetti che la mobilità pulita potrebbe avere sull’intera industria automobilistica nazionale ed europea, che per i livelli di inquinamento elevatissimi delle nostre città e di interi territori (come nel cado della Val Padana), con un ragionamento del tipo: la riconversione alla produzione di veicoli green e a zero emissioni è troppo lenta, mal sostenuta ed incerta, nel frattempo ci sono investimenti e posti di lavoro da salvare.
Il percorso, però, come detto, verso la mobilità a zero emissioni è partito ormai. Riguardo il mercato immatricolazioni e della low carbon mobility italiana, c’è da sottolineare l’ottima performance delle auto ibride che, grazie a un aumento delle vendite del 28,2%, in settembre hanno superato le immatricolazioni di auto a Gpl, raggiungendo nel mese una quota del 6,1% (+ 2,5%), mentre nel cumulato (gennaio-settembre 2018) rappresentano il 4,3% del totale.
Per le vetture elettriche, invece, si tratta di un vero e proprio boom, con un incremento deciso del 168,7%, che a settembre porta il settore a rappresentare lo 0,4% di quota del mercato nazionale delle automobili (era lo 0,1% nel settembre del 2017).
A settembre, secondo i dati Unrae, si sono vendute 489 auto elettriche contro le 182 dell’anno passato. Nei primi nove mesi dell’anno, invece, il totale di auto 100% elettriche è salito a 3.588 (1.430 nel periodo gennaio-settembre del 2017).