Riprende più forte di prima lo scontro fra Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,9% delle quote, e il fondo Elliott, che con una quota dell’8,4% ha spodestato dopo l’assemblea generale del 4 maggio scorso il gruppo francese dalla maggioranza in Cda, conquistando 10 membri su 15 nel board presieduto da Fulvio Conti, anche grazie al sostegno della Cdp, entrata nel capitale con una quota del 4,9%. Dopo il tonfo in borsa di due giorni fa, con il titolo Telecom Italia che veleggia poco sopra i 50 centesimi per azione (il 35% in meno rispetto alla quotazione del 4 maggio) Vivendi spara a zero contro Elliott in vista del cda del 10 settembre.
Vivendi, gestione Elliott fallimentare
“Il nuovo team di governance sta fallendo: la diffusione di voci (compresa la partenza del Ceo Amos Genish) provocano disfunzioni dannose per il buon funzionamento e i risultati di Tim”. Il socio francese in una nota si dice “profondamente preoccupato per la disastrosa gestione di Tim da quando ha preso il controllo del suo Consiglio di Amministrazione dopo l’Assemblea degli azionisti del 4 maggio”. Vivendi dice anche che “la performance del mercato azionario è drammatica: il prezzo delle azioni di Tim è calato del 35% circa dal 4 maggio 2018, ed è al suo livello più basso in cinque anni mentre nel suo documento di posizione del 9 aprile 2018, Elliott ha promesso il raddoppio del prezzo delle azioni nei prossimi due anni”.
Il socio francese, però, non fa proposte costruttive e non preannuncia azioni concrete ma ribadisce che, da maggiore azionista con il 24% delle azioni, “rimane convinto del significativo sviluppo di Tim potenziale”.
Al corso attuale di 52 centesimi per azione, la perdita potenziale di Vivendi in Tim supera 1,5 miliardi di euro, il che potrebbe spingere il gruppo francese a convocare una assemblea generale e tentare di riconquistare il timone in Consiglio, come si vocifera già da qualche mese.
Fulvio Conti ‘Accuse infondate di Vivendi’
L’attacco di Vivendi ha suscitato la reazione stizzita del presidente di Tim Fulvio Conti, che in una nota di Tim esprime “profondo rammarico per le accuse infondate di Vivendi”, aggiungendo che “il Cda sin dalla sua nomina e nella sua interezza è stato ed è tuttora al lavoro per attuare il Piano Strategico, elaborato dalla stessa Vivendi durante la sua gestione”.
“Ricordiamo che l’azienda TIM rappresenta una quota rilevante dell’economia italiane con circa 50mila dipendenti, oltre 40 milioni di accessi tra fisso e mobile e, come dimostrato dei risultati del primo semestre 2018, in grado di fronteggiare l’evoluzione dei mercati e la concorrenza. Paradossale per Vivendi – conclude la nota – è l’effetto di una concentrazione negativa di elementi, provenienti da oltralpe, che hanno riflessi sul corso di Borsa di Tim”.
Congiura francese?
Implicito nella nota di Tim il riferimento a due elementi di matrice francese che, secondo gli analisti, stanno penalizzando il corso del titolo, vale a dire la performance dell’operatore low cost Iliad – che dopo aver contribuito al tonfo in borsa di Tim due giorni fa con l’annuncio di 1,5 milioni di clienti oggi ha annunciato il traguardo di 2 milioni di clienti dal suo sbarco in Italia lo scorso 29 maggio – e il taglio del rating della compagnia italiana di Exane Bnp Paribas, il broker che due giorni fa ha abbassato il prezzo obiettivo dell’azienda da 60 a 0,38 centesimi.
“Non commento mai le vicende di una società quotata e tanto meno di una importante come Tim nella quale sono anche consigliere di amministrazione. Certo, quello che posso dire, è che è molto singolare che in due giorni un broker francese attacchi Telecom e con tesi fantasiose, una ricerca ridicola e riveda il proprio target price al ribasso del 30%, dopo che il titolo aveva già perso il 30-40% per fattori chiaramente esogeni, che poi un concorrente sempre francese che ha investito solo qualche milione di euro diffonda trionfalmente risultati in Italia senza che nessuno possa verificare il vero grado di penetrazione e di efficienza del ‘last comer’ e che infine un azionista rilevante, sempre francese, ritenga di rendere pubbliche proprie soggettive valutazioni sul titolo e sulla governance della società”. E’ quanto il consigliere di Telecom Italia, Massimo Ferrari, a margine dell’Infastructure Day di Borsa Italiana.
“In tutto il mondo ed in particolare in Italia, i commenti sul funzionamento della governance, se ci sono, si fanno nelle sedi opportune, ovvero nei consigli di amministrazione e, a mia memoria, non ne ho ascoltato nessuno sino ad oggi. La verità – ha aggiunto – è che le aziende debbono essere gestite dal management con decisioni assunte nell’ambito di piani industriali approvati dal board. Il management è responsabile di assumere e implementare le decisioni nell’interesse della società e di tutti gli stakeholder. Tim non ha bisogno di chiacchiere, ma di fatti: decisioni importanti ed execution”.
Le voci sull’ad Amos Genish
Resta il fatto che la posizione di Amos Genish secondo diversi osservatori è in bilico. Un banco di prova sarà certamente il prossimo Cda, in programma lunedì 10 settembre per fissare la strategia aziendale in vista dell’asta 5G.
Secondo Bloomberg, Elliott non sarebbe soddisfatta dell’operatoro di Genish, che in passato ha attaccato alcuni consiglieri (senza fare nomi) e che inoltre si sarebbe opposto negli ultimi mesi alla cessione della quota detenuta nella società delle torri in Inwit e allo spin off della rete, difendendo la proposta di separazione senza cedere il controllo di NetCo.
Inoltre, sempre secondo Bloomberg, Vivendi sarebbe più interessata a riprendere il controllo del Cda rispetto alla difesa dell’amministratore delegato, che peraltro due giorni fa ha acquisito un milione di azioni al prezzo di 0,52 centesimi.
Nel frattempo, l’Agcom si è presa altri tre mesi per concludere l’analisi sulla proposta di separazione della rete Tim.
Ugliarolo (Uilcom-Uil) ‘Subito un cambio di passo’
Infine, oggi l’intervento di Salvo Ugliarolo, Segretario Generale della Uilcom-Uil, che in una nota lancia un forte appello ai vertici aziendali e chiede un cambio di passo necessario per il primo operatore del paese, a partire dall’implementazione del piano industriale DigiTIM. “E’ inaccettabile che dopo molteplici cambi di AD avvenuti in tempi ravvicinati, significative variazioni societarie, ulteriori sacrifici dei lavoratori permanga una situazione che di fatto si ripercuote in questo modo sul Gruppo TIM, tra l’altro sotto pesante attacco commerciale da parte del nuovo operatore Iliad, su cui recentemente abbiamo sollevato dubbi sul modo di procedere nel nostro Paese, invitando anche in questo caso, il Governo di verificare”.
Rinnovata inoltre al ministro Di Maio, che ha la delega sulle Telecomunicazioni, la richiesta di un incontro urgente “con le parti sociali confederali per capire come intenda procedere in merito alla rete trasmissiva di Tim, con la quale circa 50 milioni di italiani comunicano”. Tanto più che per ora l’ingresso voluto dal Governo di Cdp nell’azionariato, non ha inciso sull’azienda, che ha circa 30mila dipendenti in contratto di solidarietà dopo l’accordo siglato il 12 giugno.