C’è un senso per cui ogni news è “fake” in quanto è un’incompleta rappresentazione della verità. L’utile etichetta non è dunque la dichiarazione di un assoluto ma piuttosto di un giudizio su quanto si sia allontanata dal reale, su quanto sia fuorviante la distanza dal fatto concreto.
Quello illustrato dall’immagine qui sopra è uno dei molti “fake restauri” operati in Bulgaria con fondi Ue – 90 milioni di euro – in questo caso a un castello del 11° secolo. Si tratta della fortezza medioevale di Krakra, nei pressi di Pernik, “ritoccata” con pannelli di cemento polimerizzato per incoraggiare il “turismo sostenibile”.
Nell’anno 1004 la roccaforte spezzò un’invasione bizantina. Mille anni dopo non ha resistito alle attenzioni dello Stato bulgaro. Localmente è ora noto come il “castello di cartone”. Visto come anziché attirare i turisti li ha (comprensibilmente) respinti, la municipalità ha intenzione di smantellare le migliorie appena i termini per il finanziamento del progetto gli permetterà di agire, nel 2019.
“Un po’ di fasullo farà molto bene al turismo”, aveva risposto nel 2015 l’allora Ministro della Cultura bulgaro, Vezhdi Rashidov, a chi criticava i progetti. Non sembra essere andata così. “Questi ‘fake castles’ sono senza significato per la nostra attività”, ha detto un importante operatore turistico bulgaro, Dimitar Popov, a Balkan Insight, “Al meglio servono a far divertire le scolaresche”.
Uno studio dell’Istituto Nazionale di Statistica bulgaro indica che nel triennio 2013-2015, quando la maggior parte dei “nuovi” siti sono stati aperti, si è ridotta anziché aumentata la spesa per le attività culturali da parte dei visitatori stranieri nel Paese.
Ora però si rilancia. Arriverà quest’anno un’altra tranche di cento milioni di euro dall’Ue per assistere la Bulgaria nell’ulteriore modernizzazione delle sue rovine.